NB: Oggi nota sintetica causa ingorgo di impegni.
Inizio di settimana scoppiettante sui mercati, nonostante un newsflow per lo meno in chiaroscuro.
In effetti, un petrolio in spolvero era da mettere in conto, avendo il Ministro dell’Energia russo Novak dichiarato alla TV nazionale nel week end che c’è un accordo per terminare le trattative su una fissazione di un tetto all’offerta entro il primo marzo. Paesi rappresentanti i 3 quarti dell’offerta supporterebbero la soluzione, secondo Novak.
Meno positivi i dati macro, con il Market News Business indicator cinese di Febbraio nuovamente sotto la soglia di 50 (49.9 da 52.3). Va detto che, nel breve, il track record di quest’indicatore non è che sia eccelso. Dopo essersi tenuto in media a 53.5 tra agosto e ottobre, è scivolato sotto 50 proprio a novembre, per recuperare un po’ tra dicembre e gennaio.
Alquanto deludente anche il PMI manifatturiero giapponese (50.2 da prec 52.3 e vs attese per 52) ai minimi da 8 mesi. Particolarmente deboli gli ordini dall’estero.
La cosa non ha infastidito particolarmente le principali piazze, tutte positive dietro a Shanghai.
L’apertura europea ha dovuto fare i conti anche con i risultati deludenti di HSBC, e con le vicende relative all’accordo UK – EU, sulla base del quale 6 membri del partito conservatore di Cameron (tra cui il sindaco Johnson) hanno annunciato il supporto alla mozione favorevole all’uscita. L’impatto si è notato soprattutto sulla Sterlina.
Con queste premesse, vedere le borse europee aprire in significativo progresso e accelerare nelleprime ore di trading è stata una piacevole sorpresa.
Anche perche i PMI preliminari di Febbraio, pur non disastrosi segnalano un ulteriore rilassamento dell’attività economica. Il PMI composite EU (52.7 da prec 53.6 e vs attese per 53.3) marca i minimi da oltre un anno, principalmente a causa di un ulteriore calo del manifatturiero (51 da prec 52.3) mentre i servizi tengono un po’ meglio (53 da 53.6). Si intensifica anche la disinflazione, con un brusco calo dei prezzi, mentre i costi sono scesi marginalmente. Il quadro è coerente con una crescita di appena lo 0.2% nel primo trimestre del 2016, a meno di bruschi rimbalzi a marzo.
Un quadro che l’ECB non può ignorare, e infatti l’€ ha preso a indebolirsi robustamente, in anticipazione di un azione decisa a marzo, approdando in area 1.10 vs $ a fine giornata.
Assai deludente anche il PMI manufactoring US, uscito nel pomeriggio. Ma qui il dato è stato controbilanciato da un Chicago Fed National Activity Index molto sopra attese (+0.28 da prec -0.34 e vs attese per -0.05 – ricordo che dati sopra lo zero indicano attività sopra il trend), che sembra indicare un inversione di tendenza nell’attività economica US.
Il buon tono di Wall Street ha concesso alle borse europee una chiusura sui massimi di seduta, ai massimi da inizio febbraio. La buona performance delle banche europee (Eurostoxx banks +3.8%) sembra suggerire che il mercato attribuisce una probabilità crescente ad azioni ECB favorevoli per il settore.
Sicuramente la forza dell’oil ha un ruolo rilevante in questo movimento. Il contratto si è portato verso il limite superiore del recente range (nonostante la forza del $) e sta prendendo forma sui grafici un progetto di doppio minimo, che potrebbe essere facilmente completato con altre news positive.