Seleziona una pagina

Lampi di Colore

Lampi di Colore 80

Vista la brusca discesa di Wall Street nella seconda parte di seduta ieri sera, e la grandinata di PMI mediocri nell’area, il  tono calmo della seduta  asiatica stanotte è stato un po’ una sorpresa.
Gli attesi dati cinesi hanno confermato i sospetti che la misura di ieri avesse carattere preventivo, e l’impressione che un rimbalzo congiunturale non sia ancora in vista. Il PMI ufficiale di Febbraio ha segnato i minimi da 7 anni a 49, vs attese per invariato a 49.4. Il PMI non manifatturiero è a sua volta sceso (52.7 da prec 53.5) pur restando in area di espansione. Deludente anche il dato calcolato da Markit (48 da prec 48.4 e vs attese di invariato) sebbene questa serie  abbia segnato livelli inferiori in estate. I sottoindici più rilevanti (new orders, employment etc) non fanno nulla per modificare la mediocrità del dato.

Continuando il giro turistico per l’area, troviamo che sono scesi anche i PMI manifatturieri in Indonesia (48.7 da 48.9), Giappone (50.1 da 52.3 ma era già noto dai flash), Malesia (47.8 da 48.6), Taiwan (49.4 da 50.6), Vietnam (50.3 da 51.5). Unico dato stabile tra quelli pubblicati oggi, l’India (51.1). Un bel  quadretto di stagnazione.
L’unico raggio di sole mi pare il miglioramento del trade balance Sud Coreano, con export e import in contrazione anno su anno inferiore alle attese. Un timido segnale di risveglio del trade nell’area, vista la rilevanza della Corea  come  export powerhouse.

Nonostante ciò, l’azionario asiatico ha mostrato un tono discreto, aiutato anche dalla  retorica  del Presidente della  Fed di New York, in visita in Cina. Dudley si è dichiarato “meno fiducioso” sul  quadro inflattivo: una view in un certo senso sorprendente alla luce degli ultimi dati US,  ma sicuramente gradita in Asia. Oltre a ciò, ha elogiato il lavoro delle autorità cinesi nel trasformare la  transizione economica, e professato il  suo  ottimismo sulla riuscita del  processo.
Cosi, grazie  anche ad uno yuan stabile, ed a un oil ancora in denaro, le chiusure asiatiche sono state uniformemente positive.

La seduta europea ha visto un ulteriore upgrade del sentiment. Gli indici hanno accelerato repentinamente poco dopo l’apertura del cash, lasciando gli operatori ad interrogarsi sui motivi di cotanto entusiasmo.
Non certo i PMI finali manifatturieri europei di febbraio, che hanno lasciato pressochè invariato il  quadro dipinto dai dati flash 2 settimane fa. Il dato EU è stato  rivisto marginalmente al rialzo (51.2 da prec 51) principalmente grazie alla solita Germania, mentre i dati spagnolo (54.1 da 55.4) e italiano (52.2 da 53.2), disponibili solo in questa pubblicazione finale, hanno marginalmente deluso.

Tra le  spiegazioni circolate per la  forza degli indici, i flussi di inizio mese, e il tender di Barclays sui propri bond, che avrebbe alimentato attese di  azioni a favore delle banche. Personalmente, noto che il settore bancario Europeo si è mosso al rialzo solo nel pomeriggio, il che fa dubitare di un effetto ECB specifico  sulle banche. Per quel che può valere, osserverei  che la resistenza in area 2950 di Eurostoxx ha infine dato strada, il che può aver contribuito all’accelerazione.

Nel pomeriggio, l’attesa era spasmodica per l’ISM manufactoring US di febbraio, dopo la  debolezza delle recenti survey regionali. A rincarare la dose,  il meno affidabile PMI Markit, che aveva marcato  un calo di 1.1 punti nella release flash 2 settimane fa, ha confermato questa  lettura.
Cosi, il mercato non era affatto preparato al rimbalzo  odierno (49.5 da prec 48.2 e vs attese per 48.5), che ha portato  la  survey a sfiorare il territorio di espansione, segnando i massimi da settembre scorso. Tra i sottoindici, significativi miglioramenti su employment e production, mentre i new orders sono rimasti invariati, ma sopra la  soglia di espansione (51.5).

In generale, un dato che continua a indicare stagnazione, ma pone un freno al deterioramento osservato negli ultimi mesi, e lascia intuire che il settore manifatturiero potrebbe accelerare marginalmente i prossimi mesi.
Il  quadro  positivo è  stato completato  dal construction spending di gennaio (+1.5% da prec +0.6% e vs attese per +0.35).

Con i dati odierni, l’ammontare di sorprese positive riservate dal macro US nell’ultimo mese comincia a farsi considerevole, come testimoniato dal Citi Surprise Index nel  grafico sotto, in recupero di 40 punti a febbraio.

Lampi di Colore 77

Diciamo che, per  il momento, il  tambureggiante dibattito relativo  all’incombere di una recessione negli Stati uniti può  prendersi una pausa

Le good news hanno messo le ali ai piedi all’Equity, consentendo all’  Eurostoxx di attaccare quota 3000, che, almeno  in linea teorica, dovrebbe opporre un po’ di resistenza (vi passa anche la media mobile  a  50 giorni). Rilevanza tecnica anche per l’S&P 500 che, a meno di defaillance finali (vedi ieri)  dovrebbe aver  ragione oggi della resistenza in area 1950 (massimo di gennaio e mmedia mobile  a  50 giorni),  completando  il  più volte citato doppio minimo  che proietta target in area 2050 e passa (vedi grafico ).

Lampi di Colore 78

Un aspetto  positivo della  price action odierna è che, per la prima volta da  un po’ di tempo, vede una partecipazione corale  degli asset al tema  del  risk appetite:
** L’azionario globale  mette a segno  un rialzo robusto
** Il credito vede gli spread stringere sensibilmente  sui principali mercati (US, Europa, Emergenti)
** I rendimenti dei bonds governativi core, finora indifferenti al recupero dei risk assets,  salgono su tutte le scadenze,  mentre quelli dei periferici scendono, dando luogo a cospicui cali degli  spread
** Oil e commodities industriali salgono
** Lo yen e l’oro  scendono

Certo, non bisogna dimenticare che la  recente forza è dovuta in buona parte ad attese di nuove azioni di politica monetaria. Non a caso, all’ultima gamba ha sicuramente contributo  il taglio di riserva obbligatoria operato  dalla PBOC ieri.
Ma, a mio modo di vedere, vi gioca anche la circostanza che, ebbene si, i mercati erano andati un po’ troppo oltre nel prezzare uno scenario negativo, scenario che gli ultimi dati mettono in discussione in rilevanti aree economiche.