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Niente “blue wave”, è “tight race”, con Biden in testa.

E’ successo di nuovo.
La mia idea che, in 4 anni, i sondaggisti potessero aver trovato dei correttivi per evitare una nuova sottostima del voto di Trump si è rivelata totalmente errata. Nei prossimi giorni sapremo di che entità è l’errore medio, ma sembra evidente che la grandezza sarà paragonabile a quella del 2016. Stati attribuiti comodamente a Biden come Wisconsin e Michigan (5-8 punti, vedi Lampi di ieri) potrebbero essergli assegnati per frazioni di punto. Per non parlare della debacle in Florida, dove l’attuale proiezione da oltre un 3% a Trump, contro gli 1-2% a Biden attribuiti da Realclear e FiveThirtyEight.
Ancora una volta, il voto per Trump è risultato non rilevabile nella sua interezza, a causa della tendenza di alcune frange a preferire l’incognito. Come mai?
Può essere che, per alcune categorie, dichiarare il voto per Trump, anche in un sondaggio anonimo, sia motivo di imbarazzo, per la sua condotta e retorica discutibile e il suo atteggiamento conflittuale e privo di remore e diplomazia. Un fenomeno del genere è stato evidenziato da alcuni osservatori nel apparente outperformance del Presidente tra gli Ispanici e i Cubani, in particolare in Florida (26% della popolazione), dove nella contea di Miami Dade Donald ha recuperato tantissimo rispetto al risultato contro la Clinton. La sottostima del voto repubblicano tra gli Ispanici è di sicuro tra i fattori della rotta dei pollsters. E così magari anche tra le donne. Un altra teoria è che l’insincerità di alcuni sia una sorta di ripicca contro un establishment troppo critico nei confronti de Presidente, sulla scorta di un presunto primato morale su di lui e il suo elettorato.
Probabilmente si tratta di un misto di questi fattori.

In ogni caso, in questa sede, più del motivo di quest’errore persistente, che verrà debitamente indagato dagli stessi pollsters, contano gli effetti. A a questo punto della giornata, con le informazioni in nostro possesso, che ancora non ci consentono di indicare un vincitore certo, ne possiamo elencare 2 piuttosto probabili
1) la “blue wave” o “clean sweep” quasi sicuramente non ci sarà
2) il risultato sarà oggetto di forti contestazioni, in particolare se Biden risulterà vincente, come sembra

Diamo uno sguardo alla situazione attuale: Associated Press da a Biden 238 grandi elettori. Degli stati restanti da assegnare, Biden è in vantaggio in Nevada (6 grandi elettori) Wisconsin (10) Michigan (10). Prendendo questi stati andrebbe a 270 Grandi elettori, sufficienti per vincere.


Il vantaggio è di meno di un punto in questi 3 stati, ma il conteggio dovrebbe essere quasi finito e dove mancano voti, questi dovrebbero provenire da mail ballots in prevalenza democratici (Nevada) o contee democratiche (Michigan). C’è però un incertezza in Ariziona, che altri media non hanno ancora assegnato: il vantaggio per Biden è di 3 punti, ma manca un 14% di schede da esaminare, e non si evidenzia un preciso vantaggio per i Democratici nelle contee interesssate (Maricopa). Anzi.
In compenso, in Georgia, Biden è indietro di meno di 2 punti, ma mancano parecchi voti dell’area di Atlanta (Dem). In North Carolina il vantaggio di Trump è di meno di un punto e mezzo, mancano ancora 4/5% di voti (ballots, Dem tendenzialmente), e possono essere contati i voti postali che arrivano entro il 12 Novembre. Quindi la possibilità che questi 2 stati cambino bandiera mitiga un po’ il rischio Arizona, e quello di sorprese in Wisconsin e Michigan. La Pennsylvania vede Biden davvero indietro (oltre 8%), ma c’è ancora un 20% di voti da contare, metà mail. Mi pare cmq troppo spazio da recuperare.

Quindi sembra che Biden abbia buone probabilità di avere la maggioranza del voto presidenziale, e in fatti i bookmakers ora sembrano pagarlo a 1.2 vs Trump a 4.5/5.  Non che le quote non abbiano oscillato selvaggiamente oggi.
Se ancora non abbiamo il Presidente, esprimersi sulle Camere è poco più di un esercizio di stile. Ma dai numeri in nostro possesso sembra che, incredibilmente, i Democratici perderanno una manciata di seggi alla House of Representative, mentre al Senato si fermeranno ad un seggio o 2 dalla maggioranza: niente “clean sweep”, e una maggioranza più debole alla Camera.
Se questi sono i numeri, richieste di riconteggio, contestazioni, proteste sono una certezza. L’unica incognita è la credibilità e veemenza con cui verranno portate avanti.

