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Tentativi di stabilizzazione da parte dell’ azionario globale.

Ieri sera, Wall Street ha messo poi un po’ di distanza tra la chiusura e i livelli peggiori della seduta, pur terminando con un significativo passivo (S&P 500 -0.7%). I settori recentemente più penalizzati (Ciclici, tech, e titoli esposti alla Cina) hanno continuato a outperformare quelli più difensivi, una price action che da un lato sembra indicare che nel breve il pessimismo sulla trade war ha raggiunto un climax, dall’altro lascia intendere che il tentativo di stabilizzazione è sintomo più di ricoperture che di un percepito miglioramento del quadro.

La seduta asiatica, con queste premesse, ha avuto un andamento contrastato, con A shares, Tokyo e Sydney in lieve passivo, e H shares, Taiwan, Seul, e Mumbai a mostrare moderato sollievo.
La retorica, sul fronte trade, continua a risultare decisamente poco conciliatoria. Il vice ministro degli affari esteri, Zhang Hanhui, ha definito l’atteggiamento USA “terrorismo economico”. Il Ministro del Commercio Cinese ha ribadito che la Cina è disposta a “combattere fino alla fine” qualora l’atteggiamento e i toni US dovessero proseguire sulla scia delle ultime settimane. La Cina salvaguarda i diritti delle aziende straniere ma è pronta a tutto per difendere le proprie e non può accettare che le proprie risorse (terre rare) vengano usate contro di lei.
Questo tema delle terre rare affiora sempre di più, come potenziale rappresaglia. La Cina detiene una quota di mercato di circa il 70%, il che la pone in condizione, nel breve, di causare dei discreti disagi agli USA. Vale la pena di sottolineare che fino al 2010 la quota era del 10%, ma poi è scesa, in seguito ad una sospensione di 2 mesi applicata al Giappone, che ha indotto gli utilizzatori a iniziare una politica di diversificazione. Quindi non è una strategia a costo zero per la Cina. Già il fatto di paventarla incentiverà gli USA a diversificare. Ma, ovviamente, non è un processo immediato.
infine, sembra che i Cinesi si stiano preparando a rendere pan per focaccia agli USA, in tema di sicurezza. La China’s Cyberspace Administration ha pubblicato una bozza che, se approvata, permetterà di vietare gli acquisti di tecnologia USA alle aziende cinesi, per questioni di sicurezza. Resta da capire dove i cinesi potranno approvvigionarsi, vista l’eccellenza delle aziende USA. Ma le aziende di telefonia USA affrontano problemi simili.
Intanto, nel week end entrano in vigore i dazi cinesi sui 60 bln di importazioni dagli USA, mentre quelli USA, elevati su merce ai tempi non ancora partita, staranno cominciando a impattare in questi giorni. Come da aspettative, nessun passo per evitare queste imposizioni è stato fatto dalle parti.

La seduta europea è partita con un tono improntato al rimbalzo. Oggi non era previsto alcun dato in Eurozone e quindi il focus è rimasto sul trade e sui rapporti Italia – EU, incentrati sulle finanze pubbliche. Tria ha tempo fino a domani per rispondere a Bruxelles, e sui media italiani hanno continuato a circolare indiscrezioni sulle spiegazioni fornite: a impedire il rientro sarebbero stati il quadro macro globale e l’inflazione bassa, mentre ulteriori correttivi sarebbero da evitare perchè impattano sulla crescita. Verranno sottolineati il buon primo trimestre 2019 e i minori costi legati alla manovra.
Dubito che la Commissione EU si lascerà convincere da simili argomentazioni. Vedremo.

Nel frattempo stamattina era prevista l’asta italiana di fine mese (8.5 bln su 4 linee). La domanda è stata forte sul 5 anni, un po’ meno sul 10 anni, ma i prezzi di assegnazione sono stati in media 5 cents sopra i livelli del secondario.
Un esito piuttosto buono considerando :
** l’evoluzione del contesto politico
** l’ammontare elevato
**  il recente recupero dei Titoli di Stato Italiani, che sono entrati in asta senza cedere praticamente nulla.

