Seleziona una pagina

Le solite indiscrezioni anonime da Francoforte animano una seduta altrimenti tranquilla.

Ieri sera poi un recupero finale ha ridotto a un’inezia (-0.06%) la perdita dell’S&P 500. E’ appena seconda seduta di calo delle ultime 13, il che la dice lunga sulla recente regolarità del mercato azionario USA. Difficile trovare motivi specifici del recupero finale. Oltre a ulteriori commenti costruttivi di Mnuchin, sono circolate indiscrezioni che Trump e Xi potrebbero incontrarsi per la firma a latere del G-20 a Osaka. Mancando ancora oltre 2 mesi, direi che possiamo evitare di eccitarci più di tanto.

Personalmente, ho trovato interessante, anche se privo di implicazioni immediate su Wall Street, il discorso del Presidente della FED di Chicago Evans alla  New York Association for Business Economics. Evans ha dichiarato che l’economia USA è ben messa, e che si attende che i tassi stiano fermi fino ad autunno 2020, un periodo piuttosto lungo. Ha però aggiunto che l’obiettivo FED dovrebbe essere considerato più simmetrico, e che il FOMC dovrebbe perseguire un inflazione moderatamente superiore al 2% per metà del tempo. L’argomento è stato sostanzialmente ripreso dal Presidente della Fed di Boston Rosengren in occasione di un intervento al Davidson College. Secondo Rosengren la Fed deve considerare che la tenuta del limite inferiore del range inflattivo è più difficoltosa. Dal momento che è inevitabile che durante le recessioni l’inflazione scenda significativamente sotto il target, la Fed dovrebbe cercare di mantenerla sopra al target nei periodi di crescita robusta, in modo aver maggior margine di manovra in caso di una nuova recessione. Evans e Rosengren sono membri votanti quest’anno. Il fatto che entrambi accennino al fatto che il FOMC deve usare maggiore tolleranza per temporanei sforamenti al rialzo de target di inflazione lascia intendere che questa visione si sta affermando all’interno del Committee. In una fase in cui l’inflazione è tranquilla (se non fiacca) e la Fed ha già chiarito che sarà paziente, le implicazioni immediate per i mercati sono modeste. Dovesse il quadro inflattivo accendersi, sembra sensato attendersi che la Fed eviti reazioni precipitose e aggressive. Ciò dovrebbe impattare positivamente sui rendimenti della parte lunga della curva, e negativamente sulla divisa. In generale mi pare che sia un altra indicazione che i rendimenti sono eccessivamente bassi, in questa fase

La seduta asiatica ha avuto un buon tono, favorito dal balzo dell’azionario cinese (A shares +2.4%), che ha recuperato, con gli interessi,la discesa di ieri pomeriggio. Shanghai ha chiuso sui massimi da oltre 12 mesi, superando di poco il precedente massimo dell’anno, segnato il 4 aprile. A guidare il movimento, il settore bancario, dopo che la PBOC ha ripreso le iniezioni di liquidità via reverse repo. I media sostengono che ciò ha rassicurato gli operatori sul fatto che le autorità non intendono inasprire le condizioni monetarie. Come osservato ieri ( link ) ho i miei dubbi che vi sia quest’intenzione. Certo, nel breve non avremo altre mosse eclatanti, come i tagli aggressivi alla riserva obbligatoria e lo schema di ricapitalizzazione bancaria attraverso emissione di perpetuals.
Oggi era prevista la pubblicazione dei prezzi delle case di marzo. Nelle 70 principali città cinesi il prezzo medio è salito dello 0.6%, in accelerazione rispetto al +0.5% di febbraio, grazie agli aumenti registrati nelle città di secondo e terzo livello. I prezzi sono calati in appena 10 città su 70. Visto che recentemente l’immobiliare aveva dato qualche segnale di fatica, questi numeri hanno offerto un marginale supporto al sentiment. Domani abbiamo i dati macro di marzo e il GDP del primo trimestre, ultimo tassello che manca per sostenere che l’economia cinese entra nel secondo trimestre in accelerazione. Il resto degli indici dell’area si è ordinatamente accodato mostrando performance comprese tra il + 0.25% del Nikkey e il +0.8% di Mumbai (le “H” shares hanno guadagnato l’1.6% e Hong Kong l’1.1%).

