Nuovi record dell’azionario all’inizio di una settimana densa di avvenimenti.

Dunque, dove eravamo?

Eravamo rimasti che in Cina i dati continuavano ad essere buoni, in Eurozone ancora le cose non stavano migliorando granchè, e in USA i dati erano a macchia di leopardo.
Durante le vacanze pasquali (e successivi ponti) è emerso che in Cina le autorità sembrano annunciare una politica monetaria leggermente meno espansiva, perchè il quadro macro è sufficientemente migliorato, ma al di fuori del territorio cinese i segnali di un impatto continuano a scarseggiare (vedi GDP Corea del Sud sotto attese). Negli USA, per contro, gli ultimi dati (in particolare durable goods di marzo e revisione stima GDP del primo trimestre 2019) sembrano indicare un ciclo più forte di quanto si credesse (anche se sul GDP, 0.9% oltre le stimem hanno pesato scorte e canale estero) .
La dinamica è stata catturata soprattutto dal mercato dei cambi, che ha visto il $ fare nuovi massimi in aggregato, e mettere alle corde un buon numero di divise, tra cui l’€, ai minimi da quasi 2 anni. Discorso analogo per i tassi, col bund tornato temporaneamente negativo (mentre il treasury è rimasto attorno al 2.5%). Volatilità sullo spread BTP Bund, inizialmente assai più largo e poi rientrato a cavallo della decisione di S&P di lasciare rating e outlook italiani invariati.
L’azionario ha mantenuto un buon tono, trainato da Wall Street che, sospinta dai dati macro e da trimestrali generalmente migliori delle attese (in particolare sui colossi del tech), ha segnato nuovi massimi, ad appena 4 mesi dai minimi relativi di Natale 2018. L’Europa ha seguito, con meno entusiasmo, ma è da notare che, a 1 mese, l’Eurostoxx fa ancora meglio dell’S&P 500, di quasi un punto. Tra l’altro, qui i risultati in generale brillano un po’ meno (qualche dato in più in fondo al pezzo). Sul fronte commodities il balzo dell’oil, seguito al mancato rinnovo delle deroghe alle sanzioni all’Iran da parte degli USA, è stato cancellato da report secondo cui l’Arabia si farà carico della differenza, aumenti delle scorte e inviti di Trump all’OPEC ad aumentare la produzione.

La settimana che inizia oggi, pur spezzata, per gran parte dell’ Eurozone, dalla festività del primo maggio, è decisamente densa di avvenimenti. Se la giornata di oggi è un po’ interlocutoria, domani partiamo a bomba con i PMI ufficiali cinesi di aprile, e quello manifatturiero elaborato da Markit. Dopo il balzo di marzo, sarà interessante vedere se il trend di miglioramento prosegue o avremo un assestamento. Poi, avremo il GDP del primo trimestre in Eurozone, Francia e Italia. In US avremo il Chicago PMI di Aprile, le trimestrali di Apple, ConocoPhillips, General Electric, General Motors e McDonalds. infine riprendono le trattative USA-Cina, con Mnuchin e Lighthizer a Pechino.
Mercoledi è festa in Europa, ma avremo i PMI manifatturieri finali in Giappone, UK e US dove verrà pubblicato anche l’ISM. In serata abbiamo nientemeno che il FOMC, dove Powell comunicherà se, e in che modo, i record azionari e il miglioramento del quadro macro USA impattano la stance paziente della Fed (poco, probabilmente). Giovedì l’Europa riapre con la pubblicazione dei PMI manifatturieri finali di aprile. I report dovranno chiarire chi si fa carico della sottoperformance del “resto d’Europa” rispetto a Germania e Francia, evidente dai dati flash (vedi Lampi del 18 Aprile a questo link). La scelta è principalmente tra Spagna e Italia, ma entrambe potrebbero aver deluso. A parte ciò, rileverà la direzione di eventuali revisioni (se non sbaglio, negli ultimi 2 casi i report finali sono stati meglio dei flash).
Venerdì chiudiamo in bellezza con labour market report US di aprile, accompagnato dall’ISM non manufacturing.

Venendo alla seduta odierna, l’Asia ha avuto un tono contrastato. Intanto, le chiusure del Giappone per festività (che durerà per tutta la settimana) e dell’India per elezioni, hanno sottratto volumi all’attività. L’azionario cinese ha apparentemente risentito di indiscrezioni raccolte da Bloomberg secondo cui tra Cina e USA rimangono questioni irrisolte, e “Trump potrebbe decidere di abbandonare le trattative se non fosse soddisfatto dei progressi in settimana”. Sugli indici generali ha pesato la debolezza delle small cap. Considerando che domani escono i PMI ufficiali elaborati dall’ufficio statistico nazionale, la dietrologia porterebbe a pensare che saranno deludenti (il 29 marzo, ultima seduta prima della pubblicazione dei report di marzo, lo Shanghai Composite guadagnò il il 3.2% e le small caps il 4.1%).
Vedremo.
Tra gli altri indici, spicca il balzo di Seul (+1.7%) messo da alcuni in relazione con la sorpresa positiva della consumer confidence di Aprile, seguito dal rimbalzo delle vendite al dettaglio di marzo.

