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Segnali di pace tra USA e Cina. Asset italiani ancora nel mirino.

La settimana è  iniziata con un sentiment positivo sui mercati. Il principale catalyst  sembra essere la tregua tra USA e Cina sul fronte  commerciale. Diversamente da quanto avvenuto in occasione del primo summit, a termine dell’incontro della scorsa settimana a Washington è  stato prodotto uno statement  congiunto, in cui le  parti  si impegnano ad adottare misure per ridurre sostanzialmente il deficit bilaterale,  e a continuare i colloqui al  fine di risolvere i contrasti. Dal lato suo, la Cina aumenterà  significativamente le  importazioni di natura agricola ed  energetica,  e rivederà la  normativa sulle proprietà intellettuali. Non sono però  stati comunicati target (sul modello dei 200 bln circolati giorni fa), e non è stato  possibile raggiungere, per  il momento,  un accordo su manifatturiero e servizi. Il capo della  delegazione cinese Lui He ha dichiarato che le  parti si sono accordate per sospendere l’apposizione di dazi. Il  comunicato di parte US  è meno chiaro su questo  punto, ma il  Segretario di stato Mnuchin ha sostanzialmente confermato che l’imposizione di dazi è  sospesa durante la fase di strutturazione del processo.

Si tratta indubbiamente di uno sviluppo positivo, oltre le  attese. Naturalmente è un primo passo, e vi sono un sacco di cose che possono andare storte, compreso un brusco cambio di idea di Trump, che certo non è nuovo a queste iniziative (vedi i tweet su attacco in Siria e su ZTE). Ciò detto, supponendo che il processo prenda momentum,  bisogna ammettere che la  tattica “aggredisci e poi negozia” di Trump sta dando qualche frutto. Ma bisogna tenere a mente che sia la questione Nordocoreana, che quella Russo- Siriana,  che soprattutto quella commerciale con la Cina sono ancora ben aperte.

Il clamore attorno ai comunicati Sino-Americani ha sottratto attenzione ad alcune release macro degne di nota, a  mio modo  di vedere. Le esportazioni sudcoreane per i primi 20 giorni di maggio hanno bruscamente accelerato (+14.8% anno su anno da +8.3%). Analogamente, gli  export orders a Taiwan sono passati da +3.1% anno su anno di marzo a +9.8% di aprile  (vs attese per +7.9%). In Tailandia, il GDP del primo trimestre è  uscito a +2% da +0.5% e vs attese per 1.2%. Il principale driver? le esportazioni. Il messaggio di questi 3 dati sembra essere che la  domanda globale sta nuovamente accelerando (nonostante la trade war). Inferiore alle attese, per contro, il dato di export di aprile in Giappone, sempre in robusta accelerazione però (+7.8% anno su anno da +2.1% e vs attese per +8.7%).

A fine seduta, però, il  quadro degli indici asiatici è solo parzialmente in linea con questo sentiment. Shanghai e Taiwan mostrano discreti progressi (in particolare la seconda) ma le  “H” shares  si sono mangiate tutti i guadagni, chiudendo invariate. Mumbai è  scesa,  appesantita da trimestrali deludenti, e dalla forza del petrolio. Modesti guadagni per Tokyo e Seul.

