NB anche oggi necessaria sintesi causa impegni che mi han tenuto lontano dal desk
Il Giappone continua ad essere la spina nel fianco del sentiment globale.
Venerdi il ritorno dello Yen in area 108 vs $ ha prodotto un affievolimento del rally (sebbene Wall Street abbia chiuso in positivo). Oggi la performance del Nikkei è sembrata esprimere delusione per l’assenza di un intervento diretto, dopo che il Segretario del Cabinet Suga aveva dichiarato nel week end che l’impegno ad astenersi dalla svalutazione competitiva non vuol dire che uno non debba intervenire in caso di movimenti unidirezionali del cambio.
Intanto i dati settimanali pubblicati dal Commitments of Traders (COT) report mostrano una posizione speculativa lorda lunga di yen ai massimi storici, con grande partecipazione degli Hedge Funds. Mi pare strano che un tale posizionamento venga mantenuto a ridosso del meeting BOJ, per cui mi aspetterei qualche presa di beneficio che dia respiro al cross. Forse anche le autorità hanno la medesima aspettativa ed è per quello che attendono a varcare il Rubicone. Anche se a me sembrerebbe il positioning ideale per tirare una mazzata alla speculazione.
Parlando di positioning speculativo, lo stesso report mostra che i lunghi speculativi sul dollaro sono ai minimi dal metà 2014, segnale che i player più tattici hanno gettato la spugna.
In discreta forma gli indici cinesi, eventualmente favoriti dai dati sui prezzi di marzo. Se il CPI è rimasto stabile sui livelli di febbraio (2.3%), i prezzi alla produzione hanno mostrato rinnovati segnali i recupero (-4.3% da prec -4.9% e vs -4.6%). In settimana non mancheranno news importanti, con mercoledi il trade balance, venerdi produzione industriale, retail sales, investimenti di marzo e GDP del primo trimestre, ed entro la settimana gli aggregati monetari e del credito.
La seduta europea ha visto, in apertura, il consueto nervosismo impadronirsi del mercato, senza particolari catalyst se non la forza di yen e €. Ma stavolta è durato poco e gli indici sono rapidamente rimbalzati in positivo guidati dal settore bancario.
Già, perchè nel week end sono emersi altri particolari sul veicolo sponsorizzato dal Governo per finanziare le ricapitalizzazioni e acquistare i non performing loans :
** Vi dovrebbero partecipare la maggior parte delle principali banche italiane, alcune assicurazioni e fondazioni, e la dimensione potrebbe raggiungere 4/5 miliardi
** I dettagli potrebbero emergere in serata da un ‘ennesima riunione al Tesoro. Lo schema prevede una SGR e 2 veicoli (o uno doppio comparto), uno finalizzato a sottoscrivere gli aumenti di capitale, e uno per acquistare le tranche mezzanine per le quali non è prevista la garanzia statale.
** Infine si sta lavorando ad una accelerazione dell’iter di escussione delle garanzie, che aumenti il valore dei non performing loan, riducendone i tempi di recupero
** Il veicolo dovrebbe prendere vita in settimana e diventare operativo entro la chiusura dell’aumento di capitale della Popolare Vicenza.
La comparsa di un “compratore di ultima istanza” può riuscire ad arrestare il circolo vizioso instauratosi di recente sul settore bancario italiano, dove l’incombere delle ricapitalizzazioni preme sulle valutazioni degli istituti, ottenendo di rendere le prime antieconomiche.
Anzi, più è credibile il veicolo, minore è la probabilità che questo verrà utilizzato integralmente. Il recente passato offre diversi esempi di ciò, dall’OMT, mai entrata in funzione (ma l’ammontare potenziale era illimitato), al Public-Private Investment Program della TARP, utilizzato per appena 21 bln secondo Wikipedia, ai fondi destinati alla ricapitalizzazione bancaria spagnola (100 bln di linea ESM, a fronte di necessità di 51-61 bln, erogati 41 bln). Ma ci sono anche esempi di misure dimostratesi insufficienti, come l’SMP (acquisti troppo scarsi), per cui è molto importante che il veicolo sia ben strutturato e capitalizzato.
In ogni caso, gli istituti italiani hanno ripreso il discorso dove lo avevano interrotto venerdi e, dopo una partenza timida hanno accumulato vistosi rialzi, contagiando l’intero settore europeo, e gli indici generali.
Supportate da un petrolio nuovamente in forma, le borse europee hanno accumulato discreti progressi, salvo ripiegare nel pomeriggio, quando Wall Street ha mostrato un mood più incerto. Poco mosse le divise mentre i bonds europei hanno risentito del sentiment, nonchè dell’annuncio di emissioni francesi su 20 e 50 anni che hanno zavorrato il long end.
Stasera, si apre ufficialmente l’earning season US, tradizionalmente con Alcoa, seguita da alcune delle principali banche (JPMorgan mercoledi, Bank of America e Wells Fargo giovedi, e Citigroup venerdi).
Non si può dire che le attese siano ottimistiche, visto che il consenso rilevato da Bloomberg vede un calo anno su anno dei profitti del 10% circa. Va detto che una volta eliminati i settori dove le previsioni sono più fosche, il quadro si riequilibra: ex energy e banks il consenso vede un calo marginale dei profitti anno su anno (-0.5%). E chissà che il calo del $ e il recupero del manifatturiero non permettano qualche sorpresa positiva.
Earnings a parte in settimana, oltre ai citati dati cinesi, abbiamo mercoledi le retail sales US di marzo, seguiti giovedi dal CPI e venerdi dalla produzione industriale.