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Banche centrali spaventano i mercati… Si apre un quadro ribassista

Lampi di Colore 707

NB: Lampi salta un giorno e torna Lunedi 3 Luglio

Goldilocks, che fine hai fatto?
Fino a una settimana fa, l’estate sembrava consacrata a questo quadro macroeconomico, tradizionalmente favorevole agli assets, e ai carry trades, caratterizzato da crescita non troppo calda, da stimolare l’inflazione, ne troppo fredda, da pesare su domanda finale e utili (vedi Lampi del 19 giugno).

Ma la  ricetta del Goldilocks scenario funziona se le banche centrali stanno al gioco, ovvero mantengono le politiche monetarie accomodanti non avendo da contrastare l’inflazione. Se queste ultime segnalano che a prescindere dal livello di inflazione, le condizioni finanziarie sono troppo espansive e quindi bisogna accelerare con la normalizzazione, il  quadro diventa di un progressivo inasprimento delle politiche monetarie, con l’eventuale aggravante che si può trattare di un errore di politica monetaria (per il momento non direi, e comunque è assai presto per dirlo).

Sembra questo il  motivo della fiammata di volatilità osservata nelle ultime ore, partita dal fixed income e sui cambi e trasferitasi progressivamente sull’azionario. I mercati scendono a patti con la consapevolezza che le banche centrali saranno, coeteris paribus, meno supportive dello status quo(o almeno ci proveranno).

La seduta odierna era comunque cominciata con un buon tono. Ieri sera Wall Street aveva recuperato interamente la  discesa di mercoledi, chiudendo con guadagni rotondi,  trainata dal settore bancario, favorito, almeno lui, dai tassi in rialzo, e dai buoni risultati agli stress test. A mercato chiuso le principali banche hanno presentato piani di buyback e dividendi generosi, il che ha dato forza alle rispettive azioni in aftermarket, trasferendo all’Asia un sentiment positivo. Il resto lo hanno fatto oil e commodities, ridando slancio ai settori resources e mining e agli indici più esposti come Sydney. Moderati guadagni per Shanghai, con la PBOC che ha continuato a rivalutare lo yuan, aggiungendo pressione al $ con le sue vendite. Tokyo ha snobbato retail sales di maggio deludenti, supportata dal fatto che la BOJ è rimasta l’unico baluardo della politica monetaria iper-espansiva. Ci sarebbe da chiedersi per quanto, forse.

La  seduta europea ci ha provato, a conservare il buon tono. Ma l’€ si è fatto trovare oltre quota 1.14 vs Dollaro, e i bonds, che ieri si erano presi una pausa, hanno ripreso a venire giù pesantemente senza distinzione di pedigree (core come periferia). Il settore bancario ha continuato a giovarsi del rimbalzo dei rendimenti (ed, in Italia, della soluzione per le Venete), ma la  sua forza è stata bilanciata dalla debolezza dei settori industriali e rate sensitive. La percezione,  derivata dalla pubblicazione dei dati regionali, che il  CPI tedesco di giugno avrebbe sorpreso in positivo (avvalorando la  teoria della temporaneità degli  effetti di contenimento illustrata da Draghi) ha appesantito ulteriormente bonds e azionario.

Nel primo pomeriggio, importanti dati in US:
** La terza stima del GDP del primo trimestre ha portato importanti revisioni, che le sono valse il passaggio da 1.2% annualizzato a 1.4% (ricordo che la prima stima era 0.7%). Il principale contributo viene dai consumi (a +1.1% da +.06%) e dalle esporazioni, mentre gli investimenti fissi sono stati rivisti al ribasso. Alla fine non si è trattato di una crescita robusta, ma nemmeno del quasi stallo apparso inizialmente.
** La PCE inflation è  stata rivista marginalmente al ribasso, a indicare che le  pressioni inflazionistiche restano ridotte.

All’apertura di Wall Street, quando si è capito che nemmeno il + 3% del settore bancario riusciva a sostenere gli indici generali, il sentiment si è definitivamente deteriorato. Complice il probabile triggering di stops posizionati sotto il livello di 3490 di Eurostoxx Future (minimi di ieri e del 15 giugno) le perdite si sono fatte consistenti in Eurozone. A fine seduta la chiusura dell’Eurostoxx è la peggiore dal 26 settembre 2016 (-1.86%) e il livello è il minimo dal 24 maggio (primo turno elezioni francesi). Perfino il settore bancario ha ceduto  le armi in finale di seduta. E wall Street,  a 2 ore dalla chiusura, perde oltre 1%, segnando i minimi da circa un mese.
I bonds, dal canto loro, presentano rialzi dei rendimenti più o meno ovunque (con maggiore accento in Eurozone), mentre sui cambi si registra maggior calma, dopo i  fuochi dei giorni scorsi, ma il Dollaro trova il modo di perdere un altro 0.4% (dollar index), anche se guadagna contro molti emergenti, con gli investitori intenti a smontare i carry trade.

Sui motivi di tanto improvviso stress si possono fare solo ipotesi. Personalmente ritengo che la matrice sia quella illustrata in apertura. L’inasprimento della retorica delle banche centrali porta a maggiore volatilità sui tassi, aggravata in alcune aree (vedi Europa) dalla prospettiva di una diminuzione del supporto dei programmi di acquisto prima delle attese. Ciò infastidisce i risk asset in vari modi. Alza i costi di finanziamento, diminuisce l’appeal di asset class concorrenti, propaga la volatilità, e naturalmente inasprisce le condizioni finanziarie (in particolare se salgono i tassi reali, perchè l’inflazione non collabora). Con oggi, la salita dei rendimenti si è fatta significativa (rispetto a lunedi, ad esempio il rendimento del Bund 10 anni è quasi raddoppiato). E se il mercato pensava che il quadro macro avrebbe fermato la mano ai banchieri centrali, ecco che sono usciti un paio di dati che li confortano (CPI tedesco e revisione GDP US).
Naturalmente, non è da escludere che se questa musica prosegue un po’, le varie istituzioni correggano il tiro. Sicuramente hanno le armi per farlo. Detto questo, non credo che confondere ulteriormente la comunicazione a breve sia di particolare aiuto. Sospetto che il mercato dovrà abituarsi a una fase con banche centrali meno supportive. Ormai  il gatto è fuori dal sacco e rimettercelo non sarà facile. L’estate non dovrebbe essere coi tranquilla come ci si attendeva un paio di settimane fa.

Su fronte tecnico, il quadro ha preso una decisa tendenza correttiva sull’azionario,  anche se, mancando la chiusura di Wall Street, le conclusioni su US sono comunque da rinviare.

L’Eurostoxx ha violato il  supporto del trading range che lo ha contenuto per oltre 2 mesi, se si esclude il falso breakout seguito al secondo turno delle presidenziali francesi.

Lampi di Colore 705

Al momento il quadro è ribassista con target il supporto in area 3400, e sotto la media mobile a 200 giorni. Il gap in area 3450 do per scontato che venga chiuso (a mercati chiusi il future lo ha praticamente fatto). Il Dax ha una faccia simile, con il gap da chiudere a 12.050 come primo target.
In US, al momento l’S&P 500 è vicinissimo al supporto in area 2400, che dovrebbe mostrarsi robusto. Qui il quadro più definito sembra averlo il Nasdaq, che ha completato al momento (salvo bruschi recuperi nelle ultime 2 ore) il testa e spalle ribassista, con un primo target in area 5.400. Oggi l’indice ha fatto nel durante i minimi da 6 settimane.

Lampi di Colore 706