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Lieve consolidamento dell’azionario globale alla vigilia del week end.

Rarissima giornata senza record, quella di ieri sera a Wall Street. Ci avevano provato, gli indici a portarsi in positivo per fare il quarto record di seguito. Ma la festa è  stata  schiattata  dalla Fed, che ha dichiarato che ridurrà  l’importo dei repo di 5 bln $ la prossima settimana, e di altri 5 quella che inizia il 3 marzo. Il FOMC avrà  pensato che questo mercato al momento non sembra bisognoso di supporto extra. Ovviamente alla bisogna possono ripensarci.
La reazione degli indici è  stata  comunque composta: l’S&P ha cancellato i modesti guadagni, andando a chiudere con un -0.16%.
La performance del mercato  risulta ancora più resiliente, se si tiene conto che ieri la  querelle USA – Huawei ha aggiunto un nuovo capitolo, con l’accusa di “criminalità  organizzata e furto di segreti industriali rivolta al  produttore cinese dal USTR. Inoltre, Cisco ha lasciato sul terreno oltre il 5% causa una trimestrale brutta.

La  seduta asiatica non si è lasciata scomporre più  di tanto. I principali indici mostrano performance contrastate, con il China Complex,  Sydney e Seul in guadagno, e Tokyo, Mumbai e Jakarta correttive. I numeri sul virus sono stati nuovamente gonfiati dal cambio di metodologia, ma depurati dagli infettati diagnosticati tramite il nuovo metodo, conservano la tendenza a scemare in Cina. Non solo, ma poco più di 100 mosti sono stati derubricati in seguito a “doppio conteggio”. Non è che tutte queste modifiche facciano molto per alimentare la fiducia nei numeri ufficiali, ma tant’è, su questi dobbiamo basarci, e questi indicano che il numero di contagi sta calando  stabilmente da inizio Febbraio, mentre all’estero la  situazione resta al momento contenuta,  anche se i casi aumentano.

Il punto importante, a mio modo di vedere, restano i costi, per l’economia di quest’azione di contenimento. Su questo fronte, il newsflow resta frammentario, ma l’indicazione è di un livello di attività economica assai ridotto. Gli indici elaborati da Tom Tom continuano a mostrare, nelle  ore  di punta, livelli di congestionamento del traffico per Pechino ( link ) e Shanghai ( link ) del 60/70% inferiori al solito nelle ore di punta, senza indicare significativi recuperi.
Dopo il warning di Ali Baba di ieri, oggi  sono arrivati quelli di Renault, e FCA, che ha comunicato la sospensione di attività  in una fabbrica nell’est europeo, a  causa di mancanza di componenti. Mi chiedo onestamente quanti annunci simili a questi arriveranno nei prossimi giorni. Un altro motivo di preoccupazione è l’occupazione.  Il South China morning Post ha scritto un pezzo sull’argomento, in cui rivela che il  Presidente Cinese ha dato ordine alle amministrazioni locali di sostenere l’occupazione in ogni modo.  Mi pare un proposito più facile a dirsi che a farsi,anche per le  onnipotenti Autorità cinesi.
In un altra comunicazione, la  China Banking and Insurance Regulatory Commission ha annunciato che i loan che vanno in default a causa del Coronavirus godranno di un periodo di grazia, in cui non saranno inseriti nel monte dei non performing loans. Sarei curioso di sapere su che base verrà fatta la distinzione. A parte ciò, le  banche cinesi sono tradizionalmente già poco diligenti nel mettere a sofferenza i crediti inesigibili. Ora hanno anche il beneplacito dell’autority.
Infine, un grafico che non ha bisogno di molti commenti.


Senza giungere a questi estremi (il grosso dei visitatori di Hong Kong viene proprio dalla Cina) è probabile che molti paesi dell’area, che fanno grosso affidamento sul turismo, per crescita e afflussi di valuta privata, stiano sperimentando grossi cali.

