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Mercati attaccati ai massimi in attesa di vari sviluppi.

Prosegue il clima di sostanziale attesa sui mercati. Attesa di cosa?
Direi, non necessariamente nell’ordine di importanza: uno sviluppo di qualche genere sulla Brexit (l’approvazione di un accordo, la caduta del  Governo, lo scioglimento delle camere o anche un’estensione ufficiale della deadline). Passi avanti sulla Trade War. I PMI flash di ottobre giovedì, che dovrebbero dirci se il manifatturiero europeo e globale da segnali di stabilizzazione o continua a grattare il fondo. Alcune di queste risposte dovrebbero dirci se gli indici azionari, tutti più o meno su livelli chiave (vedi quadro tecnico illustrato qui ), faranno breakout o torneranno verso le  parti basse dei range.

Ieri sera, Wall Street ha fatto un passo in questa direzione, terminando nuovamente sopra quota 3.000, per la prima volta da oltre un mese, dopo una seduta positiva (+0.7%). Nessun catalyst degno di nota, se non earnings decenti (a parte Boeing che ha zavorrato il Dow Jones), e la ormai consueta astratta costruttività di Trump sul accordo con la Cina. Kudlow ha dichiarato che il Presidente potrebbe cancellare l’aumento dei dazi a Dicembre se i colloqui vanno bene. Sai che notizia: me li vedo i Cinesi che firmano un accordo con i dazi che salgono.

L’Asia si è fatta moderatamente coinvolgere dal buon tono, con i principali indici con l’eccezione di Mumbai e delle “H” shares. In generale però l’entusiasmo dell’azionario cinese per le trattative è scarso quanto quello delle autorità, rispetto a quelle USA.

L’azionario europeo ha iniziato la seduta con un tono correttivo, senza particolari motivi specifici, se non un modesto consolidamento delle attese sulla Brexit, alla vigilia del dibattito parlamentare, con voto finale, sul nuovo accordo di Johnson e sulla sua agenda di approvazione. In mattinata infatti sono comparse indiscrezioni (poi confermate dall’interessato) che Johnson potrebbe ritirare il suo accordo se questo venisse rimaneggiato o non venisse approvato. L’intenzione del Governo è di completare l’iter in 3 giorni, e Johnson ha ribadito a termine del suo intervento che in caso di fallimento l’accordo verrà ritirato.
Così  la mattinata è trascorsa in consolidamento, ma bisogna ricordare che ieri gli indici europei hanno chiuso sui massimi da oltre un anno, e quindi, viste le circostanze, qualche esitazione non sorprende.

Oggi non erano previsti dati di peso, ma sono invece giunte le lettere da parte della Commissione europea con richiesta di chiarimenti a Francia e Italia, i cui budget deviano dalle guidelines, e a Spagna e Portogallo, che a causa di problemi politici (nella prima si va a elezioni anticipate, nel secondo il Governo non è ancora in carica) non hanno potuto approvare i budget e hanno mandato piani analoghi a  quelli dello scorso anno. Nel caso italiano la lettera è stata definita un “atto dovuto” (per la  deviazione dal percorso di discesa del deficit strutturale) ma si è chiarito che è uno strumento di dialogo e non una reprimenda. Moscovici ha dichiarato che non è una richiesta di modifiche ma solo di spiegazioni. In altre parole, con qualche dettaglio in più  sulle coperture, all’Italia dovrebbe essere concessa la flessibilità giustificata dal quadro macro, e  così alla Francia. Gli altri 2 paesi dovranno rimandare nuove bozze una volta risolta l’impasse politica.

In realtà, diversamente da ieri, il tono sulla carta italiana è stato robusto fin dalle prime battute. All’outperformance del BTP, che in serata  ammonterà a 3/4 bps di chiusura dello spread, ha contribuito una buona domanda sul nuovo BTP Italia da parte del retail (2.897 bln) circa 3 volte e mezzo quella che aveva contraddistinto il flop di novembre 2018 (860 mln). Domani abbiamo gli istituzionali, e sembra probabile che si supereranno, in aggregato, i 5 bln. Un risultato tutto sommato buono, se si pensa che viene dopo l’emissione del BTPei 2030 (4 bln) e quella multitranche in $ (7 bln su 3 linee), il tutto concentrate in 20 giorni (oltre alle aste in calendario).
In generale, il clima incerto è consolidativo ha favorito un ritracciamento dei rendimenti su tutti gli emittenti.

Nel primo pomeriggio in US, la terza survey manifatturiera regionale di ottobre, il Richmond Fed ha sorpreso clamorosamente al rialzo (8 da -9 e vs attese per -7). La forza è ben riflessa nei sottoindici con i new orders tornati a espandersi (+21 a 7) e l’employment su di 10 punti a 13. Dopo il fosso dell’ISM manufacturing di settembre, i segnali delle survey regionali risultano per ora più confortanti. NY è marginalmente cresciuta (+2 a 4) e il Philly ha deluso (da 12 a 5.6) ma nei sottoindici i new orders e le expectations sono saliti, mentre l’indice generale è stato depresso da prezzi e shipments. Vedremo che aria tira con i PMi flash giovedì.
Meno buone le vendite di case esistenti di settembre (-2.2% da prec +1.5% e vs atetse per -0.7%), ma in generale poco mosse.

Dall’apertura, Wall Street ha tenuto un tono marginalmente costruttivo, e ciò ha permesso agli indici Eurozone di recuperare le perdite e chiudere con marginali guadagni, che però  collocano l’Eurostoxx ai massimi da Febbraio 2018. In corrispondenza della chiusura,  il  FT ha riportato che Johnson è  disposto ad accettare un rinvio di 10 giorni.  BREXIT: I’M TOLD THAT PM JOHNSON IS NOW READY TO ACCEPT A TEN DAY BREXIT DELAY BEYOND “DO OR DIE” DAY ON OCT 31 IF HE LOSES PROGRAMME MOTION TONIGHT- FT. Non mi è  chiarissimo in che misura sia migliorativo, visto che la richiesta di estensione di Sabato era stata  “notata” dall’EU e sta a loro dire se la  accolgono e di quanto tempo. Ma comunque la sterlina e il rendimento del bund hanno recuperato un po’ di terreno.

In serata dovremmo sapere se il “Withdrawal Agreement Bill” otterrà i voti necessari per iniziare il processo di approvazione, che però deve passare poi domani per il “Committee stage” in cui verranno proposti emendamenti. I più probabili sono l’aggiunta di un referendum, e un meccanismo che dia al parlamento poteri di intervento in caso tra UK ed EU non si arrivi ad un accordo finale. Giovedì avremo poi il voto finale sull’accordo eventualmente modificato. Questo se la “timetable” del Governo viene approvata stasera. Se no, si va per le lunghe.