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Si accentua il rallentamento macro europeo a Gennaio.

Giornata decisamente movimentata sui mercati, quella odierna, grazie ad una nutrita serie di eventi, alcuni attesi e altri no. Andiamo per ordine.

Ieri sera, Wall Street si è ripresa dal -0.8% a cui era stata precipitata dal newsflow sullo shutdow, per chiudere marginalmente positiva (+0.2%). Alla resilience hanno presumibilmente contribuito alcune trimestrali eccellenti (IBM, P&G) migliori delle attese soprattutto sul fronte guidance 2019.

Sul recentemente florido fronte delle misure di stimolo monetario, la novità odierna è che la PBOC, al fine di incentivare la raccolta di nuovo capitale bancario, ha varato uno schema di incentivi all’emissione,da parte degli istituti, di obbligazioni tier 1 perpetual. Apparentemente, questi bonds potranno essere usati come collaterale nelle varie facilities di rifinanziamento. Inoltre è stato istituito uno schema col quale gli specialist potranno swappare questi perpetual con Bills della Banca Centrale. Bank of China ha subito provveduto a fornire la prima razione di carta adatta allo scopo, emettendo un perpetual subordinato per 40 bln yuan.
E’ evidente lo sforzo delle Autorità di aumentare la capacità delle banche di erogare credito, dopo avergli fornito la liquidità con i nuovi schemi di rifinanziamento (vedi Lampi di ieri ).

Su queste basi, la seduta asiatica ha avuto un tono costruttivo, con i principali indici un positivo, e solo Tokyo sostanzialmente al palo, frenata dalla debolezza del PMI flash manifatturiero di gennaio. Il report, rivelatosi degno precursore di quelli Eurozone, è bruscamente calato a 50.0, soglia della contrazione e minimo dal 2016, lasciando sul campo ben 2.6 punti. I dettagli sono decisamente brutti, con i new orders calati in territorio di contrazione, e gli export orders che hanno accentuato il ritmo di calo. Non un bel segnale per il tono della domanda globale.

E infatti, all’apertura della seduta europea, ha ricominciato a grandinare sulle speranze di stabilizzazione congiunturale del vecchio continente.
Il PMI composite flash francese di gennaio, pubblicato alle 9.15, ha mostrato una marcata accentuazione del ritmo di contrazione dell’attività, deludendo clamorosamente il consenso, che si attendeva un bel rimbalzo (47.9 da prec 48.7 e vs attese per 51).  A deprimere il dato aggregato, che ha segnato il minimo da 4 anni, un ulteriore discesa della componente servizi (47.5 da prec 49 e vs attese per 50.5) anch’essa ai minimi da 5 anni, a dimostrazione che l’impatto delle proteste dei Gilet Gialli, anzichè attenuarsi, si è rafforzato. Nella nota, Markit si chiede quanto sia davvero l’effetto delle manifestazioni e quanta debolezza sia invece indipendente dalle proteste. Se non altro, il settore manifatturiero francese si è issato nuovamente sopra la soglia di espansione (51.2 da prec 49.7 e vs attese per 50.0).
Musica appena migliore un quarto d’ora dopo, con la pubblicazione del dato tedesco. Il numero composite (52.1 da prec 51.6 e vs attese per 51.9) ha sorpreso marginalmente in positivo, giovandosi di un rimbalzo della componente servizi (53.1 da prec 51.8 e vs attese per 52.1). Ma il manifatturiero è entrato in territorio di contrazione (49.9 da prec 51.5 e vs attese per 50) gravato da un’accentuazione del ritmo di contrazione degli ordinativi.
Alle 10.00 il dato composite Eurozone ha confermato l’ulteriore rallentamento dell’attività economica continentale (50.7 da 51.1 e vs attese per 51.4). A livello aggregato, non vi è una grossa differenza tra il settore manifatturiero (50.5 da prec 51.4 e vs attese per 51.4) e quello servizi (50.8 da 51.2 e vs attese per 51.5). Entrambi sono sull’orlo della stagnazione, e la nota di Markit riporta che anche il resto dell’area Euro, di cui in sede flash non si da dettaglio, ha rallentato ai minimi da oltre 4 anni.  Ovviamente il calo della domanda globale continua a essere un tema dominante, come si nota dal fato del manifatturiero tedesco. Ma il settore servizi, che aveva tenuto fino a 2/3 mesi fa, dando l’illusione di una domanda interna resiliente, ha chiaramente ceduto sotto i colpi delle incertezze politiche (Brexit, scontro Italia EU, Gilet gialli etc etc).
Il report è coerente con una crescita di 0.1% trimestre su trimestre. Unico aspetto positivo, a pare il rimbalzo deel settore servizi tedesco, e la modesta stabilizzazione nelle busines expectations.
In generale, appare evidente come l’economia Eurozone abbia patito particolarmente l’ulteriore rallentamento cinese del quarto trimestre (vedi manifatturiero tedesco) e i citati focolai interni, e abbia bisogno come il pane di un rimbalzo della domanda globale, per evitare una completa stagnazione nei prossimi mesi.

Dopo uno sbando iniziale, i mercati azionari europei hanno preso a salire: con questi dati, chissà come sarebbe stato dovish Draghi alla conference!
Particolare entusiasmo si è notato nuovamente sul settore bancario, in anticipazione di una annuncio sulla nuova TLTRO. Coerente la reazione degli altri asset, con i bonds europei in recupero (sia core che periferia) e l’€ in indebolimento.

