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Lampi di Colore

Lampi di Colore 48

Marginale delusione dagli attesi dati macro cinesi, ma il mercato incassa bene.
Il  GDP del quarto trimestre si ferma a + 6.8%, 0.1% sotto le attese. Ma l’intero 2015 mostra un +6.9%, coerente con il target annuale di “circa il 7%” delle autorità . Sotto attese anche i dati macro di dicembre, con produzione industriale a 5.9% (anno su anno) vs 6% di consenso, e Retail sales a 11.1% vs 11.3% atteso. Stesso discorso per gli investimenti (10.0% vs 10.2% atteso).
In generale, un segnale che l’economia cinese non sta implodendo, ma non entra nel 2016 con un momentum particolarmente positivo.

La sorpresa, è che i mercati locali e quelli dell’area asiatica, dopo qualche sussulto, hanno preso saldamente la via del rialzo, per chiudere con progressi generalizzati.
La reazione si presta a varie letture:
1)  Il sentiment era già talmente depresso che dati marginalmente sotto attese sono stati accolti con sollievo.
2) La debolezza è stata vista come foriera di nuove dosi di stimolo monetario e fiscale.
3) il petrolio, tra i principali driver del risk appetite in questo periodo, è stato in fase di recupero fino a seduta europea inoltrata, il che può aver dato una mano al sentiment.

Ora, chiunque segua da tempo i dati cinesi sa che marcati scostamenti dalle attese sono estremamente rari. Ragion per cui sarei portato a pensare che la reazione positiva abbia più a che vedere con un temporaneo esaurimento del momentum ribassista, e con la speranza che la nota debole con cui è stato chiuso il 2016 armi la mano delle autorità. La correlazione degli indici cinesi con l’oil è inferiore a quella di altri mercati.

In Giappone, abbiamo avuto la seconda seduta positiva da inizio anno (il record 2016 è un poco brillante 9 a 2). Al modesto rimbalzo ha forse contribuito il discorso di Kuroda in Parlamento, nel quale ha fatto eco a Draghi nel 2011 (*KURODA: BOJ WILL DO WHATEVER IT TAKES TO ACHIEVE PRICE TARGET). In tarda mattinata europea sono anche comparse indiscrezioni secondo cui alcuni membri della Bank of Japan sarebbero delusi dall’ andamento delle contrattazioni salariali. Vedremo se si tradurrà in ulteriore stimolo o nell’ennesimo rinvio del raggiungimento del target di inflazione.

Su queste basi, la seduta europea è partita con un tono insolitamente frizzante. Purtroppo, la bufera sulle banche italiane è ripresa immediatamente, e a metà mattinata metà degli istituti quotati a Milano (per lo più quelli che avevano confermato di aver ricevuto la  richiesta di informazioni) erano sospesi al ribasso.
Sorprendentemente, il sentiment non ne ha risentito più di tanto, con l’eccezione di Piazza affari, che ha passato gran parte della mattinata in negativo.
Sul fronte macro, poche sorprese, con i CPI tedesco e europeo di dicembre confermati sui livelli attesi. La recente volatilità ha inferto meno danni delle attese alla confidence degli analisti verso l’economia tedesca: lo ZEW di gennaio ha battuto le stime mostrando crescita nella componente “current situation” e scendendo meno delle attese nelle “expectations”.
Più interessante il responso dell’ ECB lending survey dell’ultimo trimestre del 2015, che ha segnalato ulteriori progressi sia sui lending standards che sulla domanda di credito. Il 27% delle banche segnala un incremento della domanda di loans da parte delle aziende.
Insomma, nel quarto trimestre del 2015 le condizioni di credito sono ulteriormente migliorate, il che è coerente con quanto osservato in termini di attività economica, nonostante la volatilità osservata in autunno.

Le cose hanno continuato ad andare bene fino a quando l’oil, che si era portato sopra 30$ in tarda mattinata, ha invertito la marcia, senza un ovvio catalyst (la sima dell’EIA era uscita di primo mattino), per tornare nei pressi dei minimi. Wall Street, i cui futures erano stati ampiamente positivi tutta la mattina, ha perso smalto, e le borse europee con essa.
Peraltro, la performance europea odierna resta buona, in particolare in considerazione del fatto che l’oil ha al momento restituito intermente il recupero, mentre il massacro sulle banche italiane, e rispettivi bonds, è proseguito in grande stile. A fine giornata alcune delle banche oggetto di indagine ECB presentano performance pesanti (Montepaschi -14%, Banco Popolare – 6%, Carige -11%).
In questo contesto, sorprendente la tenuta del BTP, che ha mostrato rendimenti stabili. Ma se il massacro continua su questi ritmi, difficile che la calma duri. Per quel che può valere, io mi attenderei che la situazione si calmi, dopo 48 ore di panico. Vedremo.

Nel pomeriggio, Reuters ha riportato le dichiarazioni di un portavoce EU, secondo cui la commissione europea avrebbe richiesto all’Italia chiarimenti sul piano di bad bank presentato la scorsa settimana, definito “troppo vago”. Un portavoce del Tesoro italiano avrebbe confermato che i colloqui sono in corso. Speriamo sia un segnale che qualcosa si sta muovendo. E’ comunque grave che per smuovere le acque serva un massacro sui mercati.

L’approdo dell’ oil sui minimi di ieri ha al  momento tolto qualsiasi velleità  a Wall Street, che oscilla intorno alla parità. E’ impressionante come il petrolio impatti sul sentiment generale negli ultimi giorni. Di solito queste correlazioni perfette non durano a lungo. Cessano quando il numero degli operatori che osservano un asset per tradare l’altro diventa troppo elevato.

Sul fronte tecnico i principali indici azionari hanno mostrato reazioni sui supporti, ma si sono allontanati poco per ora, in particolare Wall Street. L’oil, per nulla.