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Recupera il dollaro sulla forza macro US e sui progressi sulla riforma al Senato

Lampi di Colore 899

In attesa di ulteriori news, la  risk  aversion legata  agli indizi, raccolti dal Giappone, della preparazione di un nuovo test nucleare,  si è attenuata ieri sera.
Wall Street ha perso appena lo 0.04%,  e stanotte in Asia il tema non è  stato così sentito,  tanto che Seul ha messo a segno un modesto rimbalzo. Non che il mood generale dell’area ne abbia beneficiato granchè: i principali indici hanno continuato a consolidare dopo la volatilità della scorsa settimana.
L’azionario locale cinese ha messo a segno un moderato rimbalzo, trainato, per una volta, dalle small caps. L’indice Chinext ha messo fine ad una serie di 5 cali consecutivi, producendo un robusto rimbalzo (+1.9%) di origine ignota. Meno esuberante l’indice generale (+0.35%) che navigava comunque su livelli assai meno depressi. Ancora negative le “H” shares, ufficialmente per la  sospensione, da parte delle autorità, delle  autorizzazioni al’apertura di veicoli  di investimento cinesi con mandato di investimento prevalente in azioni cinesi quotate a Hong Kong.

Come chiarito più volte, qua il prossimo pezzo di informazione rilevante sono i PMI ufficiali in uscita dopodomani e quelli Markit tra venerdi e martedi prossimi. I primi riguardano maggiormente le grosse aziende pubbliche il cui andamento nel breve è controllato dalle  autorità, e quindi sono più stabili e influenzabili all’occorrenza per fini di comunicazione. I secondi si basano su un campione di aziende di dimensioni inferiori e maggiormente a capitale privato, e come tali sono più volatili, ma anche più  rappresentativi del trend di breve dell’attività. Per dare un idea, durante il rallentamento del ciclo cinese tra il  2015 e la  prima metà  del  2016  il PMI manifatturiero Markit ha fatto  il minimo a settembre 2015 a 47.20, mentre quello ufficiale lo ha fatto a febbraio 2016 al livello assai superiore, e solo marginalmente in territorio di contrazione, di 49.
Stabile anche Tokyo, nonostante dalla BOJ sia ripresa la retorica espansiva.  Il membro del  Board Kataoka ha dichiarato che la Banca Centrale deve aumentare ulteriormente lo stimolo monetario per raggiungere il target di inflazione. Kuroda dal canto suo ha minimizzato i rischi derivanti dai tassi negativi che aveva citato un paio di settimane fa a Zurigo, dando l’impressione di reagire al recente rafforzamento dello Yen addolcendo la retorica. La reazione della divisa nipponica è però stata modesta, anche perchè  forse l’attenzione del mercato  dei cambi è interamente rivolta a Washington.

Oggi infatti erano  in programma l’approvazione al Senate Budget Committee della  bozza di misura fiscale e la testimonianza di Powell (sebbene fossero in pochi ad attendersi una prestazione dirompente).

Con questi temi in mente, l’apertura europea è  avvenuta col consueto tono titubante, e con i rendimenti in calo a infastidire i settori bancari.  Se non altro l’attesa per le  news a Washington ha tenuto a bada l’€, levando almeno quest’ostacolo.
Lontano dal focus dei mercati, gli aggregati monetari ECB di ottobre hanno dato un messaggio positivo. Se M3 è  scesa, la crescita del  credito al  settore privato  ha accelerato, grazie all’accelerazione dei loans alle aziende (+2.9% da +2.4%), mentre quello alle persone fisiche è rimasto costante (2.7%). Il messaggio è che con l’accelerazione ciclica aumenta anche la domanda di credito.

Nel  primo pomeriggio un paio di dati US hanno dato una botta alle stime per il   GDP  del trimestre in corso:
**  Il trade deficit US di ottobre è  risultato assai più  ampio delle attese a causa di un robusto calo delle esportazioni di food &beverages e capital goods,  e  un rimbalzo delle importazioni.
** Le scorte all’ingrosso sono scese oltre attese depresse da un comprensibile calo di quelle di auto e ricambi (effetto della sostituzione di quelle distrutte dagli uragani)
L’effetto cumulato potrebbe aggirarsi in un 0.2-0.3% in meno. Ma i mercati non si sono granchè scomposti e, più tardi l’assenza di reazione è  stata giustificata ex post da altre  release dai toni decisamente differenti:

** La Consumer Confidence US di novembre ha fatto un altro balzo (129.5 da prec 125.9 e vs attese per 124) segnando i nuovi massimi dal novembre del 2000. La forza è equamente divisa tra componente coincidente e attese e la percezione del mercato del  lavoro  è ulteriormente migliorata.
** Il  Richmond Fed manufacturing di novembre ha fracassato le stime (30 da 12 vs attese per 14) segnando il massimo storico trainato da new orders e shipments.