L’ECB non ha però assecondato interamente le aspirazioni degli investitori.
Dato per scontato che tassi, guidance e politica di reinvestimento sarebbero stati lasciati invariati (anche se era circolata qualche speculazione di una modifica al deposito per aiutare le banche), l’accento era sulla percezione dei rischi sull’economia e sulla possibilità di un ufficializzazione di una nuova TLTRO o altre iniziative a supporto.
Il Governing Council ha preso atto, nello Statement, che il quadro macro si è deteriorato e che a questo punto i rischi sono chiaramente al ribasso rispetto allo scenario iniziale. Ma Draghi ha chiarito a più riprese che il meeting odierno è stato incentrato su una valutazione della situazione attuale, e sulla determinazione della possibile durata di questa fase di rallentamento, sulla quale vi sono opinioni diverse all’interno del GC. Non si sono prese decisioni su corsi di azione specifici, ed eventuali annunci sono rimandati a marzo, quando si avranno disponibili anche le previsioni dello staff. Il Governing Council ritiene che gli effetti dei fattori interni si assorbiranno, ma sulle prospettive per il ciclo globale c’è più dibattito. Alcuni membri hanno proposto corsi d’azione per affrontare la congiuntura, compreso il varo di una nuova TLTRO, ma il dibattito è stato rinviato a marzo.

Inizialmente il mercato è sembrato deluso dell’outcome, marcatamente meno ottimista di Dicembre ma avaro di soluzioni e misure.
Cosi l’azionario ha azzerato i guadagni, l’€ ha continuato la discesa, a prezzare interamente il quadro macro e le performance dei bonds hanno mostrato una divergenza, con il bund sostenuto dal mood, e i periferici a prezzare una minore probabilità di una nuova TLTRO.

Successivamente, il sentiment ha dato segnali di ripresa. L’impressione personale, è che i mercati siano giunti alla conclusione che la reticenza di Draghi a varare immediatamente nuove misure – nella fattispecie la nuova TLTRO – sia dipesa più da motivi di forma che di sostanza. Avendo annunciato il termine del QE a dicembre, lanciare immediatamente una nuova misura avrebbe dato l’impressione di nervosismo e precipitazione. Rinviando la decisione a marzo, Draghi, oltre a prendere tempo, si dota di altre 6 settimane per sfruttarne il mero impatto psicologico. E’ comunque evidente a tutti che la situazione dovrà migliorare non poco, per convincere il Governing Council a non prolungare il supporto alla liquidità bancaria con un nuovo schema.

Cosi l’azionario si è ripreso, anche se le banche sono rimaste attardate, ed i bond perfierici hanno visto un ritorno di domanda ,mentre la divisa unica si è brevemente riportata sui livelli pre PMI.

L’apertura USA ha visto anche un po’ di “good news” sul fronte trade war. Inizialmente alcune headline di Lighthizer hanno causato un po’ di scompiglio (ROSS: U.S., CHINA `MILES AND MILES’ AWAY FROM TRADE RESOLUTION) ma poi il contesto si è chiarito e non era affatto cosi negativo (“People shouldn’t think the events of next week will be the solution to all of the issues between the US and China. It’s too complicate a topic. Too many issues. That’s different from saying we won’t get to a deal. I think there’s a fair chance we do get to a deal.”)
Successivamente, anche Kudlow si è espresso a favore ( KUDLOW SAYS TRUMP IS RATHER OPTIMISTIC ON U.S.-CHINA TRADE TALKS,SAID ALSO HE SEE A STRONG JOB REPORT FOR JAN)

Incredibile a dirsi, abbiamo avuto anche dei PMI flash migliori delle attese oggi. Sono stati quelli USA, usciti alle 15 45. Il dato manifatturiero (54.9 da prec 53.8 e vs attese per 53.5) ha recuperato un punto rispetto a dicembre, che non aveva comunque  mostrato il calo violento prodotto dall’ISM manufacturing. Leggermente in calo, ma sempre meglio del consenso, il settore servizi (54.2 da 54.4 e vs attese per 54). Markit, nella nota, vede poco impatto dallo shutdown e una buona partenza del 2019, con una crescita stimata attorno al 2.5% annualizzato. Anche il Kansas City Fed manufacturing è uscito sopra attese di 2 punti a 5.

Sembrava che avessimo avuto sufficienti colpi di scena per oggi, ma improvvisamente verso le 16 l’€ ha iniziato a perdere terreno, con un movimento rapido che lo ha portato sotto 1.13 contro dollaro. Apparentemente il catalyst è costituito da indiscrezioniriportate dal Handelsbaltt, di una drastica revisione delle stime di crescita dell’economia tedesca per il 2019 da parte del Governo, dall’1.8% all’1%.

A fine seduta europea, gli indici conservano comunque parte dei guadagni maturati, mentre le citate indiscrezioni, oltre a aver demolito la divisa unica, hanno esercitato ulteriori pressioni sui rendimenti tedeschi, ed anche periferici. Il ritorno dello spread sotto 250 Bps ha forse aiutato Piazza Affari a sovraperformare, mentre Wall Street al momento resta in fase consolidativa, in attesa dei voti al Congresso sulle 2 proposte per chiudere lo shutdown, nessuna delle quali dovrebbe ottenere il necessario supporto.