Il Day after the “super thursday” è stato sorprendentemente positivo in Asia, in considerazione del fatto che il $ ha messo su un punto percentuale circa, il che non favorisce l’ampia componente emergente dell’area.
Ma, per cominciare, bisogna tenere a mente che la parte del leone in quel rialzo l’ha fatta il calo dell’€ (-1.4%) che pesa per il 57% dell’indice.
In secondo luogo, dopo la chiusura US le trimestrali di Amazon, Microsoft e Google hanno tutte fracassato il consenso, il che ha sicuramente dato una sferzata all’indotto e ai comparti tecnologici dell’area. Anche l’apertura dei pre ordini su Iphone X ha aiutato.
In Cina sono stati pubblicati gli industrial profits di settembre (+27.7% anno su anno, +3.4 % mese su mese), il che insieme ad alcune trimestrali eccellenti anche qui uscite bene, ha dato forte impulso alle H-shares (nuovi massimi per lo HSCEI). Tra gli altri indici solo Sydney e Mumbai hanno marginalmente corretto.
L’apertura europea è stata gratificata da € e rendimenti ancora in calo, il che ha favorito una continuazione del discorso iniziato ieri pomeriggio. Unico settore dall’umore contrariato, le banche, che vedono sciogliersi la prospettiva di tassi in rialzo, mentre devono fare i conti con le novità ECB sui non performing loans, ovvero la “first time adoption” dell IFRs 9 ovvero l’ipotesi dal 2018 in avanti, di dover accantonare da subito qualcosa a fronte dell’erogazione di nuovi prestiti.
Nel pomeriggio, in US è stata pubblicata la prima stima del GDP US del terzo trimestre. Il dato è uscito bello robusto e significativamente sopra consenso (+3% annualizzato da precedente +3.1% e vs attese per 2.4%). Gli uragani hanno pesato un po’ sui consumi, che hanno rallentato (ma si riprenderanno nel quarto trimestre) mentre gli investimenti si sono rivelati forti. L’accumulo di scorte ha effettivamente dato una buona mano.
In generale un dato forte (in particolare in considerazione degli uragani) che corona una serie decisamente positiva per gli USA. Per farsi un idea dell’andamento del quadro macro US negli ultimi mesi basta dare un occhio al Citi Surprise index US
Altro carburante per il rally del $ e dei tassi US, ma nel breve questi avevano fatto davvero tanta strada, e anzi, hanno ritracciato, quanto è comparso l’ennesimo rumor sul nuovo Presidente FED: 2 fonti anonime hanno rivelato a Bloomberg che Trump sarebbe propenso a nominare Powell.
La potenziale incoronazione del già membro Fed, noto per essere una colomba simile alla Yellen, ma con meno avversione per la deregulation, ha tagliato un po’ le gambe al dollaro (che resta comunque in ampio guadagno per la seduta) e prodotto ricoperture sul treasury.
Personalmente, ritengo che effettivamente Powell abbia le caratteristiche che più piacciono a Trump, e quindi sia il principale indiziato per ottenere la nomina. Peraltro, a mio modo di vedere esiste un’elevata probabilità che Taylor trovi comunque un posto nel board, magari come vicepresidente. Oltre a ciò, non mi stupirebbe affatto che nei prossimi giorni altri rumors venissero a inquinare la scena, causando altri capovolgimenti di fronte.
Infine, ritengo che anche una nomina di Powell non sarà cosi negativa per il Dollaro, in quanto rimuoverà gran parte dell’incertezza. Nel frattempo, il rialzo Fed di dicembre è praticamente certo, e il principale focus resta la capacità dei Repubblicani di approvare un taglio alle tasse. Su questo fronte l’1 Novembre dovrebbero comparire le proposte di taglio di Camera e Senato, per poi cominciare la discussione.
Oggi era previsto l’atto finale dello scontro Spagna-Catalonia, dopo il mancato accordo di ieri. Il Parlamento spagnolo ha votato l’attivazione dell’articolo 155, e quello Catalano invece ha approvato una dichiarazione di indipendenza e la creazione della Repubblica della Catalonia. Il voto ha prodotto manifestazioni di entusiasmo a Barcellona,ma Rajoy lo ha definito un atto criminale, e ha fissato una riunione di gabinetto per decidere le misure da adottare per stasera (rimozione di Puigdemont e del suo esecutivo e presa di controllo delle istituzioni), a cui seguirà una conferenza stampa.
A questo punto, è probabile che i separatisti faranno resistenza, causando eventualmente una reazione ancora più brusca da parte di Madric. Potremmo avere arresti dei leaders ed eventualmente disordini e scontri.
Francamente non comprendo la strategia dei separatisti. Forse, provocando la repressione di Madrid, sperano di attirarsi simpatie internazionali e ottenere supporto o qualche genere di mediazione. Ma non mi pare che la loro causa abbia incontrato molti favori all’estero. Il Presidente del Consiglio d’Europa Tusk ha gia chiarito che la Spagna rimane l’unico interlocutore, e Tajani ha dichiarato che nessuno in Europa riconoscerà la nuova repubblica.
Le news hanno dato un ulteriore colpo all’€ che è sceso sotto 1.16 vs $ (appena ieri mattina era sopra 1.18!), Madrid ha preso una bastonata (-1.5%),mentre gli spread periferici hanno mostrato un comportamento più composto (Bonos +8 bp, Btp +4 bp) a fronte di un week end che si annuncia caldo.
Le news spagnole hanno depresso ulteriormente gli indici azionari periferici, già penalizzati dai rispettivi sistemi bancari, conducendo l’Eurostoxx ad una chiusura, pur positiva, ad una certa distanza dai massimi. Detto questo, si può certamente parlare di conferma del breakout rialzista di ieri. Anche perché i risultati dei tecnologici hanno infiammato Wall Street che sta facendo nuovi massimi con S&P 500 e Nasdaq. Dal punto di vista tecnico, l’incidente di 2 giorni fa sembra chiuso.
Chiudo con una riflessione fatta oggi, di fronte a tanta abbondanza osservata in Eurozone per la prudenze dell’ECB e in US per i risultati, il tutto condito da tassi che nonostante la forza del macro (e del petrolio) non salgono (in Eurozone) o si stabilizzano (In US).
L’astuzia con cui Draghi e C. hanno gestito questo round di tapering, comunicando le loro intenzioni in anticipo, lasciando che il mercato temesse qualche spunto hawkish per poi darne solo di dovish, ha prodotto questo movimento favorevole su tassi e divisa EU. Ciò detto, la realtà dei fatti è che , a far data da gennaio, il QE Eurozone scenderà di 30 bln al mese, mentre la riduzione del bilancio FED passerà da 10 a 20 bln al mese, se non erro. In soldoni saranno circa 54 miliardi di dollari (20 FED e 30 bln € dall ‘ECB) di acquisti in meno rispetto a settembre scorso. Mi pare una significativa riduzione dell’iniezione di liquidità globale, con cui i mercati globali dovranno confrontarsi.
E’ poi assai probabile che la Fed alzi i tassi di altri 25 basis points. Anche se il QE globale resterà abbondante tra BOJ (che non sembra voglia fermarsi ed ECB (ancora per 9 mesi) in generale mi pare un inasprimento significativo delle condizioni finanziarie globali.