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La Fed non incanta Wall Street.

Ieri sera, la Fed ha sostanzialmente confermato la modifica dei suoi mandati, estendendo la forward guidance sui tassi: questi resteranno ai livelli attuali fino a che il mercato del lavoro non sarà tornato alla piena occupazione, e l’inflazione sarà tornata al 2% e mostrerà la capacità di mantenersi moderatamente al  di sopra di quel livello per qualche tempo. La guidance è confermata dalla Dot plot, che mostra che il Committee ritiene che i Fed Funds resteranno allo 0-0.25% fino al 2023, anno in cui le  projections stimano il ritorno della PCE inflation al 2%. Le condizioni devono essere tutte rispettate per dare il  via ai rialzi, e due di esse, “maximum employment” e “moderately exceed 2%”sono sufficientemente vaghe da offrire alla FED un bel po’ di margine di manovra. Tra l’altro, come nota Tim Duy, la Fed implicitamente promette tassi reali a -2%, se effettivamente nel 2023 l’inflazione sarà al  2% e i Fed Funds ancora a 0-0.25%. Un quadro decisamente dovish.
Perchè allora la reazione negativa del mercato, con l’azionario e l’oro in calo, e i rendimenti in rialzo?
Direi che vi è il concorso di 2 motivazioni:
1)  la fretta con cui Powell era corso, a Jackson Hole a modificare i mandati su inflazione e occupazione ha forse indotto alcuni a pensare che il policy mix sarebbe cambiato immediatamente, magari con una modifica del programma di acquisti in direzione di una maggiore duration, o maggiori acquisti di mortgages. Invece la Fed giustamente non ha fretta, e questo potrebbe aver deluso un mercato ormai viziato.
2) Con la Fed alle spalle, l’attenzione degli investitori torna a fissarsi su altri catalyst, tra i quali un triple witching (scadenze tecniche di futures e opzioni) domani che si annuncia tribolato, in virtù di quanto emerso le scorse settimane a proposito dell’operatività di Softbank, e del retail. E un secondo argomento che sta guadagnando peso è quello delle elezioni presidenziali. Solitamente le ultime 6 settimane sono quelle in cui l’influenza si dispiega sui mercati. Questa tornata si annuncia particolarmente incerta, con Trump ancora in svantaggio, ma in recupero tendenziale fino a pochi giorni fa. A complicare la situazione, l’elevata probabilità che Donald, in caso di sconfitta di misura, contesterà il risultato, prolungando stallo e incertezza e contribuendo ad agitare un panorama politico ormai estremamente polarizzato. Ho trattato l’argomento Presidenziali in un pezzo disponibile sul nostro sito a questo link . 

Sta di fatto che gli indici USA, dopo un iniziale tentativo di rally, hanno invertito la marcia per chiudere in negativo (S&P 500 – 0.46%) guidati dal Nasdaq 100 (-1.67%). Che la Fed non sia l’unico motivo del calo lo mostra la dispersione della performanche tra i settori, con tech software etc pesanti, e settori come financials e industrials in progresso.

La debolezza è continuata nella seduta asiatica, con i futures rapidi ad accumulare ulteriori perdite. Un invito di Trump ai Repubblicani al Senato ad alzare l’importo del pacchetto fiscale ( link ) non ha sortito effetti sul sentiment, anche perchè la  risposta è stata apparentemente tiepida ( link ), con il capo della maggioranza a dichiarare che più elevato è l’importo del pacchetto, e minore è la probabilità che il  Senato lo voti. Invece i leader Democratici Pelosi e Schumer si erano detti incoraggiati dall’iniziativa di Trump.
La situazione sullo stimolo fiscale al Congresso sembra paradossale. I Democratici non hanno molto interesse ad accordarsi: il risultato pratico del varo di un pacchetto sarebbe che Trump potrebbe appropriarsene a fini elettorali (recapitando magari altri assegni agli Americani col suo nome scritto sopra). Meglio lasciar intendere all’elettorato che se entreranno alla Casa Bianca e avranno la maggioranza al Congresso, vareranno un piano galattico dopo le elezioni. Sono i Repubblicani i più interessati ad accordarsi. Ma i Democratici tireranno la corda al punto che, se accordo  vi sarà, sarà evidente che hanno avuto la meglio. Con Trump che spinge, una soluzione in extremis non è da escludere, ma personalmente credo che il partito dell’asinello giocherà al rialzo, per evitare un accordo e andare alla Presidenziali in pieno fiscal cliff.
La seduta asiatica ha risentito ovviamente del vento freddo USA, con tutti i principali indici in calo, anche se in realtà, Hong Kong a parte, i cali non riflettono interamente la discesa di Wall Street più il drop dei future in notturna (S&P 500 e Nasdaq erano giù di oltre 2 punti a fine seduta asiatica). Questo dimostra una volta di più che la  debolezza è  specifica degli indici USA, anche se ovviamente eventuali ulteriori cali si rifletteranno sull’azionario globale. La risk aversion si è riflessa anche sui cambi, col dollaro in recupero.
Inutile dire che l’azionario europeo ha accusato in avvio, visto che ieri sera aveva chiuso con l’S&P oltre il 2% più in alto. Anche l’Eurostoxx ha ammortizzato un po’ delle perdite dell’S&P, e recuperato qualcosa in mattinata quando queste si sono un po’ ridotte. Al solito, pesante il settore bancario, che non ha beneficiato affatto (almeno al momento) del rilassamento dei limiti al leverage ratio ( link ) da parte dell’ECB, forse perchè atteso.