I mercati europei operavano oggi a ranghi ridotti, a  causa dell’assenza,  per festività,  di Germania e Lussemburgo. L’ impatto sul sentiment della sopracitata tregua commerciale ha garantito una buona apertura all’azionario continentale. Ma  gli asset italiani avevano da fattorizzare anche l’accordo definitivo tra Lega e Movimento sul nome del Premier (Conti), l’ultimo passo necessario per presentarsi al  Quirinale in cerca di un investitura. Il FTSE MIB, dopo un iniziale scarto, si è  unito agli altri indici europei, producendo un buon rimbalzo in mattinata (la performance negativa dipende dallo stacco  dividendi, che impatta per 1.7% sull’indice).
Diverso il fato dei titoli di stato italiani, mai in grado di mostrare un recupero durante le  prime ore di contrattazione, e letteralmente investiti da un ondata di vendite da metà  seduta in poi (al  solito, in concomitanza con l’entrata in ufficio degli operatori USA).
A preoccupare gli esteri,  apparentemente, la  possibilità che prenda corpo l’emissione di Mini-Bot, per  pagare i fornitori dello Stato, una proposta ventilata dalla Coalizione gialloverde,  vista sostanzialmente come uno stratagemma per stampare moneta dalla porta di servizio.
In realtà per la  realizzazione di mini-Bot, flat tax, reddito  di cittadinanza e cosi via  non basta il varo di un Governo Lega-Movimento. Possiamo contare sul fatto che la Ragioneria Generale dello Stato e il  Presidente della Repubblica eserciteranno i loro poteri di controllo, per impedire che vedano la luce provvedimenti senza copertura o dannosi.
Ciò detto, il fatto che i sondaggi stiano premiando particolarmente la Lega, ovvero il partito promotore delle componenti più spregiudicate del programma, lascia intendere che vi sarà, da  parte delle forze politiche nel loro complesso, il solito scarroccio, in questo caso in direzione di un minore rigore fiscale e atteggiamento conflittuale nei confronti dell’EU  (per chi avesse scarse nozioni di vela, lo scarroccio è la deviazione impressa alla rotta dalla direzione del vento).
E  questo è uno sviluppo chiaramente inviso agli investitori, in particolare obbligazionari, per l’impatto potenziale sulle finanze pubbliche e sulle riforme.
La novità della price action odierna è che i rendimenti sulle parti brevi hanno preso a salire più di quelle lunghe, in inizio di segnale di stress (tipicamente, i bond a scadenze brevi sono in mano agli investitori più  risk adverse, come i fondi monetari e le tesorerie).

Nel primo pomeriggio, l’unico dato previsto in US (In Eurozone non ce n’erano) era il Chicago Fed National Activity Index di Aprile. L’indice ha superato le attese (0.34 vs stima di 0.30) ma soprattutto il dato di Aprile è stato rivisto da 0.10 a 0.30. Come noto i dati sopra lo zero indicano crescita sopra trend.
Su questo, Wall Street è partita in rialzo e si è incanalata in un trading tranquillo. Tutt’altro che tranquilla invece la price action sui BTP che, complici una serie di big tickets in vendita dall’estero, hanno messo a segno un allargamento record, per i tempi in termini di spread vs Bund (21 bps in chiusura a, 184 bps), contagiando con la loro debolezza anche gli altri periferici. Eventualmente l’assenza di parte d’Europa può aver esacerbato i movimenti. Vedremo che impatto avrà domani il ritorno sui mercati della Germania.
Comprensibile la pressione al ribasso sui rendimenti della carta tedesca, ed anche il freno alle performance degli indici europei, che hanno chiuso ad una certa distanza dai massimi, zavorrati dai rispettivi settori bancari. All’azionario Eurozone può aver nuociuto anche il rimbalzo modertao dell’€.
Milano ha restituito interamente il corposo rimbalzo mattutino, chiudendo poco sopra la parità (il calo è interamente dovuto allo stacco dividendi, percettibile anche sull’Eurostoxx).
A un ora dalla chiusura di Wall Street, ancora non abbiamo informazioni certe dal Quirinale sul conferimento di un incarico a Conte, ma le indiscrezioni sembrano indicare che andremo verso la numero 1) delle 3 ipotesi illustrate nel Lampi di venerdi.
Certo è che, nell’eventualità della sua nomina, il Professor Conte, titolare di un buon curriculum ma privo di base politica, rischia seriamente di divenire ostaggio delle pressioni dei 2 leader, che potrebbero avere ministeri di peso nel suo governo. La prima cosa che andranno a guardare gli investitori, è chi siederà al Ministero del Tesoro.