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Cautela sui mercati in attesa di numerosi eventi nel corso della settimana.

Inizio di settimana cauto sui mercati globali, dopo la baldoria di venerdì.
La seduta asiatica ha dato una falsa sensazione di positività  stamattina. Le performance dei principali indici, comprese tra il + 0.4% di Taiwan e il -0.2% di Shenzen (CSI300) risultano deludenti, se paragonate con gli incrementi degli indici occidentali di venerdì sera (S&P 500 +0.9%, Eurostoxx 50 +1.2%), maturati interamente nella seconda  parte della seduta europea, dopo lo stellare labour market report USA di novembre. I
n cerca di cause per l’abulia del China complex, gli operatori hanno guardato alla bilancia commerciale di novembre, pubblicata ieri,  con esportazioni a -1.1% anno su anno da precedente -0.8% e vs attese per +0.8%. Personalmente, dubito che uno scostamento così modesto dalle attese abbia rilevanza, ma è vero che il dato verso gli USA è stato davvero basso (-23%) il che vuole anche dire però che vi è stata una compensazione, in particolare dall’area asiatica (+18%). Più rilevanti, a mio modo di vedere, sono gli aggregati monetari e di credito di novembre, in uscita questa settimana, chiamati a rimbalzare dopo il vistoso rallentamento di ottobre.
La forte revisione al rialzo del GDP giapponese del terzo trimestre (1.8% annualizzato a da +0.2%  e vs 0.6% atteso) è stata attribuita all’ accumulo di attività pre rialzo dell’IVA e alla revisione delle serie, ma è comunque un bel numero. Chiaramente, i dati di ottobre sono stati mediocri, sia per l’impatto dell’IVA che per i tifoni, il che forse limita l’impatto di questo dato sul sentiment.

L’apertura europea non aveva catch up da fare e quindi ha riflesso pienamente la cautela degli investitori alla luce dei numerosi eventi della settimana (Dati, Fed, ECB, elezioni UK, etc ).
Oggi il  calendario macro era scarso: la bilancia commerciale tedesca di ottobre ha confermato che la domanda globale si sta riprendendo, con le esportazioni a +1.1% mese su mese, da +1.5% di settembre, e vs attese di un calo di 0.3%. Stabili le importazioni, in linea con le attese. Sempre in Germania, si è concluso il Congresso SPD, con la conferma di Walter-Borjans e Esken, e con l’intenzione di negoziare con la  CDU un programma fiscale assai più espansivo. Vedremo se verrà trovato un accordo, o se le divergenze porteranno ad un collasso della coalizione, ma in ogni caso a questo punto, chiarito che, fiscalmente parlando, l’SPD vuole una rottura col passato, questa sembra una storia per la prima metà del 2020.
In UK si avvicinano le elezioni (Giovedì). Nel week end i sodaggi hanno confermato un forte vantaggio per i Conservatori. Ma domani sera alle 23 italiane Yougov rilascerà l’ultimo sondaggio rielaborato con il modello MRP, che la volta scorsa, in antitesi coi sondaggi, prevedette il flop della May, per cui in attesa di ulteriori notizie il rally della Sterlina si è per ora fermato.

In assenza di altri spunti, una certa attenzione ha ottenuto la circostanza che le facilities della Fed per dare liquidità alle banche a scavalco d’anno stanno ottenendo grande domanda. Visto lo squeeze di settembre, mi sorprende poco che le banche mettano fieno in cascina, ma è vero che questa faccenda merita attenzione, visto che la fame di cash non si è placata nonostante iniezioni record e la ripartenza del “non QE” (così gli operatori hanno soprannominato il nuovo programma di acquisti della Fed).
Gli indici Eurozone sono partiti sottotono, mentre i bonds hanno mostrato un certo supporto. Scarsa direzionalità  sui cambi.

Nel pomeriggio non vi era alcunchè in grado di modificare questo stato di cose. Il calendario macro US era vuoto, e sul fronte trade la giornata è passata senza notizie di rilievo, il che nella mente degli investitori significa assenza di progressi verso un accordo, col la deadline del 15 Dicembre più vicina di 24 ore.
Così il mood sull’azionario si è lievemente incupito, e i bonds ne hanno tratto ulteriore supporto. A fine seduta gli indici EU mostrano perdite attorno al mezzo punto (peggio Milano) mentre i rendimenti calano ovunque in EU ma con maggior forza in periferia e sul BTP, dove probabilmente ha giocato l’accordo di massima sulla finanziaria. Se la bozza riesce ad ottenere in settimana l’approvazione in Senato, dove la maggioranza è più risicata, almeno un motivo di instabilità per il Governo, e di frizioni con l’EU, sarà nel breve rimosso.

L’agenda della settimana si comincia a popolare già da domani, con un bel po’ di dati : CPI cinese di Novembre, produzioni industriali di ottobre in Francia e Italia, small business confidence di novembre in US. Mercoledì è dominato dal FOMC in serata: non è atteso nessun movimento, ma l’attenzione sarà concentrata sulle nuove economic projections e sulla Dot Plot, per capire come i recenti dati hanno impattato sul consenso dei membri. A Powell verrà chiesto di chiarire l’entità dell’ “assessment” che può indurre il FOMC a intervenire di nuovo sui tassi.
Nemmeno 24 ore e avremo la prima della Lagarde come Presidente ECB. Anche quì, nessuna modifica è attesa, ma l’attenzione sarà rivolta a capire se i recenti mugugni di alcuni membri troveranno spazio nello Statement e nella comunicazione della nuova Presidente. Inutile dire che anche il controllo del Committee che traspare dalla sua performance sarà oggetto di scrutinio. L’eredità di Draghi è pesantissima, ma, alla luce della carriera, direi che la leadership non dovrebbe affatto mancarle. A completare la giornata di Giovedì abbiamo la produzione industriale Eurozone di ottobre, e, naturalmente, le elezioni in UK. La baldoria dovrebbe cominciare alle 22 locali, con la pubblicazione delle exit polls. Venerdì chiudiamo in bellezza con le retail sales USA di novembre.