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Lampi di Colore – 9 Giugno 2015

NB: oggi nota breve causa contrattempo
(moto dell’autore in panne – non è proprio periodo per gli asset tedeschi!)

Ieri sera, Wall Street non si è sottratta al clima generale e ha messo giù la terza perdita a fila, vanificando nel finale un tentativo di rimbalzo pomeridiano. Con queste premesse, la seduta asiatica è stata pesante. Alla fine, prese di beneficio si son viste anche a Tokyo (-1.75%) l’unica borsa tra quelle dei paesi industrializzati rimasta nei pressi dei massimi. Alcuni hanno indicato il calo del $/Yen come trigger, ma in realtà a 124 la divisa nipponica resta nei pressi dei minimi. In realtà finora la piazza giapponese è stata fin troppo risparmiata dalla volatilità che ha contagiato più o meno tutti le altre borse.
Nessuna delle altre principali borse dell’area è riuscita a chiudere in progresso. Si va dal marginale -0.05% di Seul al pesante -1.9% di Taiwan.

L’apertura europea ha seguito il solito copione degli ultimi giorni, vale a dire pressione di vendite fin dall’apertura, senza alcun catalyst se non lo il continuo fluire delle headline sulla crisi greca, in gran parte prive di sostanza.
Sul fronte macro, notizie ancora buone in Eurozone, con la revisione del GDP europeo del primo trimestre 2015 uscita a +0.4% in linea con le attese e la revisione al rialzo da 0.3% a 0.4% del dato del quarto trimestre 2014. Lieve aggiustamento dei consumi che restano solidi (0.5%), e investimenti che vengono rivisti a un robusto +0.8% da +0.6% della prima stima.
In generale un dato buono, snobbato totalmente dai mercati.

Gli indici hanno fatto i minimi in tarda mattinata, per poi rimbalzare progressivamente, sospinti dal forte ipervenduto di breve (L’Eurostoxx si era perso quasi il 3% nello spazio di poco più di una seduta).
Qualche supporto al sentiment è forse venuto da dati macro buoni anche in US:
**  Il NFIB small business optimism US di maggio ha sorpreso in positivo (98.3 da prec 96.9 e vs attese per 97.2). Tolto il 100.4 di dicembre il dato è ai massimi dal 2007 e ha recuperato la discesa invernale. Buone le indicazioni sul mercato del lavoro, con un buon numero di aziende che hanno dichiarato di non riuscire a trovare candidati adatti alla loro ricerca.
** I Job opening di  aprile hanno fatto segnare il nuovo record storico a 5.37 milioni, un balzo del 5.2% rispetto al dato di marzo, rivisto a sua volta al rialzo di oltre 100.000 unità. Sui 12 mesi la salita è del 22% e le dimissioni volontarie restano elevate all’1.9%, anche se scendono dal dato di marzo (2% della forza lavoro).
** Buoni anche i dati di scorte e vendite all’ingrosso di aprile (rispettivamente +0.4% e + 1.6% vs attese per +0.2% e +0.6%).

Il recente miglioramento dei dati US sta cominciando a filtrare nel citi surprise index, passato in 3 settimane da -70 a -40. L’osservatissimo indice della FED di Atlanta GDP Now ha superato l’1%, ma molte case stanno aggiornando le proprie stime per il secondo trimestre verso il 3%.
I dati buoni hanno pesato sui tassi US e i bonds europei, che recentemente si spaventano per un nonnulla, hanno perso terreno vistosamente. Il bund si è nuovamente avvicinato all’1% (0.94% in chiusura) trascinando il BTP a sua volta al nuovo record 2015 di 2.28% (spread -4 bp a 133).
La novità è che la cosa non ha disturbato troppo l’Equity, con gli indici europei che hanno tenuto in chiusura il recupero pomeridiano, pur terminando in negativo (Eurostoxx – 0.35%) e Wall Street che oscilla marginalmente in positivo.
I grafici europei mostrano delle figure di inversione di breve (hammer), ancorchè non nitidissime (la chiusura è sotto l’apertura). Vedremo se domani riusciranno ad aver ragione del momentum estremamente negativo. Il $ continua a non curarsi della recente forza dell’ecomomia US, e resta sopra i livelli pre payrolls, una situazione in chiaro contrasto coi fondamentali ma legata al quadro tecnico che vede lo smontamento di posizioni speculative sul biglietto verde in linea con altri movimenti di riduzione di rischi nel portafoglio.

Giorni fa ho illustrato come, a mio modo di vedere, i soldi in uscita dall’obbligazionario europeo sono un segnale che il QE sta funzionando. Come ho accennato, il trasferimento delle masse ad altri asset, o attività produttive non è immediato, ma avviene gradualmente.
Dalla price action di questi giorni, è evidente che questa liquidità (e nel prossimo mese tra scadenze e acquisti ce ne sarà parecchia) non sta andando ne sull’azionario o sul credito (che perdono terreno) ne all’estero (l’€ non scende). Parte di questa, quella degli investitori a leva (hedge funds, banche) scompare grazie al deleverage, altra sta venendo parcheggiata sui conti correnti dei real money investors, o investita sulla parte breve delle curve. Quanto puo’ durare questa situazione, è difficile dirlo. Ma coi tassi in negativo, sicuramente non troppo.