In attesa del super thursday l’aumento dei rendimenti infastidisce l’azionario

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Pensavo che a risentire delle  crescenti pressioni rialziste sui tassi US sarebbe stato principalmente il Dollaro,  e  invece la  rottura del  2.40% sembra impattare principalmente sui risk asset,  mentre il biglietto verde oggi non sembra trarne alcun vantaggio.

Andiamo con ordine.

La  seduta  asiatica, con Tokyo in negativo e  il  resto degli  indici a  mostrare discreti guadagni, non è certo  sembrata in linea con la  forza  del  dollaro  e  il massimo relativo sui tassi US di ieri. Ma  bisogna considerare che il  Nikkei aveva infilato la bellezza di 16 sedute positive di fila,  e l’RSI  daily era al  livello  siderale  di 89. Non serviva  granchè per giustificare delle  prese  di beneficio.
In Cina,  per contro, molti osservatori hanno notato che tra le  nomine nel Politburo manca (per motivi  di età avanzata dei nominati) un candidato a succedere a Xi Jinping,  il che implica che il  Presidente  conta  di  restare ancora per più  di un mandato. La potenziale proroga viene forse  vista come un opportunità di riformare più profondamente il  sistema economico cinese, avendo più tempo a disposizione.  Oltre a ciò,  la consuetudine vuole che le  riforme più dolorose e impopolari si concentrino verso  la  fine del mandato di un Presidente, e quindi i mercati sembrano fare la bocca a politiche più espansive nel  prossimo lustro. Ciò ha sicuramente contribuito ai progressi dell’azionario cinese a Shanghai e Hong Kong.
Mumbai poi è stata supportata dall’annuncio di un programma di ricapitalizzazione delle banche da 2.1 trilioni di Rupie nei prossimi 2 anni.

L’apertura europea è avvenuta con un mood simile a quello di ieri, ovvero equity più o meno stabile e rendimenti in salita, in simpatia col treasury. Sul fronte macro, l’IFO tedesco di ottobre è uscito sopra le attese, facendo segnare un nuovo massimo storico (116.7 da prec 115.3 e vs attese e per 115.1), a dimostrazione che l’economia tedesca per il momento è in ottima salute ed è assai impermeabile a € forte e problemi politici. Brillanti anche ordini e fatturato dell’industria italiana ad agosto.

Se si guarda alle news macro delle ultime ore, sorprende poco la tendenza dei tassi ad attaccare le resistenze. Ieri i PMI Flash US  hanno sorpreso al rialzo in maniera significativa, facendo un catch up con gli ISM del mese scorso. Un azienda “growth oriented” come Caterpillar ha riportato una trimestrale stellare, segnalando business in crescita in tutte le aree geografiche in cui opera. Oggi un economia aperta e export-led come quella tedesca ha visto uno dei principali indicatori di attività manifatturiera fare i massimi storici, e  ancora dobbiamo rendere conto del Durable goods US di settembre.

Sul fronte politico US, news un po’ più miste. Un piccolo aiuto ai tassi è venuto da una ripresa delle probabilità di Taylor di aggiudicarsi la FED. Apparentemente un sondaggio per alzata di mano fatto da Trump tra i senatori ha visto il professore di Yale prevalere (come se a Trump interessasse qualcosa delle opinioni dei Repubblicani al Congresso, visto quanto ci litiga). Per contro, sul fronte fiscale, in attesa del voto domani alla camera sul budget, al Senato è ricominciata l’emorragia di voti tra i Repubblicani, con 4 senatori che hanno polemizzato apertamente col Presidente (a Corker , McCain e Paul si è aggiunto Flake), anche se non è chiaro se abbiano intenzione di affossare la riforma fiscale (pare che Rand Paul si sia detto con la maggioranza sulle tasse).

L’aspetto sorprendente della price action di stamattina non è il superamneto di 2.40% del 10 anni treasury o i massimi da 7 anni del 2 anni US, ma il fatto che apparentemente il Dollaro non ne ha tratto beneficio, nonostante i rendimenti europei mostrassero una maggior riluttanza a salire (il bund che ha solo sfiorato la soglia del 0.5%).
Ad esempio, il bund treasury spread sui 10 anni è risalito in area 195 bps, il livello di giugno scorso, quando il cross girava intorno a 1.12.

