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Inflazione deludente in Europa… Warsh come successore della Yellen?

Lampi di Colore 815

Il trimestre si chiude con una nota decisamente positiva sui mercati. Record  a Wall Street (ieri sera), chiusura più  elevata da maggio  scorso per  l’Eurostoxx oggi, massimo da maggio per  il  DAX e da novembre 2015 per il  FTSEMib.

Stamattina anche in Asia è  tornato  il buon sentiment. Tokyo non ne ha approfittato, presa  com’è  dagli improvvisi sviluppi politici (vedi Lampi di  ieri), ma il  resto  dell’area  ha gradito  in generale  la pausa nell’apprezzamento del Dollaro e la  correzione dei rendimenti globali occorsa nella seconda  parte di seduta “occidentale”.  Gli indici cinesi, all’ultima seduta prima di una settimana di vacanza, hanno chiuso, poco  sorprendentemente, in guadagno. Domani escono i PMI ufficiali per manifatturiero e  servizi di settembre.  I mercati locali resteranno chiusi fino al 9 ottobre,  ma quelli globali non mancheranno di analizzarli. Le  attese sono per  un marginale  ridimensionamento,  dopo aver visto i deludenti dati macro  di agosto. In compenso,  i metalli industriali hanno passato un brutto settembre, soprattutto l’Iron Ore (-21%), ma anche il rame (-4%).

L’apertura europea  ha conservato il tono positivo dell’Asia, nonostante che in continente la debolezza del  dollaro non venga vista con lo stesso favore dei paesi emergenti. Sul fronte macro, sorpresa negativa sul  fronte prezzi a settembre (in parte anticipata dai dati tedesco e spagnolo ieri).  Il  CPI flash Eurozone è  uscito stabile a  1.5% anno su anno vs attese per 1.6%, mentre il  dato core è calato da 1.2% a 1.1% vs attese di stabilità. Sulla  stessa  linea il CPI italiano. La raffica di piccole delusioni sul fronte prezzi  di  settembre leva un po’ di pressione all’ECB, mostrando che il  quadro inflattivo  Eurozone, seppure migliorato, non richiede certo di correre ai ripari. Neanche le retail sales tedesche di agosto hanno ben figurato a dimostrazione che la spesa per consumi in Germania resta non all’altezza del resto dell’economia. Tutto ciò  ha alimentato ulteriormente il rimbalzo dei bonds maturato ieri nel pomeriggio. Mal,’€ non ha risentito  particolarmente dei dati, anzi.

Nel  pomeriggio, altra  doccia scozzese sul fronte prezzi,  questa volta in US. Il PCE price index di agosto ha accelerato meno delle attese (0.2% da 0.1% e vs attese per 0.3%) e il  dato  core è  rimasto  stabile  e  ha decelerato  anno su anno (a 1.3% da 1.4%). La serie,  considerata tradizionalmente la  preferita  dalla FED, da  tempo  corre sotto  i CPI,  ma il  rimbalzo  dei dati di agosto lasciava sperare  che anch’essa reagisse con più forza.  Questo  attenua l’entità  del  rimbalzo dei prezzi ad Agosto. Immediata  la  reazione di divise  e tassi,  devo  dire  che l’entità del movimento non impressiona,  a dimostrazione che,  in parte grazie  alle  (presunte) novità  sul fronte fiscale, e  in parte alla  ritrovata  grinta del FOMC, l’ossessione del mercato per il single data  point sull’inflazione si è  attenuata.
Per quanto riguarda gli altri dati, in linea personal income e spending di agosto, stellare il  Chicago PMI di settembre e in moderato calo la U.  of Michigan consumer confidence, a  causa di un ridimensionamento della componente coincidente.

A metà  pomeriggio, la  notizia riportata dal  WSJ che Trump avrebbe incontrato Warsh per discutere la sua nomina a presidente Fed  ha scosso un po’ i mercati. Warsh, ex membro Fed nominato da Bush, era considerato tra i papabili, ma senza troppa enfasi,  avendo la nomea di falco (era scettico sull’efficacia della  politica monetaria straordinaria,  e favorevole alla normalizzazione).
Cosi la  curva dei tassi US ha perso supporto, e il Dollaro ha recuperato sostanzialmente i livelli “pre PCE”.

Le  news hanno contribuito forse ad una chiusura brillante per gli indici europei, anche se è  difficile scinderne l’effetto da quello  di fine trimestre, che spesso produce movimenti inconsulti (vedi l’impennata finale di Dax e Eurostoxx). Anche Wall Street sembra intenzionata a chiudere il trimestre con una buona nota  – e un record – per  quanto  l’esiguità  del  progresso non offra garanzie. Riguardo  i tassi, marginali riduzioni per i principali emittenti, ad eccezione degli USA, che risentono ancora un po’ delle news. Il  dollar index resta stabile sui livelli di ieri.

Il  quadro tecnico resta positivo in generale:
**  l’S&P  500 continua a segnare marginali massimi, lavorando pigramente sipra il  supporto in area 2500.  Il nasdaq segna oggi nuovi massimi,  anche se il Nasdaq 100, zavorrato dalle  prese di beneficio sulle Fang (Facebook, Amazon,  Netflix etc) non riesce a aver ragione della resistenza a quota 6.000.
**  In Europa  gli indici continuano a recuperare, anche se a breve, prima per il  Dax e poi per l’Eurostoxx si presenterà  l’ostacolo della resistenza costituita dai massimi di maggio.

Una nota di cautela, la  impone la  volatilità implicita, con il Vix tornato su livelli sui quali ha sostato solo brevemente, persino in suesto 2017 super calmo.

Lampi di Colore 814

Anche l’inclinazione della curva del Vix e il rapporto tra call e put comprate danno lo stesso segnale:  gli investitori sono quanto mai rilassati, e c’è  pochissimo interesse a comprare protezione contro una correzione.
Il  quadro è  simile  per l’indice omologo sull’eurostoxx, il  V2X, ai minimi dell’anno.
Una circostanza un po’ in contrasto con un week  end in cui vi è  il  rischio di disordini in Catalonia, con le autorità che intendono impedire con la forza il referendum per l’indipendenza, e la  Nordcorea tace da un po’.
In generale, condizioni del genere hanno fato da preludio a moderate fiammate di volatilità anche quest’anno.