La seduta europea è cominciata quindi con un tono moderatamente costruttivo, gli occhi puntati sullo Zew tedesco di aprile. Sorprenderà pochi la circostanza che la survey di analisti ha visto un assestamento della componente coincidente (da 11.1 a 5.5 vs attese per 8.5) ma un ulteriore miglioramento delle aspettative (3.1 da  prec -3.6 e vs attese per 0.5). Era da un anno che l’indice delle aspettative non saliva sopra zero.
Naturalmente il mercato ha gradito. Sembrava un altra mattina assai tranquilla, quando le solite fonti anonime ECB hanno provveduto a fornire un po’ di movimento. Poco dopo le 11 questa headline ha fatto la sua comparsa su Bloomberg: SEVERAL ECB POLICYMAKERS DOUBT PROJECTIONS FOR GROWTH REBOUND IN H2, SOME EVEN QUESTION ACCURACY OF FORECASTING MODELS: SOURCES.
Più che il modello previsionale, mi pare sbagliato l’ambito di applicazione. I membri dello staff farebbero prima a modellare l’economia cinese, visto che, a mio modo di vedere, sia l’accelerazione del 2016/17 che la frenata del 2018 del colosso asiatico si sono riflesse quasi perfettamente nell’economia Eurozone, e potremmo assistere a breve ad un nuovo swing.
Comunque sia, indiscrezioni di una crisi di confidence latente tra le file del Governing Council hanno avuto un moderato impatto sui tassi, divisa e azionario.
L’effetto sullo spread è stato esaltato dal circolare sui media delle dichiarazioni dell’ ufficio studi Bankitalia, secondo il quale il deficit nel 2020, in assenza del rialzo dell’IVA (o di altre misure compensative per evitarne l’aumento) salirà al 3.4%. E’ il segreto di Pulcinella, ma è anche un reminder che la situazione delle finanze pubbliche italiane non è delle più chiare.
Sta di fatto che il decennale italiano è stato nuovamente bersagliato sul future e lo spread ha allargato di quasi 10 bp nello spazio di un’ora. Il culmine è stato raggiunto alla comparsa di altre indiscrezioni, secondo cui i membri in generale non sarebbero propensi ad adottare un tiering dei tassi di deposito (*ECB OFFICIALS ARE SAID TO LACK ENTHUSIASM FOR SUB-ZERO TIERING).
Dopo la sorpresa iniziale, lo scarso entusiasmo per il tiering ha levato supporto al bund (evidentemente i nostri eroi non hanno intenzione di abbassare ulteriormente il tasso depo?), e così la reazione si è attenuata anche altrove: le banche hanno ripreso forza, l’azionario generale le ha seguite, e il BTP ha ritrovato supporto, anche se a fine giornata i rendimenti chiuderanno comunque in moderato rialzo.

Nel primo pomeriggio, dati contrastanti in US. La produzione industriale di marzo ha marginalmente deluso (-0.1% da prec +0.1% e vs attese per +0.2%). Il sentiment dei Homebuilders ha recuperato ulteriormente (63 da 62 e in linea con le attese. La ripresa dal 56 staccato a dicembre continua.
Wall Street è partita forte, galvanizzata dalle trimestrali di Netflix e Johnson & Johnson (più tiepida l’accoglienza di quelle di Bank of America e IBM), ma nel corso del pomeriggio ha perso un po’ di forza. Non che gli indici Eurozone si siano impressionati più di tanto. L’Eurostoxx 50 ha chiuso in progresso, la quinta a fila, e la undicesima su 13 come per l’S&P 500 ieri. Ancora sugli scudi il settore bancario mentre i difensivi come Utilities e Telecoms hanno perso terreno.
Una brutta chiusura del bund, che era stato in guadagno per il grosso della seduta, ha lasciato invariato lo spread. Sui cambi, un moderato arretramento della sterlina è l’unico movimento degno di nota, mentre l’€ chiude sotto 1.13  ma in calo solo marginale.
Wall Street sembra far fatica a mantenersi in positivo, ma in questo periodo i recuperi finali sono all’ordine del giorno.
Domani apriamo con la pubblicazione dei dati cinesi, e continuiamo con i trade balance di Febbraio in Eurosone e US. Infine, sarà interessante sentire se i membri Fed Harker, Bullard e Logan confermeranno quanto dichiarato da Rosengren e Evans in fatto di target di inflazione.