Nuovo ruggito del Nikkei stanotte, grazie ad un $/yen stabile sopra 109. La stabilizzazione della divisa giapponese ha permesso all’indice un recupero di oltre il 7% in 3 sedute. Alcuni hanno citato il cambio di stance dell’autorità monetaria di Singapore, che ha indebolito la divisa locale e causato un lieve storno delle valute dell’area. Ma dubito che easing da parte dei competitor sia una buona notizia per il Giappone. L’impressione personale è che sentiment globale, positioning e l’avvicinarsi del meeting BOJ (28 aprile) stiano causando robuste ricoperture su Tokyo.
Dopo la baldoria di ieri, i mercati locali cinesi hanno osservato una seduta interlocutoria, sebbene un guizzo finale abbia permesso a Shanghai di chiudere in positivo. E ciò nonostante il calo dello yuan, che probabilmente riflette il recupero del $. Domani l’infornata di dati macro dell’ultimo periodo si chiuderà con produzione industriale, retail sales, investimenti di marzo, e GDP del primo trimestre, utili per quantificare il rimbalzo ciclico che traspare dalle survey. Dovrebbero uscire anche i dati sugli aggregati monetari, interessanti per capire se le autorità continuano ad avere il piede sull’acceleratore monetario. Avendo il Premier Li Keqiang dichiarato che le fondamenta della ripresa cinese non sono solide, a causa della debole congiuntura globale, sembra lecito aspettarsi una prosecuzione dell’easing.
Il Surprise Index cinese ha recuperato oltre 40 punti da inizio aprile, e a -8 si trova in vista della soglia di parità, violata, negli ultimi 12 mesi solo a cavallo di fine 2015.
L’azionario europeo ha passato la mattina a consolidare i forti guadagni di ieri. Inevitabile la comparsa di lievi prese di beneficio sul settore bancario italiano, alimentate dall’ampio circolare di studi di parere opposto sull’efficacia del piano salvabanche.
Un piccolo sussulto in tarda mattinata con la pubblicazione della trimestrale di Bank of America, la seconda banca US per impieghi. Lieve miss sia su revenues che su profitti, attenuato da trading revenues in linea con le attese. La faccenda è rapidamente rientrata quando si è notato che in pre market il titolo non cedeva. Oltre a ciò, un ora dopo Wells Fargo ha battuto su entrambi i fronti, anche se, ironicamente, il mercato non la sta premiando.
Sul fronte macro, in US, il CPI di marzo ha marginalmente deluso, facendo segnare alla core inflation il primo rallentamento da maggio 2015 (+2.2% da prec +2.3% e vs attese di invariato). Se non altro la stance prudente della Yellen ne viene parzialmente confortata.
Un po’ sorprendente vedere, con queste news, i tassi salire in US, e il Dollaro tenere i guadagni. Ma i primi si sono mostrati anche troppo resilienti, a fronte di azionario e commodities in ripresa e inflazione rampante nei mesi precedenti. Il secondo forse continua a risentire della riduzione dei lunghi Yen e €.
Nel pomeriggio sono tornati gli acquisti in Europa, complice la tendenza a conservare i guadagni di Wall Street, e il circolare di notizie sui progressi della bozza di decreto per sveltire il recupero delle garanzie sui NPL, che ha riportato i compratori sugli istituiti italiani. Interessante anche la notizia riportata da Reuters secondo cui l’Italia e la Francia starebbero chiedendo congiuntamente che l’ESM eroghi una linea di credito ad un altro veicolo con l’obiettivo di impedire una crisi bancaria.
Assai robusto anche il credito oggi, con l’indice ITRAX che misura lo spread del debito subordinato (costo per assicurare un paniere di bond subordinati di banche europee) sceso significativamente sotto 200 basis point per la prima volta da metà marzo.
E il petrolio? consolida non troppo distante dai massimi, chiuso tra l’incombere del meeting di Doha, e un newsflow supportivo (la IEA vede il gap tra domanda e offerta chiudersi nella seconda parte dell’anno grazie a un calo della produzione US).
Chiudo con gli interessanti risultati della Global Fund Manager Survey di Merril Lynch:
** I saldi di liquidità sono saliti di 0.3% al 5.4%, a fronte di un livello di convinzione dei fund manager ai minimi da 18 mesi. Tra i rischi più percepiti, il fallimento delle misure di easing e la Brexit, seguiti da una recessione USA, una svalutazione cinese e un default emergenti.
** Il posizionamento resta sottopesato di azionario US, sovrappesato di Europa, e mostra il primo sottopeso di Giappone da metà 2012. Molto ridotto il sottopeso di emergenti. In generale il sovrappeso di azionario è ai minimi da quasi 4 anni.
** Il posizionamento sui bonds e sulle commodities resta in sottopeso, nonostante questo sia sceso nell’ultimo periodo.
** Nell’ultimo mese è stata ridotta l’esposizione sopratuttutto al Giappone, ma anche all’ Eurozona e, settorialmente parlando, alle banche. In Eurozona Basic Resources e Banche sono i settori più evitati, telecoms e tecnologia i più presenti.
In generale, traspare un panorama di investitori cauti e privi di idee forti. Il miglioramento del newsflow ha prodotto una rapida riduzione del sottopeso di emergenti, mentre resistono quello su Giappone e US, e settorialmente su materials e banche europee e giapponesi. Resta un sovrappeso sull’azionario europeo, nonostante la performance degli ultimi 12 mesi. Il che contribuisce a spiegare la recente divergenza con gli USA.