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Il fatto è che domani abbiamo il meeting ECB, nel quale Draghi deve annunciare size ed estensione del prossimo round del QE. Il rischio di incappare in un un “hawkish tapering” (qualcosa come 20 bln di acquisti mensili anziche i 30 attesi, o un periodo di 6 mesi anzichè 9) sta, da un paio di giorni, tenendo a bada i venditori. Poi, la sterlina ci ha messo il suo rimbalzando bruscamente in reazione ad un GDP del terzo trimestre sorprendentemente forte. Con il 68% del paniere che remava contro (57% € e 12% Pound) sorprende poco che il dollar index non trovasse la forza di aver ragione della resistenza in area 94. Quando la crescente risk aversion ha fatto si che anche lo yen (13%) invertisse la marcia, l’arretramento del Dollar Index (pur modesto) è diventato inevitabile, nonostante la defaillance di $ Australia, $ Nuova Zelanda, $ Canada, e alcuni emergenti.

Già, perchè poco dopo l’apertura di Wall Street, gli indici azionari hanno preso con decisione la via del ribasso, accumulando passivi consistenti (per i tempi) in poco tempo. Difficile trovare in catalyst per la risk aversion. Sul fronte macro, i Durable goods di ottobre hanno mostrato parecchia forza (+1.3% il dato depurato di trasporti e difesa, vs 0.3% atteso e con revisione al rialzo di 0.2% di settembre), cosi come le vendite di nuove case (+18%).

Personalmente, metterei il crescente inasprimento delle condizioni finanziarie tra i motivi per la correzione. Finora l’azionario ha bellamente ignorato la salita dei tassi, ma la prosecuzione del trend implicita nella rottura dei range inizia forse a preoccupare. Non a caso la reazione dei rendimenti alla comparsa delle volatilità è stata modesta, con il 10 anni treasury che non è mai sembrato in grado di invertire la rotta, e men che meno tornare sotto ,il 2.40%.

Il peggioramento del sentiment pomeridiano ha penalizzato le chiusure europee, con l’Eurostoxx che ha chiuso sul livello più basso dal 28 settembre. Dal punto di vista tecnico non è davvero granchè, specie dopo aver passato ottobre a rimbalzare contro la resistenza in area 3620 senza mai romperla, in un range strettissimo. Vedremo domani se il quadro di indebolimento viene confermato o meno, prima di trarre conclusioni. Wall Street ha recuperato qualcosa ma presenta ancora un negativo considerevole, almeno in rapporto al recente passato.

Domani è il super thursday:
** Riguardo l’ECB, ritengo che Draghi confermerà le attese, tagliando gli acquisti a 30 bln per un estensione di 9 mesi, e conserverà toni assai prudenti. In fin dei conti dimezzare gli acquisti è comunque un tapering significativo, e indicando un periodo di soli 6 mesi l’ECB rischia di legarsi le mani, costringendosi a decidere nuovamente in primavera, senza aver raccolto sufficienti informazioni. E mi pare di poter dire che il mercato è stato preparato in tal senso. Se questo fosse l’outcome, direi che, con l’ECB alle spalle senza shock, l’€ potrebbe fare un catch up con le news dell’ultimo periodo e assestarsi su livelli inferiori, mentre i tassi torneranno un po’ in balia degli umori di quelli US. In caso di sorprese hawkish come acquisti che scendono a 20 mln mensili o 6 mesi di estensione, saranno i tassi a reagire, e, nel breve, l’€ resterà supportato.
** Circa la Catalonia, difficile dire cosa farà Puigdemont. A questo punto potrebbe fermare Rajoy solo sciogliendo il Parlamento  di iniziativa e indicendo nuove elezioni, e non credo voglia farlo. E’ possibile che opti per una dichiarazione unilaterale di indipendenza, e misure a protezione delle istituzioni locali, il che inasprirebbe le tensioni.
** A Washington ci si attende un passo avanti del Budget, col voto alla camera sul progetto già approvato al Senato. Dopodichè, se Trump non fa a botte con tutti i senatori, la strada si spianerebbe per i tagli alle tasse.