NB: Domani Lampi salta un giorno e torna venerdi
Com’era immaginabile, Wall Street ieri ha salutato con una raffica di record il virtuale passaggio delle misure fiscali. Infatti, praticamente tutti i ribelli al Senato hanno dichiarato di supportare l’ultima versione del progetto di legge riconciliato (il solo Jeff Flake sembra ancora incerto), il che rende assai improbabile un incidente di percorso. Secondo le ultime news entrambi i voti si dovrebbero tenere oggi, alla Camera intorno alle 12.30 (18.30 italiane), ed in Senato durante la serata. Trump ha già festeggiato da par suo su Twitter (Biggest Tax Cuts and Reform EVER passed. Enjoy, and create many beautiful JOBS!).
Diciamo che su questo fronte l’unico colpo di scena possibile è un fallimento dell’ultimo minuto, mentre le approvazioni dovrebbero avere impatto residuale sugli asset. Personalmente penso che possiamo passare ad altro.
La seduta asiatica è stata caratterizzata da un nuovo rimbalzo dei mercati cinesi, senza un catalyst preciso, visto che la Central Economic Work Conference non ha ancora cominciato a produrre headline, mentre i primi dati macro di peso arrivano a Capodanno, con i PMI ufficiali. Domani le guidelines di programmazione economica dovrebbero comunque causare un po’ di movimento. Non so se l’ottimismo di oggi vada preso come un segnale di un outcome costruttivo.
Pausa, dopo l’esuberanza di ieri, per Tokyo eventualmente innervosita dall’incombere del meeting BOJ (21 dicembre). Il rischio che sembrano intravedere gli investitori è che Kuroda e C. segnalino una qualche modifica al QQE con yield targeting nei primi mesi del 2018. In verità, la recente retorica lasciava intendere il contrario, con alcuni membri a chiedere addirittura che la loro view dovish venisse riflessa nell’outcome del meeting. Ma è un fatto che la stance BOJ è invariata da 14 mesi, nei quali il quadro macro è assai cambiato (il Governo ha appena alzato le previsioni di crescita). A mio modo di vedere è questione di tempo che la BOJ attenui un po’ l’easing stance, ma probabilmente Kuroda non si precipiterà a segnalarlo a fine 2017 (visto che oltretutto gli piacciono le sorprese).
L’apertura europea è avvenuta con un tono incerto, e la tendenza a consolidare le performance di ieri. Alle 10.00 era prevista la pubblicazione dell’IFO tedesco di dicembre e l’attesa di un altro record ha offerto supporto all’€ ed eventualmente messo un po’ di pressione ai tassi.
Ma l’IFO si è invece assestato marginalmente (117.2 da 117.6 vs attese per 117.5), a causa di un tenue calo delle attese. Intendiamoci, la survey resta sui massimi storici, ad un livello che segnala un attività manifatturiero spumeggiante. Ma il balzo a 63.3 del PMI manifatturiero ha ottenuto solo un parziale riscontro.
A fronte di ciò, l’€ ha corretto temporaneamente, ma i bonds europei non ne hanno tratto alcun sollievo, anzi hanno accentuato la correzione infilandosi in una delle peggiori sedute del trimestre.
Su un mercato già pesante ha impattato la notizia che il Tesoro tedesco approfitterà dei tassi bassi per incrementare le emissioni sulla parte lunga della curva. La rottura di livelli tecnici ha fatto il resto e cosi i rialzi dei rendimenti sulle curve core si sono fatti significativi.
Il settore bancario ha mostrato di gradire il movimento, ma la fiammata di volatilità sui tassi ha ulteriormente innervosito l’azionario in generale.
Da qualche giorno, il clima sul btp non è tale da permettergli di assorbire macate salite dei rendimenti del Bund. Oggi poi tra i commenti di alcune case hanno trovato spazio le indiscrezioni de La Stampa secondo cui Il Movimento 5 Stelle potrebbe considerare un alleanza di governo col PD, se Renzi dovesse perderne la guida dopo le elezioni. E cosi la carta italiana ha fatto addirittura peggio, in controtendenza col resto della periferia.
Nel pomeriggio, ancora buone notizie per il ciclo USA. I nuovi cantieri continuano a performare bene a novembre, anche se la revisione al dato precedente annulla la sorpresa. I permessi di costruzione lasciano ben sperare per i prossimi mesi, supportati dalla domanda per ricostruzione post uragani. E il current account balance del terzo trimestre è risultato inferiore alle attese il che, oltre a deporre bene per la crescita, mostra forse un effetto della svalutazione del $.
Peraltro, complice un movimento dei tassi US in simpatia con quelli europei, Wall Street sembra incline ad un po’ di “sell the fact” preventivo (visto che l’approvazione avverrà nelle prossime ore), e ciò ha avuto il consueto effetto deprimente su un azionario europeo già innervosito dalla volatilità sui tassi e dal recupero della divisa unica. Di certo vi è che questa resistenza in area 3600-3620 di Eurostoxx si sta mostrando coriacea, e anche oggi ha fatto il suo mestiere.
In tema di resistenze tecniche, il 10 anni treasury sta testando nuovamente quota 2.45% che lo ha lungamente contenuto nella seconda metà dell’anno. Vediamo se, questa volta, il livello da strada e produce un test dei massimi in area 2.6%. Su fronte macro ci sarebbe abbondanza di motivi (per effetto dei dati il surprise index Citi è ai massimi da febbraio 2017 e quello Bloomberg ai massimi storici), e l’approvazione delle misure fiscali e il back up sui tassi Eurozone possono costituire il catalyst