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L’ECB conferma il rialzo annunciato, ma sottolinea l’incertezza del quadro

La giornata dell’ECB è iniziata con un tono migliore rispetto alla chiusura europea di ieri (non ci voleva molto).
A supportare il sentiment, i provvedimenti presi dalla Swiss National Bank, che ieri sera ha annunciato una liquidity facility da 50 bln a disposizione di Credit Suisse. La banca la userà per puntellare la sua liquidità e riacquistare alcuni bonds senior, per ridurre il debito. Inoltre la FINMA (autorità di vigilanza elvetica) e la Banca Centrale hanno diramato un comunicato in cui sottolineano la solidità patrimoniale di CS e confermano che la banca rispetta tutte le stringenti regole di solidità patrimoniale. La liquidità le verrà garantita se necessario e le autorità lavorano a stretto contatto con l’istituto per mantenere la stabilità. Inoltre sono emerse tutte le ipotesi già citate ieri sera per eventualmente gestire un deterioramento della situazione.

La seduta asiatica ha comunque avuto un tono negativo. D’altronde, c’era da fattorizzare il disastro di ieri sui mercati europei, maturato dopo la chiusura dei principali indici asiatici. Solo Mumbai e Seul hanno chiuso invariate, mentre le altre piazze risultano comprese tra il -0.8% del Nikkei, e il -1.72% del Hang Seng, sempre meglio dei -4% visti in media ieri in EU. Wall Street, che aveva beneficiato delle notizie riguardanti Credit Suisse, aveva fatto meglio, con l’S&P 500 in calo dello 0.7%, e il Nasdaq 100, di recente favorito, anche per il rientro delle aspettative di tightening, a +0.42%.
Sul fronte macro, la musica non è cambiata. In Australia i nuovi occupati di febbraio hanno sorpreso in positivo, con la disoccupazione 0.1% sotto attese al 3.5%. In Giappone deficit commerciale inferiore alle attese, ma a causa di importazioni deboli più che altro. Ma i core  machine orders di gennaio hanno stracciato le stime (+9.5% vs +1.4% atteso) In Cina si è confermato il miglioramento del quadro sull’immobiliare, con i prezzi delle case nuove nelle principali 70 città in salita per il secondo mese di seguito, in media dello 0.3%, maggior progresso da luglio 2021 ( link Reuters ).

L’apertura europea ha visto un primo tentativo di rally da parte dell’azionario, che però ha perso rapidamente momentum, in particolare quando il settore bancario ha smentito le aspettative di violento rimbalzo. Probabilmente a frenare l’entusiasmo ha contribuito la presenza del meeting ECB, con il suo carico di incognite. Non a caso i bonds europei sono rimasti deboli tutta la mattina. Lieve rimbalzo dell’€ e petrolio sempre pesantissimo, a confermare aspettative di crescita in deterioramento, completavano il quadro.
Al di la delle già citate notizie su Credit Suisse, in mattinata non c’è stato molto in cui affondare i denti in termini di newsflow. Siamo approdati così alle decisioni ECB con un sentiment fragile, e mercati azionari  marginalmente positivi.

Alle 14.15 l’ECB ha comunicato le sue mosse. I tassi di riferimento sono stati alzati di 50 bps come da guidance rilasciata allo scorso meeting. Nello statement però è stato chiarito che le prossime mosse dipenderanno dalle evoluzioni macro, e il Governing Council si è astenuto a prendere altri impegni in termini di movimenti, a causa dell “elevata incertezza”. L’attuale fase di tensioni sui mercati è attentamente monitorata, e la Banca Centrale e pronta a intervenire per garantire la stabilità finanziaria. Si è chiarito che le previsioni sono state elaborate prima che si presentassero i recenti problemi, che vanno a incrementare l’incertezza dell’outlook. Le projections sulla crescita sono state alzate e quelle sull’inflazione abbassate. Infine si è confermata la fiducia nella resilience del sistema bancario europeo, ma si è chiarito che la Banca Centrale è pronta a a fornire liquidità al sistema finanziario se necessario, e ha gli strumenti per farlo.
Nella conference della Lagarde non è emerso molto di più. I rischi all’outlook per la crescita sono chiaramente al ribasso per via del potenziale impatto delle recenti tensioni. La Lagarde ha ribadito che i tassi devono salire ancora, ma ha aggiunto che questo è vero se lo scenario che hanno proiettato si conferma, ed è un “big caveat” (sic) alla luce dei recenti eventi, che non sono compresi nelle projections. La decisione è stata presa a larga maggioranza, con 3 o 4 dissensi. A specifica domanda la Lagarde ha dichiarato che la situazione è diversa dal 2008 e che le banche hanno bilanci molto migliori di 15 anni fa.
In generale, è evidente che la lotta all’inflazione resta l’obiettivo principale dell’ECB e l’opinione dominante è che ci sia ancora molto da fare. Ma il tono è assai più cauto e aperto a considerare uno scenario più negativo di quello centrale, e la guidance sui tassi è completamente sparita, sostituita da un approccio molto flessibile e data dependant.

