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Lampi di Colore – 9 Luglio 2015

Da Atene e Bruxelles sembrano arrivare i segnali giusti, e i mercati sognano.

Wall Street, ieri sera ha chiuso sui minimi di seduta, con una nota di fondo decisamente negativa (-1.67% e violazione della media mobile a 200 gg). Sicuramente il crollo cinese ha avuto una parte nel deprimere il sentiment, ma la reazione sembra esagerata se comparata con quella di altri mercati maggiormente esposti. La Grecia non può essere chiamata in causa, visto che il sentiment in Europa era in ripresa, sia pure da livelli bassi, nonostante la Cina.
Ne le minute FED possono essere accusate, visto che l’interpretazione sembra accomodante: l’economia migliora ma le condizioni per un inizio di rialzo dei tassi non ci sono ancora, e le decisioni continueranno ad essere prese “meeting per meeting”. Più costruttivo il tono sull’inflazione, ma i commenti, risalenti a 3 settimane fà, non fattorizzano la forte discesa del petrolio e delle altre commodities. E si è fatto riferimento ai rischi esogeni (Grecia e Cina). Entrambe le situazioni si sono deteriorate nell’ultimo periodo, il che potrebbe pesare sulle decisioni di Yellen e C.
In generale, difficile ravvisare spunti hawkish nelle minute. Vedremo cosa aggiungerà la Presidente FED domani, e al Humpfrey Hawkings la prossima settimana.
Eventualmente, vi può essere un po’ di nervosismo per l’earning season, iniziata ufficialmente con Alcoa, che in effetti ha chiuso a -5%. A mercati chiusi, il gigante dell’alluminio ha riportato sotto attese, dichiarando che il surplus tra domanda e offerta sarà il doppio di quanto stimato ad aprile, a causa di una riduzione inferiore alle attese della produzione cinese.

Stanotte, i mercati cinesi hanno trovato una temporanea stabilizzazione (Shanghai +5.7%), dopo un apertura ancora difficile. La raffica di misure a supporto sta iniziando produrre gli effetti sperati.
Una rondine non fa primavera, come sembrano pensare anche il resto degli indici dell’area. Solo Tokyo e Seul hanno mostrato marginali rimbalzi (+0.6%) mentre il resto dei principali indici ha chiuso invariato o leggermente negativo.
Detto questo, le autorità appaiono determinate a contrastare fermamente ulteriori crolli. Come osservavo ieri, il Governo, la PBOC e il regulator non devono sottostare ai paletti delle loro controparti occidentali, ma godono di ampia libertà d’azione e la useranno. La preoccupazione è un’altra, ovvero che nel tentativo di sostenere livelli di prezzo gonfiati, ne abusino. Ma probabilmente le autorità si accontenteranno di ridurre la volatilità senza tornare causare un ascesa simile a quella osservata negli scorsi mesi.

Dopo la brillante performance di ieri (Eurostoxx +1% a fronte di una valanga di perdite altrove) gli indici europei hanno esordito con un prudente ottimismo. Il buon trade balance tedesco di giugno, con le esportazioni a +1.7% vs attese per -0.8% ha forse contribuito al sentiment positivo, insieme col rimbalzo cinese.
In tarda mattinata ha iniziato ad emergere da più fonti che un team di tecnici francesi era ad Atene col compito di aiutare i Greci a mettere giù la proposta da presentare domani. Il clima ha iniziato a scaldarsi, e lo ha fatto ancor di più quando si è appreso che il Governo si è consultato col le opposizioni sulle proposte, e che Junker le avrebbe viste in serata. Lo sforzo evidente è di assicurarsi che le opposizioni forniscano al governo l’appoggio sufficiente a coprire l’eventuale defezione dell’ala oltranzista di Syriza.
A mezzogiorno, il presidente del Consiglio D’EuropaTusk ha dichiarato di sperare in una proposta realistica dalla Grecia, ma che anche dai creditori devono venire proposte realistiche in termini di sostenibilità del debito. Niente male.

La generale costruttività del newsflow sembra il principale motivo per cui l’azionario europeo è giunto a metà giornata mostrando progressi ben superiori al 2%. E lo show è continuato nel pomeriggio, quando alcuni commenti di Shaeuble  in risposta alle varie pressioni sono stati interpretati positivamente. Il Ministro delle Finanze tedesco ha fatto alcune dichiarazioni sibilline (l’IMF ha ragione sulla sostenibilità del debito ma un haircut è contrario alle regole europee) ma ha ammesso che si discuterà di riprofilazione, anche se lo spazio di manovra è poco.
Cosi, l’azionario europeo si è avviato ad una chiusura trionfale (Eurostoxx +2.8% Milano + 3.5%) in particolare se si considera che in quel momento Wall Street recuperava appena la metà di quanto perso ieri. Ottimo anche il comportamento dei bond periferici, con lo spread del BTP (-9 bp a 145) in robusto calo. Si può dire che l’intero storno sugli asset europei causato dalla robusta vittoria del “NO” al referendum con oggi è stato interamente ritracciato. Non è un risultato da poco, considerando che nel frattempo è balzata alla ribalta la questione cinese.

Difficile dire se quest’ondata di ottimismo sia interamente giustificata. Certo, come osservato in apertura, gli indizi sono quelli giusti. Ma questa faccenda ha fatto illudere cosi tante volte che uno stenta a credere che possa avere l’esito sperato (dall’EU e dagli investitori, e da chi tra i Greci a votato si, per lo meno).
Le difficoltà sono evidenti: Tsipras si troverà a firmare un accordo nella migliore delle ipotesi simile a quello rifiutato dal referendum, mentre i creditori si vedranno con ogni probabilità richiedere garanzie di sgravio dal debito, una richiesta che ormai trova appoggio ovunque: all’IMF, negli USA, all’interno della stessa Europa. L’accordo è complicato perchè implica un finanziamento ponte per permettere l’approdo ad un nuovo programma. Insomma, estremamente difficile. Ma la vicinanza del punto di non ritorno fa sperare che le parti facciano l’ultimo sforzo, e se non altro i movimenti sembrano indicare convergenza. A breve inizieranno a circolare le prime indiscrezioni sulle proposte greche e ci potremo fare un idea migliore della probabilità che vengano accettate.