A metà giornata, Bloomberg ha rivelato che la Cina ha sospeso gli acquisti di soya dagli USA. Come segno di buona volontà durante le negoziazioni, il colosso asiatico, che è il primo importatore mondiale, aveva acquistato 13 milioni di tonnellate, promettendone altri 10, ma quest’ultimo acquisto è stato sospeso.
Nulla di sorprendente: anche nel 2018 gli acquisti di derrate agricole erano stati sospesi.
Trump dal canto suo ha osservato che la Cina vuole assolutamente un accordo (US Is doing Well With China, China Would Like To Make A Trade Deal With US – RTRS)
Nonostante i tentativi di Trump e dei cinesi di deprimere il sentiment, azionario e BTP hanno approcciato il pomeriggio con un buon tono, mentre i rendimenti core hanno accennato a salire un po’, senza molta convinzione.

Il clou macro della giornata era la seconda stima del GDP US del primo trimestre, dopo l’exploit della prima stima. Il dato è stato rivisto marginalmente al ribasso (3.1% da precedente 3.2% e vs attese per 3%), un inezia, considerando che il dato è annualizzato. Nel dettaglio i consumi sono stati rivisti al rialzo (+0.1% a 1.3%), mentre gli investimenti sono stati abbassati. I dati sui prezzi hanno deluso, col core PCE passato da +1.3% a +1%. In generale il quadro resta lo stesso della prima release, coi 2 caveat che le scorte hanno aggiunto parecchio e potrebbero sottrarre nei prossimi mesi, e che la revisione al ribasso degli investimenti abbassa la base di partenza per il trimestre in corso, in cui difficilmente daranno particolare prova, viste le news.
Per il resto, i sussidi alla disoccupazione sono usciti in linea, cosi come il trade balance di aprile, più o meno. Più alte delle attese le scorte all’ingrosso e al dettaglio di aprile, mentre le pending home sales hanno deluso.
Nulla che modificasse granchè un quadro di crescita per il secondo trimestre, che non pare molto arzillo.

L’apertura di Wall Street è stata positiva, con gli indici a proseguire il rimbalzo di ieri. Il livello di 2800 ha per il momento respinto il primo assalto.
Nel pomeriggio, sulle workstation sono rimbalzate le dichiarazioni di Salvini: se il Movimento non appoggia il suo piano fiscale e continua ad attaccarlo come avvenuto in campagna elettorale, lui è pronto a staccare la spina al Governo. La scelta tra un piano fiscale prodigo e in contrasto coi voleri di Bruxelles, o nuove elezioni in periodo di elaborazione della nuova legge di stabilità, sono risultati un po troppo per il mercato, che ha preso nuovamente a vendere gli asset italiani. E cosi Il BTP ha visto evaporare la performance post asta e ha finto con allargare marginalmente vs bund, mentre Piazza Affari, che già era poco ispirata, ha chiuso in controtendenza con gli altri indici europei.
Sul fronte cambi, il lento rally del $ è stato fermato dalle dichiarazioni del Vicepresidente FED Clarida, secondo il quale l’economia US sta bene, ma l’inflazione è bassa e il FOMC darebbe il giusto peso a un eventuale materializzazione di rischi al ribasso.  Le notizie sui prezzi (PCE etc) hanno attenuato la già flebile tendenza dei tassi a salire.
Sempre debole il petrolio, colpito oggi da scorte EIA in calo inferiore alle attese. Ulteriori significative discese produrranno effetti su utili e sentiment.
In generale sembra che i mercati stiano tentando una stabilizzazione, che potrebbe lasciare spazio al rimbalzo che ipotizzavo i giorni scorsi. Ma bisogna vedere se l’S&P è in grado di issarsi sopra 2.800, mandando in fuorigioco tutti quelli che hanno venduto la rottura di questo importante livello. Se non ce la fa, nonostante sentiment super negativo, positioning scarico e ipervenduto di breve, vuol dire che davvero è in atto un cambio strutturale nel positioning, o che la situazione macro è in serio deterioramento.
Un buon catalyst direzionale potrebbe venire stanotte dalla pubblicazione dei PMI ufficiali cinesi di maggio. Le attese sono per un moderato calo di 0.2 del manifatturiero, che lo riporterà però sotto la soglia di contrazione. Un dato significativamente peggiore costituirà un brutto segnale. Lunedi avremo anche i PMI Markit (che riguarderanno anche il resto del globo).