La seduta europea ha avuto una partenza di slancio, eventualmente agevolata da 2 fattori:
** il risultato delle elezioni spagnole, che ha rispettato i sondaggi, consegnando la vittoria ai Socialisti, e contenendo l’avanzata dell’estrema destra. Certo, non si può dire che fare il Governo sarà facile, visto che a Sanchez non basta l’alleanza con Podemos per avere la maggioranza, ma serve l’aiuto degli indipendentisti, o dei piccoli partiti regionali, che hanno preso 12 seggi (per la maggioranza ne servono 11). Altrimenti si può puntare a allearsi con i Ciudadanos. Quest’alleanza è stata più volte negata in campagna elettorale, ma l’esperienza italiana insegna….
In ogni caso, con le elezioni europee tra i piedi, difficile che nasca un Governo prima dell’estate. Ma sicuramente il risultato è pro EU.
** S&P venerdi sera, a mercati chiusi, ha lasciato invariata la situazione italiana su rating e outlook (BBB con negative outlook), sottolineando l’avanzo commerciale, la scadenza lunga del debito e i vincoli di finanza pubblica derivanti dai trattati. L’agenzia ha anche citato però l’impatto sul debito delle recenti misure e i rischi connessi con la direzione delle future manovre. Se il BTP aveva già prezzato in gran parte questo outcome venerdì, e dopo un balzo iniziale ha sostanzialmente consolidato, le banche italiane oggi se ne sono avvantaggiate.

Il movimento non è stato sostenuto, e in tarda mattinata l’azionario europeo aveva accumulato qualche perdita, nonostante la buona vena del settore bancario.
Sul fronte macro, gli aggregati monetari ECB di marzo hanno riportato un balzo di M2 (+4.5% da +4.3% e vs attese per +4.2%), ma il credito alle aziende ha marginalmente rallentato (3.1% da 3.2%), con una salita del credito alle famiglie ma stagnazione di quello alle aziende. A livello geografico la periferia ha fatto peggio della core Europe. Ancora deboli la economic, business, industrial e services confidence di aprile.
Il sentiment ha segnato il nadir a metà giornata, e poi, complice una Wall Street in vena di segnare nuovi record, il mercato si è progressivamente ripreso. A supportare il sentiment hanno contribuito le dichiarazioni concilianti di Mnuchin:
*MNUCHIN SAYS ENFORCEMENT PART OF CHINA DEAL CLOSE TO DONE
Mnuchin says two rounds of talks may seal U.S.-China deal -Fox Business Network

In US, oggi i dati hanno avuto un tono modesto. Sotto attese personal income di marzo, ma il personal spending invece si è rivelato robusto. Sotto attese anche il PCE deflator di marzo , sia headline che core, cosa che renderà tranquilla la FED mercoledì. Deludente il Dallas Fed di aprile (2 da 8.3 vs attese per 10).
Ma Wall Street guarda a earnings e dati dei prossimi giorni e sente la vicinanza di quota 3.000 di S&P 500 alla quale si era già avvicinata, senza completare l’ opera, a ottobre 2018.
Così l’azionario continentale ha archiviato con marginali progressi una seduta che a metà pareva compromessa, trainato dal settore bancario che torna a vedere un minimo di salita dei rendimenti Eurozone, un fenomeno che sembra aver sentito marginalmente anche l’€, nella seconda metà della seduta. Il BTP chiude con lo spread in calo di un paio di bps vs un bund che resta a cavallo dello zero.

Tornando brevemente alle earning seasons, in USA, con 232 aziende dell’S&P 500 che hanno già pubblicato, le trimestrali stanno battendo le stime di utili agevolmente (78% delle aziende supera il consenso, con sorpresa aggregata del 5.38%), ma il fatturato stenta (53% con sorpresa -0.04%). E si può dire che parte della sorpresa sugli EPS sia dovuta ad abbassamento delle stime, visto che la crescita degli utili è del 2%. Meglio il fatturato (+3.7%).
In Europa siamo più indietro (169 aziende dello Stoxx 600) ma anche meno brillanti, con meno del 50% di aziende che batte le stime di utili  (sorpresa aggregata -4.87%) e il 58% che batte quelle di fatturato (sorpresa 0%) ma qui la crescita c’è per utili (14%) e fatturato (4%)
(Dati di Bloomberg)