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La FED rompe improvvisamente gli indugi (in solitudine) e il mercato si spaventa.

Dieci giorni dopo l’ultima nota scritta  (Lampi del 21 febbraio,  link ) non so da dove cominciare per commentare i recenti eventi.
Non c’è stato il progressivo indebolimento che mi aspettavo. C’è  stato un violento crash, uno dei più  bruschi del recente passato (-12% in 5 sedute per l’S&P 500) seguito da un brusco rimbalzo tra venerdì e ieri.
Cosa  è  successo?
Fondamentalmente, l’epidemia ha preso un robusto momentum fuori dai confini cinesi (vedi grafico sotto, courtesy of Capital  Economics) cosa che ha prodotto un proliferare di misure di contenimento e di barriere tra stati.

Ne sa qualcosa  l’Italia, che ha visto la  comparsa di  focolai al Nord ed è finita nel mirino di diversi stati, in virtù di una maggiore proattività e trasparenza nella ricerca degli infetti, e, in parte, a causa di una gestione della comunicazione forse ingenua.
Il mercato, che fino alla terza settimana di Febbraio aveva cullato la  speranza di una “V” shaped recovery e un impatto transitorio sui conti aziendali,  ha iniziato a fattorizzare qualcosa  di molto  diverso.  La  price action si è  progressivamente avvitata, fino alla capitulation di venerdì  scors,o dove è apparso chiaro che gli investitori si stavano liberando di qualsiasi asset senza guardare ai prezzi, in un estremo sforzo di ridurre il  rischio di portafoglio, e la  leva. Non a caso anche oro e goldminers hanno riportato ingenti perdite.

Non si può certo dire che siano preoccupazioni ingiustificate.
Il numero di infetti ex Cina sta accelerando giorno dopo giorno (Vedi grafico) e vi sono seri dubbi che raffiguri correttamente i numeri del contagio.

I dubbi sorgono in considerazione del fatto  che, ad  oggi, paesi con forti legami con la  Cina mostrano numeri di contagiati troppo esigui per essere tutti veritieri. E’  il caso di India (5) Indonesia (2) Pakistan (5) etc.

Il  fatto è che, di fronte a  quest’epidemia,  il  mondo sembra trovarsi a corto di soluzioni efficaci. Le misure contenitive hanno un impatto pesante sull’economia, come i PMI cinesi hanno,  diciamo così,  certificato.


Ma le  misure servono a  impedire che una diffusione troppo rapida mandi al  collasso  i sistemi sanitari dei vari paesi. Infatti, a  sentire gli esperti,  quest’influenza, per  la  quale non abbiamo anticorpi, richiede per  un elevata percentuale di colpiti (15/20%) l’ospedalizzazione in reparti di terapia intensiva. Ciò  rende necessario rallentarne la  diffusione, perchè in caso contrario le strutture non sono sufficienti a ricevere tutti. E, in assenza  di assistenza, la  mortalità  dei pazienti che prendono una forma grave rischia di essere tutta un’altra. Nei paesi in cui la  sanità non è offerta interamente dallo stato, come  gli USA,  c’è  poi il problema di chi non si può  permettere le  cure. Infine, ci sono i paesi in cui il  sistema  sanitario è  insufficiente (Africa ed alcuni emergenti).

Insomma, non vi è  una soluzione ottimale, mentre sussistono rischi non trascurabili che le misure si rivelino, in alcune aree, insufficienti a contenere l’infezione nei limiti di capacità dei sistemi sanitari.  A questo  shock, che colpisce  l’economia sia sul  fronte della domanda che dell’offerta di beni e servizi,  le  autorità  possono opporre le  armi convenzionali:  politica monetaria e fiscale. La prima ha in generale  margini di manovra ridotti, mentre la  seconda  ha più  spazio, ma non equamente distribuito.
Ciò detto,  sono state attese di robuste reazioni da parte delle autorità a produrre il  rimbalzo,  anche se un contributo importante è  comunque venuto dall’ipervenduto di breve.

Ieri sera, ad  esempio, un ulteriore accelerazione, ad una Wall Street già  in rialzo, è stata impressa dalla notizia, riportata da Bloomberg, che i Ministri delle Finanze del G7 avrebbero tenuto una teleconference oggi,  allo scopo di discutere una risposta coordinata al  Coronavirus, e che i Governatori delle relative Banche Centrali avrebbero partecipato alla call.
Così l’S&P 500 ha chiuso in rialzo del 4.6%, il maggior rialzo dal 26 Dicembre 2018 e uno dei maggiori del recente passato. Cameron Crise di Bloomberg è stato però  rapido a notare che questi tipi di movimento non si collocano di solito nell’ambito delle fasi di mercato positive. Non a caso, 18 de 20 maggiori rialzi della storia di Wall Street sono avvenuti tra il 1929 e il 1939, o nel 2008, mentre 2 sono avvenuti all’indomani del crash del ’87.
Stamattina, in Asia,  l’entusiasmo è  stato un po’ temperato dalla notizia che lo statement post call G7 (atteso alle 13 Cet) non avrebbe contenuto indicazioni precise di stimolo fiscale o monetario. I principali indici hanno mostrato comunque discreti guadagni, ad eccezione di Tokyo.

