Seleziona una pagina

Lampi di Colore

Prima parte della settimana opaca sui mercati, con il grosso degli indici impegnati a consolidare i recenti guadagni, in attesa dei rilevanti “central bank meeting” dei prossimi giorni (FOMC domani e Bank of Japan giovedi).

Tra i motivi per l’incertezza osservata ieri,  una correzione del $/Yen dopo che venerdi l’indiscrezione che la BOJ potrebbe incentivare le banche a esercitare il credito offrendogli prestiti a tasso negativo gli aveva fatto guadagnare 2 figure (con soddisfazione anche del Nikkei). Discorso analogo per il petrolio, dopo il ritorno a  pieno regime del Kuwait.
Oltre a ciò, l’IFO tedesco ha marginalmente deluso, confermando il messaggio poco esaltante (per quanto non disastroso) dei PMI Flash di aprile pubblicati venerdi. Il quadro è quello di un economia europea che continua a crescere ad un ritmo modesto, ma senza dare alcune segnale di accelerazioni in arrivo.
Ne la musica è cambiata particolarmente in US, con le new home sales sotto  attese,  sebbene le  revisioni ai mesi precedenti rendano il dato migliore di  quanto appaia a prima vista.
Il mood uggioso ha offerto l’occasione per la robusta presa di beneficio sul settore bancario europeo di ieri , agevolata da indiscrezioni che l’ECB starebbe riconsiderando la funzione dei bonds con livello più aggressivo di subordinazione come i Coco’s e gli additional Tier 1.
L’effetto è stato esaltato sulle banche italiane dalla comparsa di un report Moody’s dai toni scettici su Atlante.

Su queste basi, stamattina, la seduta asiatica ha mantenuto il tono dimesso di ieri. Tokyo ha proseguito la correzione, con la stra grande maggioranza degli operatori a chiedersi cosa può fare la BOJ giovedi per non deludere le crescenti attese, dopo che il Nikkei ha recuperato oltre il  10% dai minimi e il $/Yen quasi il 4%.
L’azionario cinese è nuovamente partito in sordina, gravato dalla percezione che le  autorità  stanno inasprendo la stance monetaria. Dopo i moniti dei giorni scorsi, su Caixin è comparsa la notizia (poi parzialmente smentita) che la PBOC avrebbe richiesto alle banche di fermarsi al 70% del target di new loans ad aprile. Come osservato i giorni scorsi, ritengo che, a prescindere dai rumors, in Cina coi il credito debbano darsi una calmata alla svelta.
Più  rilevante mi sembra la notizia trapelata  i giorni scorsi che dietro l’impennata di alcune commodities vi sarebbe una nuova ondata speculativa del retail cinese. Questo, se confermato, leva un po’ di rilevanza macroeconomica  ad alcuni movimenti osservati di recente. Ma probabilmente lascia intendere che tali movimenti, speculativi o meno che siano,  sono destinati a proseguire per un po’ (vedi bolla su azionario dell’anno scorso).

Il sentiment ha avuto un impennata all’apertura europea, in parte grazie ad alcune trimestrali decenti (Standard Chartered, Orange, BP tra le altre). Sorprendentemente forte da subito il settore bancario, cosi venduto ieri. In Italia la cosa è stata messa in relazione con la possibile cancellazione della Tobin Tax (mah?) ma in realtà in aggregato la performance dell’Eurostoxx Banks non è cosi differente, tenendo conto del beta più alto del settore bancario italiano (+3.5% in chiusura) rispetto a quello europeo (+2.5%).

Personalmente, noto che da qualche giorno i rendimenti europei stanno salendo significativamente. Poichè le parti brevi sono ancorate dai tassi benchmark di politica monetaria (0% main refinancing rate e -0.4% la depo facility) ciò porta in dote un discreto  irripidimento della curva, con lo spread 2-10 anni bund passato da 0.58% del 5 aprile allo 0.79% di oggi (+21 bps). Sarà un caso che l’Eurostoxx banks nello stesso periodo di tempo  ha recuperato un 19%?
(per essere precisi ha fatto il minimo il 7 aprile)

Con questo non intendo affermare che il rimbalzo delle banche è  interamente dovuto allo steepening. Il sentiment generale è evidentemente cambiato nelle ultime settimane, e il rimbalzo dei rendimenti può essere considerato almeno in parte un effetto di detto miglioramento.
Quel che mi sento di ribadire, sulla base della price action degli ultimi giorni, è che, sebbene i tassi negativi complichino la gestione della liquidità per le banche, più che il livello del tasso  di deposito, per il business bancario conta l’efficacia della politica monetaria  nel far salire le aspettative di crescita e di inflazione, e con esse i tassi a lunga, ai quali le banche impiegano quanto raccolgono a vista.

In ogni caso, lo spunto positivo europeo si è rapidamente esaurito (banche a parete) e gli indici sono ritornati in parità dove hanno ristagnato per il grosso della seduta, prima che un accelerazione del petrolio seguita svogliatamente da Wall Street permettesse all’Eurostoxx di chiudere con un guadagno marginale. L’alto contenuto di banche di Milano e Madrid ha permesso ai 2 indici di outperformare il Parigi e il  Dax.

L’ennesima serie di dati deludenti in US (Durable  goods di marzo e Consumer confidence di aprile su tutti) ha levato ulteriore supporto al $, anche se, sorprendentemente non lo ha dato al treasury che chiude la giornata ben oltre 1.9%.
Forse, i tassi americani iniziano a scontare che, con questi dati, la finestra per la FED per alzare i tassi si sta chiudendo. Infatti è difficile vedere un rialzo nei prossimi 2 meeting, se la musica non cambia significativamente. E nella seconda aprte dell’anno ci sono le presidenziali US, notoriamente un  periodo in cui il FOMC sta tranquillo. Una Fed ferma per tutto il 2016 vuol dire, coeteris paribus, che i tassi dovranno salire di più in seguito.

Se così fosse, nel breve,  buone notizie per emergenti e commodities, meno per ECB e BOJ.