Wall Street, ieri sera, ha finito con il patire la comunicazione confusionaria dell’ Amministrazione USA (ammorbidiamo la stance – no, non lo facciamo), lasciando sul terreno lo 0.85% (-1.7% dai massimi di seduta). Anche i nuovi massimi in chiusura del Dollar Index, con una salita dello 0.65% hanno portato un po’ di disturbo.
La chiusura più bassa dal 29 maggio per l’S&P 500 non era certo un buon viatico per la seduta asiatica, e cosi oggi dobbiamo prendere atto di un’altra seduta negativa per l’area, anche se a scendere con convinzione sono state principalmente Shanghai e Seul.
Per le “A” shares è stata la dodicesima seduta negativa su 15, e la chiusura rappresenta il minimo da 24 mesi. Questo per dare l’idea dell’ammontare di pessimismo nei confronti degli asset cinesi, non bastasse l’ammontare di paralleli con il 2015, e l’allarmismo sulla svalutazione dello Yuan che già traboccano dai media finanziari. Come noto, ritengo che su questi livelli il mercato prezzi un bel po’ di bad news, e in assenza di un marcato peggioramento delle frizioni mi aspetto sollievo a breve, ma, ammesso e non concesso che la mia idea abbia fortuna, il timing è un terno al lotto.
L’apertura europea ha visto un iniziale tentativo degli indici di assorbire il calo di Wall Street ieri sera, principalmente grazie all’ € debole. Ancora una buona partenza per la carta italiana nel giorno dell’asta. Eventualmente, le indiscrezioni di Repubblica sulla bozza della legge di Bilancio, con l’ipotesi di rinvio di reddito di cittadinanza e flat tax per assenza di coperture, e la richiesta di uno 0.5% di flessibilità sul deficit, ha forse aiutato un po’. Anche il pezzo del FT recante la disponibilità di Tsipras a collaborare con la Merkel ha forse offerto supporto al sentiment. Sul fronte macro, scarse sorprese dal CPI flash tedesco e spagnolo di Giugno, mentre quello italiano ha accelerato oltre attese.
Alle 11, la domanda all’asta BTP italiana ha un po’ deluso, e sul secondario la carta ha ceduto terreno passando in negativo. Personalmente, mi do questa spiegazione: visti i chiari di luna, gli specialist e la street avevano preparato attentamente l’asta, contando di giungerci belli scarichi per poter assorbire bene l’offerta. Ma il brusco rimbalzo di ieri li ha causato un po’ di ricoperture e cosi l’asta, giunta al culmine di un rimbalzo di quasi 2 figure sul 10 anni, ha trovato una domanda fiacca. A favore di questa ricostruzione tecnica vi è che successivamente la carta ha recuperato interamente il calo, nonostante il marcato peggioramento del sentiment sui risk asset.
Già, perchè nel frattempo, complice un rimbalzo dell’€ e la sofferenza dei settori auto e semiconduttori per alcune single stories (profit warning di Osram per domanda componentistica in calo), l’azionario europeo era tornato ad accumulare perdite significative.
Nel pomeriggio, dati misti in US. La terza revisione del GDP US del primo trimestre ha tolto uno 0.2% al dato finale (+2% annualizzato), ma le scorte contano per metà del calo mentre la revisione al ribasso del consumer spending è bilanciata da aumento degli investimenti. Nulla di preoccupate e comunque le previsioni per il secondo trimestre superano il 3% annualizzato. Il Kansas Fed Manufacturing index è invece calato meno delle attese (28 da 29 e vs attese per 26).
Il quadro del manifatturiero USA è ben riassunto da Bloomberg, che mostra come la media delle survey regionali si collochi sui massimi da oltre 10 anni.
Wall Street non ha trovato ispirazione da questi dati, e la sua partenza tiepida ha concesso all’azionario continentale di mettere ben poco spazio tra i minimi di seduta e la chiusura. Le scarse news dal summit europeo costituiscono forse un ulterirore motivo di stress per gli indici (vedi la sottoperformance del Dax). Infine, alcuni parlano del “position squaring” di fine semestre.
Se non altro, i rendimenti core sono rimasti stabili, mentre l’Italia porta a casa, in una giornata dal mood opaco, 3 bp di discesa dello spread sul 10 anni e 5 bp sul 2 anni. La resilience del BTP ottiene maggior risalto se si considera che il credito europeo ha vissuto un’ altra seduta difficile. L’€ sembra confermare la sua nuova funzione di funding currency salendo più dello Yen in una giornata di risk aversion.
Sul fronte tecnico, per l’S&P 500 non è cambiato granchè, con il possibile target dell’attuale gamba ribassista in area 2670 dove passa la MM a 200 giorni, già testata 4 volte recentemente.
L’azionario europeo sta a sua volta approcciando aree di supporto (area 3300 per l’Eurostoxx, nel grafico) la cui tenuta o meno dovrebbe definire le prospettive direzionali di medio periodo. Un eventuale cedimento configurerebbe il completamento di un testa e spalle ribassista con primo target importante (400 punti di ribasso). Stiamo a vedere.