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Lampi di Colore

Lampi di Colore 14

L’aviazione turca ha abbattuto di primo mattino un jet russo che sorvolava la Siria al confine con la Turchia.
Ovviamente, le versioni delle parti contrastano: i Turchi sostengono che il velivolo è entrato nei confini nazionali e non ha risposto a ben 10 inviti a lasciare il territorio. I Russi sostengono che la violazione dello spazio aereo non c’è stata e Putin ha definito il fatto una “pugnalata alle spalle” che avrà serie conseguenze sui rapporti tra i 2 paesi.

La sorpresa deriva dalla circostanza che questo scontro Russia-Nato (la Turchia vi è entrata quasi alle origini, nel 1952) giunge in una fase in cui la lotta al terrorismo islamico sembrava aver unito in un fronte comune Russia e occidente. Appena pochi giorni fa si discuteva di sospendere le sanzioni EU istituite in seguito alla crisi ucraina, mentre Putin e Hollande si dovrebbero incontrare Giovedi sera per coordinare meglio gli attacchi al Califfato.
L’incidente di oggi rischia non solo di impedire questo fronte comune, ma di raffreddare ulteriormente i rapporti tra Russia e Nato, già assai irrigiditi dalla crisi ucraina. Sullo sfondo giace il differente approccio alla lotta all’ISIS di Russia e occidente, con la prima favorevole al mantenimento del regime di Assad in Siria, e il secondo invece propenso a spodestarlo (con la Turchia tra le frange estreme di quest approccio) e con la Francia recentemente a fare da mediatore. E’ possibile che l’incidente radichi la divergenza di vedute tra gli schieramenti, rendendo più esplosiva la  situazione e danneggiando gli sforzi per contenere il rischio di atti terroristici in arrivo dall’ISIS.
Su queste basi, è forse esagerato parlare di crisi in grado di aprire una nuova fase nei rapporti Russia-Nato, visto che i principali paesi hanno ben poco da guadagnare a farsi trascinare dalla Turchia in un escalation di tensioni. E’ assai probabile che i maggiorenti dell’unione Atlantica produrranno nelle prossime ore intensi sforzi diplomatici per contenere la crisi  a livello di incidente diplomatico. Sforzi che dovrebbero venir coronati da successo, a mio parere.

Ma da li a dire che non è successo niente ce ne passa.
L’evento odierno indica che l’immagine di “tutto il mondo contro l’ISIS” emersa dopo gli attacchi di Parigi è in parte un’illusione ed è una ulteriore dimostrazione di come il Medio Oriente continui ad essere un area epicentro di interessi contrastanti e foriera di continui focolai geopolitici. Oltre a ciò,  sembra improbabile che i rapporti tra Russia e occidente decollino in tempi brevi, il che equivale a  prolungarne gli effetti negativi sul clima politico ed economico globale.
Nel breve, molto dipenderà dalla reazione russa, ed eventualmente dalla possibilità che eventuali piloti superstiti (non è chiaro se ve ne siano) tornino in patria in tempi brevi.
Vediamo che piega prendono gli eventi nelle prossime ore.

In realtà, la seduta asiatica, chiusasi subito prima dell’incidente, non aveva avuto comunque un gran tono. Un PMI manifatturiero giapponese di novembre in crescita (52.8 da 52.4) non aveva portato il Nikkei in nessun posto. A parte ciò, solo Seul è progredita mentre il resto degli indici hanno chiuso flat o negativi.
In apertura di seduta europea, la revisione del GDP tedesco del terzo trimestre ha confermato le stime (+0.3% trim su trim), evidenziando nel dettaglio una robusta crescita dei consumi. Negativo il canale estero e deboli gli investimenti. Insomma una conferma del recente quadro di ripresa europea guidata dalla crescita della domanda interna, e nonostante il debole quadro internazionale. Uno scenario positivo confermato poco più tardi dall’IFO di novembre, uscito sopra attese (109 da prec 108.2 e vs attese di invariato) grazie a progressi sia della componente coincidente che delle attese. Per una volta il dato è coerente con i PMI usciti ieri e indica una crescita robusta (0.5%-0.6%) nell’ultimo trimestre dell’anno.

Ma a quel punto le news sull’abbattimento erano già note, e gli indici europei avevano preso solidamente la via del ribasso. Inutile dire che i bonds hanno recuperato rapidamente le perdite di ieri, supportati dalla risk adversion. Stranamente stabili i cambi, con l’€ che resta succube dell’incombere dell’ECB e del differenziale di tassi con gli USA, giunto a 131 basis points sulla scadenza 2 anni bund treasury (con il rendimento del primo giunto a bucare la soglia di -0.4%). Probabilmente tale differenziale suggerirebbe livelli anche inferiori per la divisa unica, ma i tassi lavorano lentamente.

Nel pomeriggio erano attesi importanti dati in US:
** la seconda stima del GDP US del terzo trimestre si ha confermato le attese che lo vedevano assestarsi a +2.1% annualizzato, dal +1.6% della prima stima. Il balzo è interamente dovuto a un minor smaltimento delle scorte, che ora sottraggono solo 0.6% al dato contro il  -1.4% della  prima stima. A parte ciò sono stati rivisti al  ribasso di 0.2% i consumi, che ora si attestano a un comunque buon +3% trimestre su trimestre e restano il principale driver della crescita. In generale un dato buono ma il dato sulle scorte  implica che il loro smaltimento dovrà proseguire nel quarto trimestre.
** Decisamente brutta, per contro la consumer confidence di novembre (90.4 da prec 99.1 e vs attese per 99.5) che si è persa quasi 10 punti, principalmente a causa di un robusto peggioramento della percezione del mercato del lavoro. L’indice si riporta nella parte bassa del range ma resta su livelli storicamente elevati. Ciò detto, è strano che il recente calo dei carburanti alla pompa non abbia avuto impatto.

Una Wall Street ispirata, che al momento scambia in marginale territorio positivo, ha aiutato l’Europa a dimezzare le perdite nel finale. Al vigore della piazza US può aver contribuito il balzo dell’ oil seguito alle notizie di oggi (l’Energy fa +2.5% mentre scrivo). A parte ciò la reazione è sorprendentemente buona, anche perchè il dollaro ha ritracciato solo marginalmente dai massimi di ieri.
Il confronto con le piazze europee ne fa emergere la fragilità intrinseca, figlia, a mio modo di vedere della coincidenza di un posizionamento degli investitori più esposto (per ottimi motivi) all’azionario europeo, con la scadenza di fine anno, che li rende predisposti a ridurre i rischi al minimo segnale di problemi.
A causa del tightening FED in arrivo e della forza del dollaro con i suo impatto sui margini ( nel dato di GDP odierno i corporate profits sono indicati in calo del 4.3% trimestre su trimestre e del 4.7% sull’anno) Wall Street è assai meno popolare tra gli operatori, il che spiega perchè risulta più resistente agli shock.