NB: oggi nota breve causa impegni pressanti
NB: il messaggio ieri sera non è partito lo invio adesso
Ieri sera, infine anche Wall Street ha messo a segno una discesa degna di questo nome (-1% S&P) nonostante il paragone con Giappone ed Europa risulti sempre impietoso. Difficile indicare un motivo per la discesa, visto che ad esempio l’oil ha recuperato significativamente nelle ultime 2 ore di trading, grazie a indiscrezioni che l’OPEC potrebbe freezare la produzione sui livelli di gennaio o febbraio, nonostante l’Iran. Qualcuno ha puntato il dito sulle misure progettate in US per impedire l’elusione fiscale (la cosiddetta tax inversion).
In verità, sembra più una concessione alla risk aversion generale. La compressione dei rendimenti oservata anche in US ha pesato anche sui finanziari.
La seduta asiatica ha sofferto meno di quanto ci si potesse attendere. Tra i principali indici solo Taiwan, chiusa gli ultimi 2 giorni, ha sofferto particolarmente. Sul fronte macro, la serie di survey di marzo è terminata in gloria con i PMI servizi in Cina e India.
In Cina il dato services calcolato da markit ha guadagnato un punto (da 51.2 a 52.2), il che ha permesso al PMI composite di marzo di salire di quasi 2 punti (51.3 da 49.4 di febbraio) ai massimi da 11 mesi. Ancor meglio in India, dove sia servizi che composite sono saliti di circa 3 punti (da 51.4 a 54.3, ai massimio da 37 mesi il primo e da 51.2 a 54.3 ai massimi da inizio serie il secondo).
Un buon quadro del recente evolversi del ciclo cinese ed emergente lo offrono al solito i surprise index: quello cinese è salito di 34 punti (a -13) da fine marzo e quello relativo agli emerging di 15 (a +4).
Pecora nera dell’area asiatica resta il Giappone, che anche oggi è stato incapace del minimo rimbalzo. La debolezza macro e la forza della divisa (che testa 110 vs $ mentre scrivo) alimentano l’aura di totale disfacimento degli abenomics, e contribuiscono a minare la confidence nelle politiche monetarie. Detto ciò, Sentimentrader osserva che la percentuale di azioni sopra le principali medie mobili pone l’attuale livello di ipervenduto nel 2% più basso dal 2000, un segnale che ha condotto a rimbalzi nella maggioranza dei casi.
L’apertura europea è stata al solito nervosa, col mercato incapace di tenere stabilmente il rimbalzo. Indiscrezioni sul contenuto della riunione di ieri a palazzo Chigi hanno offerto un po’ di supporto alle banche italiane, che è andato scemando in giornata. La buona performance del petriolio non ha granchè influenzato la price action.
Nel pomeriggio, quando l’azionario sembrava indirizzato verso un’altra chiusura mesta, scorte EIA di greggio in sorprendente calo hanno dato al petrolio una frustata troppo grossa perchè gli indici potessero ignorarla (Oil future +5% mentre scrivo). Wall Street ha preso la via del rialzo, e ha trascinato l’Europa ad una chiusura positiva.
L’effetto Oil però è stato attenuato in Europa da una improvviso calo del dollaro, che aveva guadagnato terreno tutta la mattinata, senza catalyst precisi, sebbene qualcuno abbia indicato l’incombere della pubblicazione delle minute FOMC alle 20 italiane. Con la rottura del livello di 110, il $/Yen sembra sfidare le autorità giapponesi a fare qualcosa.
Sebbene superate dalla testimonianza della Yellen del 29 marzo, le minute potranno gettare un po’ di luce sui processi che hanno portato il FOMC a modificare la stance in direzione di una maggiore cautela.
Nel frattempo, lontano dai riflettori, puntati al momento su dollaro e banche, le aspettative di inflazione hanno ripreso a salire lentamente. E’ presto per farne un trend, ma la direzione è giusta.