Ovviamente queste notizie arrivano alla spicciolata. Le autorità in Cina e altrove non hanno alcun interesse a generare panico nel pubblico e sui mercati. E le aziende, a  ben vedere, nemmeno. La reporting season del primo trimestre, quella che vedrà  l’impatto dell’epidemia, è ancora distante mesi, e comunque la  visibilità è poca, per cui i vari CEO si limitano ad avvisare che ci sarà impatto e che l’epidemia è un rischio, ma senza andare nel dettaglio.
Anche gli  aggiustamenti delle stime operati dagli economisti, con le  loro frazioni di punto di taglio,  mi sembrano francamente coerenti con un “best case scenario” che non riflette la possibilità  che l’attività in Cina e in alcuni settori resti depressa a lungo, e men che meno la  possibilità  che l’infezione riacceleri o nascano dei significativi focolai “non cinesi”. I paragoni che circolano sono con altri tipi di catastrofi (uragani, terremoti,  la  Sars),  e  ovunque circola  la  convinzione che l’attività rimbalzerà violentemente una volta superato il  problema. Si tratta di un calcolo velleitario, a  mio parere, perchè nessuno ha veramente idea di quanto  durerà  il confronto con l’infezione e con le misure per contenerla. La ripartenza di certe attività  potrebbe davvero essere lentissima.
In tutto questo, l’azionario dei paesi industrializzati resta focalizzato sul rally della tecnologia,  sulle crescenti risorse destinate ad investimenti “ESG eligible” etc, e, come abbiamo visto ieri, i dip vengono comprati immediatamente.

L’apertura europea  è  avvenuta con un mood moderatamente costruttivo.
Sul fronte macro, il  GDP tedesco del  quarto trimestre ha evitato la contrazione, ma  ha mostrato stagnazione (0.0% da prec 0.0% e vs attese per 0.1%). La nota conferma che i consumi hanno sottoperformato, e che gli investimenti fissi sono stati deboli, mentre il contributo positivo è venuto dalle costruzioni e dalle  scorte.
In mattinata anche il  GDP Eurozone Q4 è  uscito debole (0.1% in linea con le attese), come indicavano i dati nazionali. Le recenti survey di attività lasciano intendere un rimbalzo dell’attività nel primo trimestre. Ovviamente con il Coronavirus di mezzo lo  scenario è assai più incerto.

Siamo così approdati al  primo pomeriggio, con gli indici Eurozone in modesto progresso, i bonds però  sostenuti (anche se i tentennamento del Governo hanno levato forza al BTP, dopo 2 sedute da incorniciare), e l’€ sempre in discesa, mentre i beni rifugio continuano a mostrare resilienza nonostante il risk appetite (l’oro in € ha superato 1.550 € oncia)

Oggi i dati erano di un certo peso in US:
** le retail sales  di Gennaio non hanno impressionato. Il dato “control group è uscito invariato vs attese per +0.3% e con  revisione al  ribasso del mese di Dicembre. Se notiamo che il bel tempo ha gonfiato le vendite di cibo e materiali per costruzione, il report risulta ancora più mediocre.
** la debolezza della produzione industriale (+0.2% da prec -0.4% e vs attese per -0.2%) ha visto invece il bel tempo sottrarre, attraverso il calo di produzione delle utilities. Non brillante quindi, ma meglio di quanto sembri a prima vista.
In generale dati che mostrano in particolare un consumatore USA che da segnali di qualche fatica. Anche qui il quadro può subire impatto dal Coronavirus. Naturalmente, sui consumi USA non dovrebbe essere preoccupante quanto sul  manifatturiero EU. Ma dubito che sarà positivo.

Ci ha provato, Wall Street, a scendere, poco dopo l’apertura. Ma i compratori di unicorni sono rapidamente ricomparsi (Fang index +0.8%) e così gli indici generali oscillano ancora attorno alla parità. La tenuta risulta ancora più notevole se si pensa che lunedì è festa in US e quindi questo per gli operatori americani è un week end lungo. Ma eventualmente per le prese di beneficio c’è ancora tempo.

Qualcosa di lontanamente simile alle prese di beneficio si è visto  sugli indici europei, che hanno cancellato i modesti guadagni per chiudere invariati o poco sotto. Sempre debole il MSCI Emergenti che dopo il tonfo solitario di ieri ha cancellato il timido rimbalzo odierno in chiusura.
In generale  calo i rendimenti, eccetto  il BTP che soffre le ipotesi di Renzi su sfiducia a Bonafede e governi alternativi (Gualtieri/Draghi).
Neanche oggi l’€ ce l’ha fatta  a  rimbalzare,  mentre il petrolio chiude in progresso ma avendo dilapidato il grosso dei guadagni, e il rame scende.
Vediamo cosa ci porta in dote il week end.