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Si ferma il rialzo dei tassi e il Nasdaq respira.

Di nuovo vendite ieri sera sul tech, col Nasdaq 100 in calo del 2.92% e l’S&P 500 di un molto meno drammatico -0.54%. La  seduta ha sancito l’entrata ufficiale in correzione (intesa come un -10% dai massimi) del Nasdaq 100  con un -11% dalla chiusura del 12 febbraio a quella di ieri sera. La cosa  non sarebbe nemmeno così sensazionale, per un indice così volatile.  Non a caso abbiamo  avuto altre 2 correzioni a settembre (-14%) e ottobre (-10.2%). La peculiarità è che questa avviene praticamente in solitudine: Nel  medesimo periodo di tempo l’S&P 500 ha maturato un -3%,  mentre il Dow Jones ha segnato i massimi nel durante ieri, e il  Dow transportation ha proprio chiuso sui massimi storici.
Un altra buona misura della forza della rotazione settoriale la da  il confronto tra l’S&P 500 e la  sua copia “equal weighted”, ovvero l’indice ottenuto dando a tutti i titoli lo stesso peso. Questo paragone andava di gran  moda a fine 2019 e nel  corso dell’anno scorso, a mettere in mostra l’outperformance delle large cap  tech,  e  indicare che il rally si “assottigliava”, ovvero era trainato da un numero sempre  più  ridotto di titoli (solitamente segnale di debolezza).
Come si nota dal grafico, recentemente sta succedendo l’opposto, con le large caps che zavorrano l’indice, e la performance del  resto dei titoli che va a compensare. I 15 punti di outperformance del S&P 500 sul  suo omologo equal weight accumulati tra settembre 2019 e settembre 2020 sono stati quasi cancellati.

Stupisce poco scoprire che a ieri l’indice FAANG aveva perso il 16% dai massimi.

L’1.60% però si è dimostrato ancora una barriera difficile da superare per  il 10 anni Treasury. Con l’apertura asiatica i rendimenti USA hanno preso a correggere,e il Dollaro ha perso un po’ di baldanza. Il  China complex ha però continuato a zavorrare la parte emergente dell’area asiatica, con una performance davvero terribile. Basti pensare che a un’ora dall’apertura gli indici locali perdevano già praticamente il  3%. A quel punto sono circolate indiscrezioni che i veicoli statali erano al lavoro per supportare il mercato. Ma gli effetti di questi rumors, fondati o meno che fossero, sono evaporati in corso di seduta, e le “A”  shares hanno archiviato ancora una seduta pesante, anche se i minimi della mattina non sono più  stati ritestati. Meglio le “H” shares, e marginali guadagni per lo Hang Seng.
*CHINA STATE FUNDS SAID TO BUY STOCKS AFTER PLUNGE ESCALATED
*CHINA CSI 300 INDEX ERASES EARLIER LOSS ON STATE FUNDS BUYING:

Difficile dire cosa ci sia dietro questa subitanea debolezza dell’azionario cinese, al  di la  dell’impressione che le  autorità abbiano deliberatamente voluto sgonfiare un po’ il mercato, prima parlando apertamente di bolle globali, e poi sottolineando la necessità  di contenere gli eccessi e i rischi per la stabilità del sistema nel National People’s Congress.
In ordine sparso le altre piazze (positive Mumbai e Sydney, negative Seul e Jakarta).  In ogni caso la pessima vena dell’azionario cinese ha gravato sul  sentiment dell’area.
Sul fronte contagi, la situazione non è granchè cambiata. I paesi anglosassoni continuano a fare bene. UK tornata ai livelli di settembre, in US si parla attivamente di nuove regole che garantiscono maggiore libertà di movimento per i vaccinati.

In Europa la situazione resta faticosamente sotto controllo nelle principali economie, e anche in Italia si comincia a vedere un potenziale rallentamento degli incrementi, anche se conviene di aspettare i prossimi giorni per vedere se effettivamente i numeri smettono di crescere rispetto alla scorsa settimana. Nel frattempo,  anche da noi Astra Zeneca è stato approvato anche per  i pazienti over 65. Insomma, ovunque l’iniziale limitazione alle età  avanzate è stata tolta. Il danno alla reputazione del vaccino resta, ma almeno la somministrazione dovrebbe diventare più agevole, visto che le limitazioni creavano problemi logistici, dal momento che gran parte dei candidati non potevano assumerlo. Citi ha elaborato, sulla base delle info disponibili, una schedule delle consegne all’EU di vaccini, per trimestre, dove si indica che entro  il  secondo trimestre l’EU dovrebbe ricevere (60+273) 333 milioni di dosi, atte a vaccinare il 61% della popolazione.


Secondo gli analisti, se  J&J inizia a distribuire a Q1 e Curevac a Q2, c’è anche margine di miglioramento. Purtroppo, sembra di capire che anche con Johnson & Johnson ci saranno problemi di consegna. Questo  pezzo del Sole di qualche giorno fa spiega bene come mai la gestione dei vaccini da parte dell’Europa è stata così deludente ( link ).