Insomma i dati con maggior capacità predittiva continuano a segnalare che l’economia US sta chiudendo  il  2017 in accelerazione, mentre i consumatori non potrebbero essere più euforici (e di fatto lo sono stati raramente) come mostrano anche le anticipazioni sullo shopping del Black Friday e quelle del Cyber Monday.

A fronte di ciò, l’azionario ha comprensibilmente cambiato marcia, il dollaro ha, in attesa del Senate Budget Committee, recuperato un po’ di terreno , mentre resta un enigma l’indifferenza dei tassi US, che hanno mostrato la consueta tendenza a fare perno sul 10 anni, con i tassi a breve in salita e il long end in compressione.

Nella sua prima testimonianza al Congresso, Powell ha mantenuto un atteggiamento prudente. Si è dimostrato ottimista sulla crescita, sostenendo di attendersi nel 2018 un GDp come nel 2017, da lui indicato a +2.5%. Ma ha dato un giudizio meno entusiastico del mercato del lavoro, sostenendo che l’ assenza di pressioni salariali mostra che c’è ancora un po’ di margine prima della piena occupazione. Powell ha ammesso che è tempo di normalizzare i tassi, ma sull’inflazione si è dimostrato cauto dichiarando che la FED reagirà alla qualità dei prossimi dati.
L’impatto è ben riassunto dalla reazione di bonds e divisa, pressoché nulla al di la di qualche sussulto.

Cosi, una Wall Street in vena di strappare ha aiutato l’Europa per una volta a chiudere non lontano dai massimi di seduta, favorita anche da un € in ritirata. Stabili tassi Eurozone e spreads.
Qualche sussulto dopo la chiusura europea:
** Il Telegraph ha riportato che EU e UK hanno raggiunto l’accordo sul corrispettivo da pagare per l’interludio dellabrexit, il che apre alla possibilità di passare al successivo stadio di negoziazione al Euro Summit di dicembre. Le indiscrezioni hanno subito un po’ di “aggiustamenti” (si è parlato di cifre, poi di range 50-60 bln, quindi di intesa a grandi linee) ma è un fatto che la Sterlina, che fin li era cedente ha bruscamente invertito la direzione.
** La Nordcorea ha effettivamente lanciato un missile balistico, che secondo alcuni report dovrebbe cadere in mare vicino al Giappone. L’effetto sui mercati non avrebbe potuto essere più modesto ed effimero, anche se va notato che Trump, impegnato con la manovra fiscale, non ha ancora preso in mano il palmare per twittare.
** Infine, preceduto da una serie di indiscrezioni, è arrivato il via libera del Senate Budget Committee alla bozza fiscale. Il fatto che i Senatori Corker e Johnson, che fanno parte del Committee, abbiano abbandonato le rispettive posizioni contro il provvedimento aumenta sensibilmente la probabilità che qusto ottenga l’approvazione dell’intera camera, anche se servirà convincere ancora almeno 3 degli ultimi 4 dissenzienti (senza perdere pezzi per strada).
Una volta passato questo scoglio, dovrà avvenire la Reconciliation tra le 2 proposte, che sarà tutt’altro che semplice. Ma diciamo che il cammino del provvedimento resta coerente con una firma entro il 2017 o inizio 2018.
Coerentemente, Wall Street e il Dollaro ne hanno tratto ulteriore marginale supporto, e infine, anche i tassi US hanno preso a salire, sebbene per notare gli incrementi serva la lente di ingrandimento.

Rinvio le valutazioni tecniche a domani, anche se è evidente che l’accelerazione di Wall Street depone bene, e, in assenza di incidenti in Asia, anche l’Eurostoxx domani potrebbe tentare in test della resistenza in area 3620 che finora ne ha contenuto il rimbalzo. Sul fronte cambi, il recupero del dollaro non è ancora sufficiente a modificare l’impostazione grafica moderatamente negativa.