L’attesa della Call ha tenuto su un tono accettabile una seduta europea che aveva comunque da fattorizzare il balzo di Wall Street di ieri sera. Sul fronte tassi, le  dichiarazioni della Lagarde su Sito ECB di ieri sera (*ECB’S LAGARDE SAYS `WE STAND READY’ TO TAKE APPROPRIATE STEPS, *ECB CLOSELY MONITORING CORONAVIRUS DEVELOPMENTS: STATEMENT) hanno offerto supporto al BTP, che recentemente aveva sofferto di risk aversion.

A metà  giornata, il  comunicato stampa del G7 ha francamente lasciato a  desiderare  :  “Stiamo monitorando… agiremo senza indugio per supportare la  crescita e garantire il  raggiungimento degli obiettivi…. coopereremo…”  le  solite  cose. Non a caso il sentiment era tornato ad affievolirsi in po’ nel,primo pomeriggio con Wall Street che faticava a tenere i guadagni di ieri.

Alle 16.00, notizia Bomba.
Il FOMC ha optato per un taglio dei tassi intrameeting, di 50 bps. La mossa  è stata accompagnata da un breve statement in cui si osserva che l’economia rimane robusta ma il  Coronavirus comporta dei rischi, che giustificano il taglio. Un’ora dopo, Powell si è presentato in conferenza stampa e ha ribadito i concetti illustrati sopra, aggiungendo che l’impatto sul ciclo globale dell’epidemia si comincia a vedere.

La mossa ha colto completamente di sorpresa i mercati (e anche il  sottoscritto,  ad essere sincero). Il tono del comunicato del G7 non lasciava certo intendere un’azione così importante e repentina. Inizialmente la reazione dei mercati è stata quella canonica. Azionario in brusco rialzo, rendimenti in calo, dollaro indebolito e commodities e oro in recupero. Successivamente il  sentiment ha preso a deteriorarsi e dopo un ultimo sussulto seguito all’annuncio di una  discussione alla Casa bianca per deliberare la  destinazione di fondi di emergenza alla lotta al Coronavirus (*ECB CLOSELY MONITORING CORONAVIRUS DEVELOPMENTS: STATEMENT), l’azionario USA ha progressivamente preso la  via del  ribasso,  zavorrato dalle banche, che guardano con orrore ad una brusca ripresa dei tagli dei tassi, già negativi in larghe aree del mondo.
L’evoluzione del sentiment ha lasciato al cash europeo il tempo di chiudere ancora con performance positive,  ma dopo l’azionario si è  avvitato e  al momento l’S&P perde oltre 3 punti e anche i future sugli indici EU sono in negativo. Collasso dei rendimenti,  con il 10 anni treasury per la  prima volta sotto l’1%. Debole il $,  mentre le  commodities restituiscono i guadagni e l’oro torna a brillare.

Come mai una reazione così  violenta alla  mossa FED?
Personalmente identifico una commistione di fattori:
** L’aggiustamento è così brusco e improvviso, da lasciar intendere che la  FED sia davvero molto  preoccupata per il ciclo USA e globale, a prescindere dalle dichiarazioni di prammatica. Con la mossa odierna il  FOMC ha usato praticamente 1/3 dello spazio residuo che ha, prima di arrivare al floor di 0%. E l’epidemia in US è ancora agli inizi. Il fatto che Powell & c abbiano ripetuto ad nauseam che ci voleva un serio cambio  di scenario per indurli a interrompere la  pausa,  costituisce un aggravante. Tra l’altro,  oggi abbiamo il “super tuesday”, in cui verrà  aggiudicato il  34% dei delegati delle  primarie democratiche (a domani per i commenti). E’ davvero  sorprendente che la  Fed, che normalmente evita  di agire  in corrispondenza con eventi politici,  abbia scelto  proprio oggi per agire. Questo aggiunge un ulteriore senso  di urgenza alla mossa.
**  Quando è  stato l’ultimo taglio intrameeting della FED? L’8 ottobre del 2008, nel bel mezzo della Grande Crisi Finanziaria, poco  dopo  il  fallimento  di Lehnam. Oltre 11  anni fa.  Il Fomc non ha ritenuto di aspettare 2  settimane, fino alla prossima riunione (18 marzo).
** Questo tipo di shock per l’economia non sembra del tipo che si cura con l’abbassamento del costo del  capitale. L’impatto dei blocchi sulle catene di approvvigionamento creaun deficit di offerta, mentre dal  lato della domanda abbiamo l’impatto delle misure di contenimento su viaggi,  turismo e commercio e quello dell’incertezza sui consumi, e sugli investimenti delle aziende. Il costo del capitale non era un problema nemmeno prima,  e  abbassarlo ha un effetto modesto.
** Infine, non sembra di vedere alcun coordinamento con gli altri istituti di emissione. Trattandosi di un taglio  intrameeting, sarebbe stato sensato attendersi,  dopo le  promesse odierne del  G7, che altre Banche Centrali unissero gli sforzi. Ma, per  il momento, nessun altro si è fatto vivo (anche se non possiamo escludere che avvenga a breve). Per  inciso, se ne ricava l’impressione che effettivamente la  Fed sia un po’ succube della Casa Bianca.

In sostanza l’impressione è che Powell e C.  si siano fatti prendere dalla precipitazione, e abbiano utilizzato parte consistente della loro potenza di fuoco troppo presto, quando ancora la situazione non è  chiara, e dando al mercato un segnale di grave preoccupazione ( a proposito di allarmismo).