Riguardo il pacchetto di stimolo, il  voto  alla House of Reps è stato rinviato a  domani. Non vi è incertezza sull’esito, e il provvedimento dovrebbe arrivare alla firma di Biden in tempo per prorogare la PUA (Pandemic Unemployment Assistance) che scade il 14 Marzo. Gli assegni agli americani, che sono la misura di impatto più immediato su reddito disponibile, consumi e borse, dovrebbero arrivare tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Come osservato ieri, è assai probabile che, archiviato questo pacchetto, la  Casa  Bianca inizi immediatamente a delineare un piano di investimento in infrastrutture, come dichiarato qualche settimana fa ( link ).

L’apertura europea ha visto i principali indici reagire moderatamente alla negatività sviluppatasi a Wall Street ieri sera, in parte perchè nel frattempo i futures avevano recuperato in nottata, nonostante la debolezza della Cina. In ogni caso la resilienza dell’azionario continentale di fronte alla volatilità  USA in questa fase è notevole, come mostrano anche gli indici di volatilità implicita, con il  V2X (Eurostoxx 50) oltre il  10% sotto  il  VIX (S&P 500). Ieri la chiusura è stata 20.9 per il primo  vs 25.4 per il secondo
La fase di incertezza è durata poco però e dopo la prima ora l’azionario EU aveva già  accumulato qualche progresso. Il quadro settoriale era cambiato però, rispetto a ieri. Il movimento correttivo sui rendimenti USA, e quello, conseguente, del Dollaro, hanno prodotto prese di beneficio sul settore bancario, mentre l’assestamento di petrolio e rame hanno favorito quelle sul settore risorse. Qualche vendita anche sul settore auto,  mentre  alla fine, incoraggiata dal rimbalzo dei future sul Nasdaq, la tecnologia  ha trovato sollievo, insieme ad altri settori sensibili ai tassi come telecoms, utilities, media e pharma.
Sul fronte macro, la bilancia commerciale tedesca ha mostrato una sorprendente tenuta delle esportazioni (+1.4%) e un bruco calo dell’import (-4.7). A stupire è il primo numero, mentre il secondo porta bene i segni del calo della domanda interna tedesca per i lockdown. Verso UK, si notano bene i danni della brexit, con un -29% di esportazioni tedesche verso UK, e un -56.2% di importazioni da UK. Meglio delle attese la produzione industriale italiana di gennaio.
La  mattinata  si è  incanalata in Europa in una price action tranquilla. C’erano da digerire  i forti rialzi di ieri. I rendimento hanno mostrato la tendenza a calare, insieme con gli spreads.
Nella tarda mattinata EU, è  stato pubblicato anche lo  small business optimism USA NFIB di febbraio, che è salito, ma meno delle attese ( 95.8 da 95 e vs attese per 97). Però, più della metà  dei piccoli imprenditori ha dichiarato di aver assunto, o cercato di assumere senza trovare il candidato giusto, il mese scorso ( link ). A proposito di assunzioni, è interessante notare che la Fed di S.Francisco ha stimato che senza l’effetto clima (le  tempeste di neve) i posti di lavoro creati a febbraio sarebbero stati 100.000 in più ( link ).
Il pomeriggio è vissuto sull’apertura di Wall Street. La piazza USA ha aperto in guadagno ed ha accelerato nella prima parte di seduta, trainata da un Nasdaq incoraggiato dai tassi in calo a rimbalzare come si deve.
Calo dei rendimenti a parte, dietro la forza del Nasdaq si possono individuare 2 fattori, a mio parere:
** un ipervenduto rilevante, con molti dei nomi più noti in calo di 30/40% dai massimi
** la prospettiva dell’arrivo di altri mezzi finanziari al retail,  ovvero  gli assegni, parte dei quali prenderà di sicuro la direzione della borsa.
La reazione dell’azionario EU c’è stata, ma è stata tiepida. D’altronde gli indici avevano strappato già ieri, e poi i settori bancario e risorse naturali, che ne hanno garantito la  resilienza nei giorni in cui il Nasdaq calava, oggi chiudevano il gruppo. Così  i progressi sono meno brillanti di quelli USA, ma l’aspetto positivo è che i quadri tecnici illustrati nel pezzo di ieri ( link ) hanno ottenuto una validazione dalla prosecuzione dei rialzi.
Il resto del quadro vede i rendimenti in calo, insieme con lo  spread, il Dollaro in assestamento,  cosa  di cui si avvantaggiano alla grande i metalli preziosi, ma non le  altre commodity, oil e rame in primis. Bene Bitcoin.
Wall Street ha avuto un piccolo sussulto prima dell’asta del 3 anni treasury (58 bln $) prevista per  le  19 italiane, la  prima di una serie che continua domani con 38 bln di 10 anni e giovedì con 24 di 30 anni. La domanda è  stata  buona e i bonds emessi mezzo bp  di rendimento  sotto  i livelli del  secondario. Così gli animi si sono  rilassati. Vediamo se stasera i guadagni giungono intqtti alla campana. Certo è che l’arrivo del pacchetto fiscale  è un bel supporto.