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Buone notizie su manovra italiana e Brexit, torna il risk appetite.

Il rientro a pieno regime dei mercati dopo il Ringraziamento (e venerdì era festa anche in Giappone) ha visto il ritorno del risk appetite sui mercati, fin dalla seduta asiatica.
Già, perchè la scorsa settimana gli investitori hanno avuto poco da ringraziare: l’S&P 500 ha perso il 3.8% ( e meno male che era aperto 3 sedute e mezzo su 5) l’Eurostoxx un più moderato 1.4%. Il MSCI emerging ha perso l’1.75% guidato da Shanghai (-3.7%). Su tutti l’oil (-10.7%), tra i principali drivers del derisking.

A fronte di ciò, è positivo che gli indici asiatici siano riusciti, in aggregato, a scuotersi di dosso le scorie, mettendo a segno dei progressi. E’ il caso di Tokyo, apparentemente supportata dall’annuncio dell’aggiudicazione dell’Expo 2025, ma anche dagli upgrade ad opera di Morgan Stanley e Jefferies. Va detto che il settore tecnologico, protagonista in negativo delle ultime sedute, sta mettendo a segno un discreto rimbalzo su tutti i mercati, come mostra anche la buona performance di Seul e Taiwan.
Delusione da parte delle “A” shares cinesi, restate al palo nonostante la forza degli altri indici. Tra i motivi, la notizia riportata da Xinhua che la vendita di abitazioni a Pechino ha segnato -24% (in termini di spazio) nei primi 10 mesi dell’anno. Il fatto è che l’immobiliare nelle grandi città è in crisi, mentre performa nei centri tier 2 e tier 3. Ma le commodities industriali hanno reagito, correggendo marcatamente (materiale ferroso -6%) e ciò ha avuto un peso sul sentiment. Oltre a ciò, ha pesato la notizia che la regulation sulle holding cinesi aumenterà.
Naturalmente il crash delle commodities ha pesato anche su Sydney.

L’apertura europea ha visto gli indici trarre supporto, oltre che dal sentiment asiatico, da altri 2 distinti driver:
1) La bozza di accordo UK – EU  ha ottenuto agevolmente l’approvazione dei 27 stati al summit di ieri. Si trattava di poco più di una formalità, ma chissà, la rapidità del processo avrà illuso gli operatori che ci sia ulteriore margine di manovra per ammorbidire gli “hard brexiters”. Infatti, lo scoglio resta l’approvazione del Parlamento UK, prevista per l’11 dicembre, per la quale al momento non sembrano esserci numeri
2) e più importante, la modifica dell’atteggiamento del Governo italiano sulla manovra, con l’apertura sia da parte di Salvini che di Di Maio, a modifiche del target di deficit (finora considerato fisso). Anche L’EU avrebbe fatto passi conciliatori secondo Repubblica, con Junker  che avrebbe detto a Conte che tagli alla spesa per 6/7 bln sarebbero sufficienti per porre le basi di un accordo.
Le ipotesi di modifica dovrebbero vedere la luce stasera, in seguito al Consiglio dei Ministri previsto per le 19.30. Vedremo.

Difficile dire cosa abbia indotto a più miti i consigli i 2 Vice premier. Personalmente ho in mente 2 ipotesi:
** lo scarso successo del BTP italia preoccupa in vista dei corposi refunding del primo trimestre
** Il Governo, che ha maggiore visibilità sull’andamento dell’economia rispetto agli osservatori esterni, si è reso conto che i numeri sono ormai insostenibili e ha deciso di correre ai ripari per arrestare la deriva (e magari dotarsi di un argomento se le cose volgessero al peggio).
Presumibilmente, entrambi i fattori possono aver pesato.
Comunque sia, l’impressione che se ne ricava è che l’esecutivo italiano sia più sensibile al problema dello spread e tensioni connesse, di quando gli faccia piacere di ammettere. Ed è probabilmente questa percezione che ha dato slancio agli asset italiani in apertura, con particolare focus su btp e banche italiane. L’Indice bancario italiano chiuderà in guadagno  di quasi il 5% in aggregato, contagiando l’indice bancario europeo.

La forza degli asset nostrani ha costituito carburante in più per un recupero dell’azionario continentale che sembrava comunque già nelle carte.
Sul fronte macro, l’IFO tedesco di novembre (102. da prec 102.9 e vs attese per 102.3) ha sostanzialmente confermato, sia pure con minore intensità,  le difficoltà del manifatturiero tedesco, dopo i PMI di venerdi.

A tale proposito, oggi abbiamo avuto le prime reazioni ufficiali di esponenti dell’ECB al recente “de profundis” implicito nei dati macro.
Praet ha dichiarato che gli ultimi sviluppi puntano a una certa perdita di momentum della crescita. Il Capo Economista ECB ha aggiunto che serve ancora uno stimolo monetario significativo, e che gli strumenti di politica monetaria a loro disposizione dispongono della flessibilità per permettere il raggiungimento degli obiettivi.
Nel primo pomeriggio è stata la volta di Draghi di intervenire di fronte al Committee on Economic and Monetary Affairs del Parlamento Europeo. Draghi ha ammesso che i dati si sono recentemente deteriorati, anche se ha aggiunto che un rallentamento verso il potenziale è normale in fasi mature del ciclo e che alcuni fattori di quello attuale sono temporanei. Il Presidente ECB ha chiarito che al momento il GC continua a puntare ad uno stop al QE.
Nulla di particolarmente nuovo, al di la della inevitabile cautela sull’outlook. Ma il mercato vi ha visto l’indicazione che il termine del QE verrà eventualmente barattato con una stance ancora più prudente sulla guidance, e l’aperta presa in considerazione di una nuova TLTRO per le banche (in particolare ora che il governo italiano sta mutando atteggiamento).

Cosi il tono sui mercati è rimasto costruttivo, grazie anche al fatto che Wall Street si è unita al coro. La chiusura europea vede tutti i principali indici su dell’1% o più (quasi il 2.8% per Piazza Affari), lo spread in calo di 16 bps a 290, e l’€ in ulteriore calo a 1.133, eventualmente a scontare un ECB più accomodante.

Di solito, il Ringraziamento da il “la” alla stagione natalizia, piena di occasioni festive e di inviti a presentazioni per l’anno a venire. Ma quest’anno il panettone ce lo dobbiamo ancora guadagnare: si apre un periodo denso di eventi importanti, ed in alcuni casi caratterizzati da enorme incertezza:

** il 29 novembre (giovedi prossimo) abbiamo il Meeting Trump -Xi sul trade
** il 6 dicembre c’è la riunione OPEC
** l’11 dicembre il parlamento UK dovrebbe votare l’accordo Brexit
** il 13 dicembre abbiamo l’ECB meeting con la probabile chiusura del QE
** Il 19 dicembre abbiamo il FOMC, con il quasi certo quarto rialzo dei tassi del 2018

Venendo agli eventi principali della settimana, abbiamo mercoledi la seconda lettura del GDP US del terzo trimestre, e un discorso di Powell.Giovedi dovrebbe tenersi il famigerato incotro Xi – Trump. Oltre a ciò avremo le Minute FOMC e un altro discorso di Draghi. Venerdi chiudiamo con i PMi ufficiali cinesi, e il Chicago PMI.