Che dire? L’attenzione alle condizioni finanziarie, e al quadro macroeconomico è decisamente un aspetto positivo, viste le circostanze. Lascia intendere che l’ECB è pronta a prendere atto di un deterioramento del quadro, e a cambiare rotta. Detto questo, i tassi sono saliti di 350 bps in appena 8 mesi . E’ un ritmo di tightening estremamente aggressivo per un’economia che già mostra una sostanziale stagnazione. E il grosso degli effetti di questo tightening si dispiegheranno nei prossimi trimestri, visto il lag con cui agisce la politica monetaria. Le recenti vicende bancarie in US e Eurozone non faranno che amplificare l’inasprimento dei lending standards e quindi delle condizioni finanziarie. Personalmente, ero già convinto che l’entità dei rialzi fosse eccessiva, e credo che gli ultimi sviluppi fornissero all’ECB ottimi motivi per prendersi una pausa di valutazione, visto che per loro stessa ammissione il cost of funding per banche e aziende stava già salendo, e la domanda di credito calava. Un rialzo da 25 bps sarebbe stato subottimale, ma avrebbe costituito un segnale. Attenersi ad una guidance che comunque è stata in passato smentita più di una volta è stato, a mio modo di vedere, un errore.
L’entusiasmo del mercato per questo “dovish 50 bps hike” è stato inizialmente relativo. L’azionario ha continuato a galleggiare poco sopra la parità, i rendimento hanno paradossalmente restituito i progressi, con una tendenza delle curve ad appiattirsi, e l’€ è calato, tipico sintomo di quando il mercato giudica un rialzo dei tassi negativo per l’economia. Le banche, poi hanno continuato a soffrire, penalizzate anche dalla pesantezza delle banche regionali USA, impattate dalla crisi questa volta di First Republic Bank.
Nel frattempo sono usciti dei dati macro in US

I sussidi di disoccupazione settimanali sono tornati su livelli bassi e sembra che il balzo della scorsa settimana sia stato un “one off”. Poco significative le variazioni degli import ed export prices di febbraio. Molto migliori delle attese i nuovi cantieri e i permessi di costruzione di febbraio. I numeri sono stati sostenuti dai condomini, mentre le case singole restano molto deboli. I mesi precedenti sono stati rivisti al ribasso. il Philly Fed di marzo è rimasto su livelli recessivi, e i new orders sono crollati di 15 punti a -28, mentre l’outlook a 6 mesi è calato di 10 a -8. Male anche i NY services. In generale i dati più forward looking sono i più deboli.
A sovvertire il sentiment sono arrivate alcune news dagli USA. In pratica, le principali banche del paese si sono consorziate per sottoscrivere dei depositi alla First Republican Bank, per un totale di 30 bln $, con la gioiosa benedizione delle autorità.
*FIRST REPUBLIC POISED TO GET ABOUT $30B IN DEPOSITS FROM BANKS
*FIRST REPUBLIC BANK REVERSES 36% DROP TO TRADE POSITIVE
*JPMORGAN, CITI, OTHERS TO DEPOSIT $30B WITH FIRST REPUBLIC
*BANKS’ INITIAL COMMITMENT TO FIRST REPUBLIC AT LEAST 120 DAYS
*YELLEN, POWELL: DEMONSTRATES RESILIENCE OF THE BANKING SYSTEM
*OFFICIALS SAY SUPPORT BY GROUP OF LARGE BANKS IS ‘MOST WELCOME’

E’ l’uovo di Colombo: i clienti distolgono i depositi dalle banche regionali e li portano nelle grosse banche interazionali, vigilate? E loro li riportano indietro, supportando le banche regionali. Questa mossa può servire a tamponare la crisi di liquidità di queste banche. Infatti, mentre la facility Fed richiede, per ottenere la liquidità di dare degli asset, il che ne limita l’utilizzo alla disponibilità degli stessi, in questo caso si tratta di vera e propria raccolta, che va a sostituirsi a quella in uscita. Una fonte in più di supporto, che va a sommarsi alla suddetta facility, e una dimostrazione (non si sa quanto spontanea) di solidarietà del sistema.
Ovviamente questo “escamotage” migliora la situazione sul fronte crisi di liquidità-jump to default. Quando alla profittabilità e solvibilità delle banche, la situazione non cambia di molto. Intanto, questa raccolta avrà un costo, che potrebbe essere in linea coi parametri dell’interbancario. Poi, il costo della raccolta per le banche – grandi e piccole – continuerà a salire, ora che il vaso di Pandora è stato scoperchiato, e i media pullulano di articoli che argomentano sul tema. Infine il trend di uscita della raccolta dai depositi è ormai avviato, come ha rilevato anche Goldman Sachs ( link U.S. bank deposits have started moving to money market funds – Goldman Sachs). Ciò detto, nel breve il mercato apprezza la diminuzione del rischio di una serie di crisi di liquidità nel settore.
Così le banche hanno invertito la rotta in US, cosa che ha trainato gli indici generali e sovvertito le sorti anche in Europa. Le piazze continentali hanno accelerato al rialzo, mentre il calo della risk adversion ha impattato sui bonds, producendo copiosi rialzi dei rendimenti, con particolare focus sulle parti brevi, in simpatia con quanto visto in US. Anche il petrolio, fin li in profondo rosso, ha risentito del recupero del sentiment. Le chiusure vedono i  principali indici europei recuperare da un terzo a metà delle perdite di ieri.  L’€ ha recuperato una frazione di quanto ceduto ieri, e i rendimenti sono tornati a mostrare i bruschi rialzi del primo mattino. Vedremo domani, in una seduta complicata anche dalle scadenze tecniche (triple witching), quanto fiato ha questo rimbalzo.