NB: Lampi torna mercoledi 2 Maggio
Con la fine di questa settimana, in cui hanno riportato 181 aziende dell’S&P 500, superiamo la metà dell’earning season US (266 su 500). Solitamente, le risultanze ottenute a questo punto in termini aggregati possono essere considerate quasi definitive.
Il quadro che emerge è positivo:
** Il 78% delle aziende ha battuto le stime di EPS e la sorpresa aggregata sfiora il 7% (dati di Bloomberg). L’earning growth è indicata al 25%, il che sembra esagerato, ma altre case (Citigroup) la indicano al 22% il che vuol dire che l’ordine di grandezza è quello. D’altronde, 25% è quello che si ottiene aggiungendo la sorpresa aggregata del 7% al consenso del 18% di crescita che avevamo a inizio stagione (vedi Lampi del 12 aprile)
** Il 70% delle aziende batte le stime di fatturato. Qui la sorpresa aggregata è più ridotta (0.8%) ma la crescita è del 9.5%, sopra la media dei trimestri precedenti.
Naturalmente la riforma fiscale ha un peso rilevante sui dati di EPS (almeno un 5/6% di EPS growth secondo alcune stime). Nondimeno, la crescita degli utili è brillante, e l’earning season è sicuramente un fattore a supporto per l’azionario, nonostante le citate prese di beneficio su alcuni nomi dopo la pubblicazione.
E alcune trimestrali eccellenti sembrano aver contribuito al rimbalzo di Wall Street ieri sera. Facebook (+9%) e AMD (+13%) hanno trainato il Nasdaq allla prima chiusura positiva dopo 6 cali a fila (e la trimestrale di Amazon uscita aftermarket impatta positivamente sulla performance odierna). Il resto lo ha fatto la pausa nel rialzo dei tassi globali, favorita dai toni prudenti di Draghi alla conference post meeting ECB. Al momento, il livello del 3% sembra aver nuovamente respinto l’assalto del 10 anni treasury.
A fronte di ciò, la seduta asiatica ha avuto un tono costruttivo, con i settori tecnologici, per una volta, di supporto ai rispettivi indici generali. Ciò è particolarmente vero per Tokyo, che è stata aiutata anche dalla conferma della stance attuale da parte della Bank of Japan al meeting odierno. Le proiezioni di crescita e inflazione sono rimaste invariate, ma i toni di sottofondo sono stati prudenti. Kuroda ha spiegato la cancellazione del espressione di fiducia nel raggiungimento del target di inflazione nel 2019 dallo statement, dichiarando che, dovesse rivelarsi impossibile in quei tempi, creerebbe aspettative di ulteriore easing, mentre loro vogliono le mani libere. Insomma nessun segnale che la stance verrà cambiata in tempi brevi.
Un recupero finale ha evitato l’ennesima perdita ai mercati locali cinesi. Agli investitori non è sfuggito il calo degli industrial proifits a marzo (+3.1% anno su anno da +10.8%), anche in gran parte il calo è dovuto alla caduta in ritardo del Capodanno Cinese. E’ c’è apprensione per i risultati di Apple, visto l’ampio indotto nell’area. Le altre piazze hanno mostrato buone performance, supportate, a cominciare da Seul, dai buoni auspici dell’incontro tra i leaders delle 2 Coree.
Un tono positivo su cui ha potuto contare anche l’Europa, che ha aperto in rialzo, gratificata da un € in ulteriore calo sotto 1.21 vs $. Unico neo, l’onda lunga della cautela di Draghi ieri ha continuato a premere sui rendimenti, cosa che ha penalizzato il settore bancario.
Sul fronte macro, continuano le vacche magre in Eurozone, con il GDP e il consumer spending francesi del primo trimestre sotto attese, che hanno forse contribuito a deprimere la divisa unica.
Per non parlare del GDP inglese del primo trimestre (0.1% trimestrale da rivisto 0.1% e vs 0.3% atteso) che ha imposto un’altra debacle della Sterlina.