In una mattinata scarica di dati macro, hanno fatto ancora rumore le news sulla Brexit. Johnson ha accettato l’emendamento che sottopone ogni misura contraria al withdrawal agreement ad un voto parlamentare. Questo aumenta la probabilità che il progetto di legge venga approvato alla Camera dei Comuni, anche se difficoltà potrebbero sorgere alla Camera dei Lords, che può rinviare l’approvazione anche per 12 mesi. Da parte EU diversi esponenti hanno dichiarato che l’emendamento non cambia la sostanza e ribadito che le clausole contestate debbono essere stralciate entro fine Settembre.
Queste news hanno stoppato il recupero della sterlina, che è  stata appesantita ulteriormente dalla notizia che nel meeting della Bank of England hanno discusso l’efficacia di tassi negativi. In serata la Von Der Leyen ha usato toni più costruttivi.
** VON DER LEYEN `CONVINCED’ EU-UK TRADE DEAL IS STILL POSSIBLE:FT

Nel primo pomeriggio, una serie di dati macro USA.
** i sussidi alla disoccupazione sono ulteriormente calati, ma meno delle attese (860.000 da prec 893.000 e vs stima per 850.000) e il  calo in generale ha parecchio rallentato nelle ultime settimane. Meglio il numero totale di iscritti  (14.1 mln da prec 14.9 e vs stime per invariato).
** Il Philly Fed di Settembre, per contro è uscito in linea con le attese (15 da 17.2 di Agosto) ma i dettagli sono buoni, con i new orders saliti di 6.5 punti a 25.5 e le fatturazioni +27.7 al record di 36.6.
** Delusione dai nuovi cantieri di Agosto, che però portano i segni, nel sud degli uragani.

Dopo un apertura complicata, Wall Street ha recuperato inizialmente terreno, fino a ridurre il calo a frazioni di punto. Al recupero ha eventualmente contribuito il reiterato ottimismo di Trump. Sembra di essere tornati ai tempi de “l’accordo con la Cina è vicino”.
*TRUMP: VACCINES COMING VERY SHORTLY, LITERALLY MATTER OF WEEKS
TRUMP SAYS COVID VACCINE IS WAY AHEAD OF SCHEDULE
*TRUMP: VACCINE EXPECTED EITHER BEFORE OR SHORTLY AFTER ELECTION

Non è durata però, e per la chiusura europea il movimento stava già scemando. I cali mostrati dagli indici continentali sono comunque ridotti (-0.67% per l’Eurostoxx 50) a dimostrazione di una resilience alla debolezza di Wall Street che si nota anche dai grafici, con l’indice da tempo compreso nel range 3150-3400 punti. La convergenza delle medie mobili a 20, 50 e 200 giorni da una misura della stabilità dell’indice nell’ultimo periodo.

La risk aversion si è riflessa anche sui rendimenti, in calo ovunque, mentre sui cambi il  $ ha restituito la forza iniziale . Brusco rimbalzo finale del petrolio, in seguito ad una serie di headline decisamente più costruttive sul fronte OPEC, recanti l’ipotesi di un meeting straordinario il mese prossimo in caso di ulteriori cali. L’impressione è però che i produttori sia nervosi.
*SAUDI OIL MINS WARNS OIL SPECULATORS NOT TO BET AGAINST OPEC+
*SAUDI OIL MIN SAYS UAE HAS SHOWN ITS COMMITMENT TO OPEC+ CUTS
*SAUDI OIL MIN: WE’LL NEVER LEAVE THIS MARKET UNATTENDED
*UAE WON’T PUMP ABOVE OPEC+ TARGET THIS MONTH: MINISTER
*UAE WILL COMPENSATE OIL OUTPUT IN OCT. AND NOV.: MINISTER
*UAE MIN.: OUTPUT INCREASE IN AUGUST WAS DUE TO DOMESTIC DEMAND
*IRAQ HAS PLAN TO MAKE COMPENSATION OIL CUTS BY YEAR-END: MIN
*OPEC+ may hold an extraordinary meeting next month should oil markets weaken even more (Reuters)

Dopo la  chiusura europea il calo di Wall Street si è nuovamente accentuato. Al momento gli indici stanno più o meno testando i minimi della scorsa settimana, che nel caso dell’S&P 500 coincidono con la media mobile a 50 giorni, mentre nel caso del Nasdaq siamo già  sotto, con l’indice che sta testando il livello di 11.000, ex resistenza ora supporto.

Di questi tempi non bisogna mai sottovalutare la portata di un supporto, e la capacità del mercato di rimbalzare. Ma uno sguardo ai grafici mi da più l’impressione che siamo di fronte a 2 flag ribassiste, e che Wall Street voglia farsi un giretto sotto i supporti, prima di stabilizzarsi. Vediamo domani come va il triple witching.