E veniamo alla reazione dei mercati.
Come noto, il run up verso le elezioni era stato caratterizzato da attese di “blue wave”. Comprensibile, visto che i sondaggi erano rimasti favorevoli, il vaccino non era arrivato, e anche la faccenda di Hunter Biden aveva fatto flop. Così la seduta è iniziata in Asia con azionario positivo, e dollaro e bonds deboli, a prezzare un esplosione di spesa pubblica, deficit, emissioni di bonds e Fed al lavoro per monetizzarli.
Per cui, quando sono arrivati i primi numeri dalla Florida, il mercato azionario ha fatto un capitombolo e bonds e Dollaro hanno recuperato con forza, insieme coi futures del Nasdaq, fin li rimasti penalizzati da timori di regulation, tassi alti e tasse in rialzo .
Quando le cose hanno cominciato a mettersi male per Biden anche in Wisconsin e Michigan, a causa della precedenza del voto di persona sui ballots, e le probabilità sono andate con decisione in direzione di Trump, lo smontamento dei trade “blue wave” si è fatto frenetico. I tassi hanno preso a collassare e il Dollaro è volato fino a 1.16 vs €. Ma l’azionario, che già si stava riprendendo dallo spavento, ha continuato il recupero graduale.

Dopodichè, le quotazioni di Biden hanno cominciato gradualmente a risalire, via via che l’effetto dei voti per posta ha fatto la sua comparsa. Ma i mercati non hanno cambiato marcatamente atteggiamento. Il rally del Dollaro si è riassorbito, ma i bond hanno mantenuto in gran parte la loro forza, e l’azionario ha accelerato al rialzo con una veemenza che si attendevano in pochi, anche se, diversamente dai primi scambi della seduta asiatica, il Nasdaq ha mantenuto la leadership e le small caps sono rimaste al palo.

Come leggere questa price action e cosa ci aspetta nei prossimi giorni? Un po’ di considerazioni personali.
** Lo svanire della “blue whale” sta inducendo il mercato a smontare i trade relativi. Niente esplosione della spesa pubblica, ergo meno valore nelle small caps, che hanno business più domestici. Meno reflation, meno deficit e quindi meno  emissioni di treasuries, ergo tassi e Dollaro più stabili. Niente rialzo delle tasse, col Congresso diviso e meno regulation, quindi tech di nuovo in voga, mentre ciclici e banche meno favoriti.
** Un congresso diviso però non è visto come una nemesi per l’azionario. Crise di Bloomberg ha mostrato che la borsa ha performato meglio in caso di Camere di opposto colore. L’azionario è sembrato prendere in considerazione questa cosa solo oggi, liberato all’incombere dell’election day.
** Il rischio di contestazioni è concreto. L’impressione è che il mercato le ritenga velleitarie (apparentemente un riconteggio nel Wisconsin nel 2013 aveva attribuito a Trump la bellezza di 131 voti in più).
** Personalmente, concordo con l’idea che un Biden “lame duck” non sia necessariamente un male per l’economia e l’azionario, coeteris paribus. Con la campagna elettorale conclusa, e Trump fuori gioco, la conflittualità tra le camere potrebbe anche calare, e potrebbe vedere la luce un po’ di collaborazione. Di fatto entrambi le parti sono convinte che all’economia serve stimolo, con l’esaurimento dei fondi del precedente pacchetto e il contagio che cresce. I Repubblicani, con Biden Presidente, sono l’osso più duro. Ma le dichiarazioni di McConnell lasciano intravedere questo scenario ( link ). Ovviamente le istanze democratiche dovranno trovare una mediazione. Se invece fosse Trump a vincere, il discorso non cambia molto. I Democratici vogliono fare stimolo, e Trump potrà spingere il Senato a aderire.
** la tranquillità con cui il mercato affronta eventuali contestazioni, cause legali, riconteggi, e proteste pubbliche, mi sembra però eccessiva.
Anche se ritengo, come apparentemente il mercato, che alla fine eventuali contestazioni si riveleranno inefficaci, le istanze, e le fasi di riconteggio, in un clima ostile, e con 6/9 della Corte Costituzionale repubblicani, possono portare ad un newsflow difficile, e rinviare significativamente nel tempo le negoziazioni sullo stimolo.
Su queste basi, non mi attendo una correzione significativa sullo stile del 2000 con Bush e Gire a contendersi la Florida (con il fratello di Bush a fare da imbarazzato Governatore dello stato). In quel caso eravamo già all’interno di un bear market, e indirizzati verso una recessione. Ma una fase laterale, con volatilità mi pare sensata.
Intanto cominciamo a vedere chi ha vinto.