Più costruttività sui dati dei prezzi, con PPI in accelerazione a marzo in Italia e Francia, e CPI francese leggermente sopra attese.
Nel pomeriggio, parecchio attesa era la prima stima del GDP USA del primo trimestre. Il dato ha sorpreso significativamente in positivo (2.3% annualizzato da 2.9% precedente e vs 2.0% atteso). Paragonato con i primi trimestri degli scorsi anni, è un trimestre solido (la destagionalizzazione dei dati apparentemente fa cilecca nell’ ultimo periodo). La crescita dei consumi, come atteso, è stata debole, a +1.1%. Il fatto è che il dato dello scorso trimestre è stato clamorosamente distorto dalla domanda di sostituzione di beni distrutti dagli uragani (auto etc), e un rallentamento dal ritmo frenetico di fine 2017 (+4%) era da mettere in conto. Nei prossimi mesi dovrebbe entrare a regime il risparmio fiscale e i consumi dovrebbero giovarsene. Moderato il rallentamento degli investimenti (da +6.8% a +6.1%), mentre le scorte hanno aggiunto uno 0.4% che potrebbe in parte essere restituito a Q2. Robusto, e in linea col consenso il Core PCE price index, a dimostrazione che l’inflazione sta salendo, una circostanza confermata anche dal Employment cost Index Q1 uscitoa +0.8% 0.1% sopra attese. In lieve miglioramento l’U. of Michigan sentiment index di aprile.
L’uscita dei dati ha dato luogo a un piccolo rimbalzo dei tassi e al massimo del $ contro le principali divise, dopodichè è iniziato il processo di position squaring in vista del week end (che nel caso dell’Europa è un we lungo visto che martedi è la festa del lavoro) e quindi i rendimenti hanno ripreso la discesa e il Dollaro ha iniziato un tenue movimento di correzione, che vede l’€ chiudere la seduta europea poco sopra 1.21.
La cosa non ha disturbato troppo l’azionario Eurozone, con l’Eurostoxx che, con la modesta salita odierna, porta a casa la quinta settimana positiva a fila e la prima chiusura sopra la media mobile a 200 giorni dal 2 febbraio scorso. Tra i principali indici europei, l’unico a scendere è ilFTSE Mib, che oltre a trovarsi al cospetto, della resistenza costituita dal massimo di inizio gennaio, oggi è stato penalizzato più degli altri dal calo delle banche . D’altronde è anche l’unico indice ad aver fatto, di misura, nuovi massimi dell’anno questa settimana, e, con il suo +9% è di gran lunga il miglior indice europeo e il secondo tra gli oltre 30 che monitoro, dopo il Bovespa.
A 3 ore dalla chiusura Wall Street non sembra aver ancora deciso che segno dare a questa settimana. L’S&P oscilla poco sopra la parità e invariato rispetto a venerdi scorso. La pietra dello scandalo continua ad essere il Nasdaq, che ha dilapidato tutto il vantaggio datogli dalla forza di Amazon (+4%) e a sua volta arranca in pari.
Il quadro tecnico sull’indice è complesso. E’ l’unico dei principali indici US a non aver ancora toccato ancora la media mobile a 200 giorni, il che da forse un aria di incompiutezza alla sua fase correttiva. Ha un area di supporto teoricamente solida tra 3660 (mm 200 gg) e 6300 (minimo in chiusura 8 febbraio e minimi di inizio aprile). Il fatto è che un eventuale rotturadi quest’area completa un testa e spalle ribassista, ancora più nitido sul neonato indice che include solo le FAANG shares. Questa figura, che ha cominciato a godere di una certa popolarità sui media, ha un target sulla carta abbastanza ambizioso (sotto 5.500).
Posto che non è detto che la citata resistenza venga testata (forse saranno i risultati di Apple martedi a deciderlo) un’ eventuale tenuta ad un terzo test non farà che confermarne la validità. Se cede, immagino che nell’immediato il momentum ribassista sara forte, anche se, su testa e spalle cosi evidenti e pubblicizzati, i fallimenti sono frequenti quanto i successi.