Dollaro in recupero e tassi in aumento con la presentazione del piano fiscale

Lampi di Colore 809

Prosegue la fase di repricing,  sui mercati,  delle  prospettive US  in termini di politica monetaria e  fiscale.
Dopo la  Yellen ieri sera, a mio modo  di vedere perfino più aggressiva di quanto apparso allo scorso FOMC (vedi Lampi di ieri), oggi il palcoscenico era per le linee guida del progetto di riforma fiscale  US. L’attesa era febbrile,  nonostante i media avessero offerto nelle ultime ore ampie anticipazioni sui contenuti.

La  giornata è  iniziata in Asia con il consueto tono contrastato, un mix di timore per  l’apprezzamento del  dollaro e  la  possibile  salita dei tassi US (per  la parte emergente), tensione per la  questione nordcoerana, e sospetto per gli sviluppi politici giapponesi. Apparentemente l’ipotesi citata da Abe di abbandonare la responsabilità  fiscale  (si parla  di usare i ricavi del  rialzo IVA per finanziare pacchetti di stimolo anzichè  contenere il deficit) ha causato l’allargamento del credit default  swap giapponese ai massimi da 15 mesi. La  discesa di Tokyo è  in gran parte dovuta allo stacco dividendi, ma è vero che in realtà lo scioglimento della Camera da  parte di Abe non è stato  salutato dal consueto  entusiasmo, nonostante il buon periodo per il  $/Yen. Come accennavo  ieri,  alcuni temono che Abe stia facendo il passo più lungo della gamba,  come la May prima di lui.

In Cina,  gli industrial profits hanno accelerato clamorosamente  (24% anno su anno da 16.5%), ma la scena gli è stata rubata dalla PBOC, che ha sorprendentemente drenato altra liquidità  dal  sistema (200 bln yuan questa settimana), nonostante il  fine trimestre, e la settimana di chiusura per festività in arrivo (la prossima).  Il tasso interbancario ha fatto un balzo di un punto percentuale  per effetto della misura.
Sembra che le  autorità  alla vigilia del Congresso, abbiano deciso, a sorpresa,  di stringere un po’ i controlli su credito e immobiliare.

L’apertura europea si è trovata in dote un € ancora più basso di ieri e pressioni sui rendimenti, in parte da oltre oceano, in parte per l’effetto che il  ritracciamento dell’€ fa sulle  attese circa durata e size dell’estensione del  QE ECB.
Naturale, in questo contesto, una partenza positiva, con robusto traino del settore  bancario. Al sentiment hanno contribuito  alcune single story come Siemens-Alstom.
Sul  fronte macro merita  la  citazione la  manufacturing confidence italiana di settembre, ai massimi da 10 anni.  Forte anche la consumer confidence, mentre ordinativi e fatturato di luglio non impressionano.
L’ECB ha riportato un rallenamento nell’erogazione del credito ai privati a agosto,  dopo  i fasti di luglio ma in generale il trend di crescita permane.  Accelera l ‘ aggregato monetario M3 a 5% da 4.5%.

In attesa del piano di riforma fiscale, i rendimenti globali hanno continuato a  salire, i differenziali di rendimento, in particolare sulla  parte breve, hanno continuato a  premiare gli  USA, e quindi a supportare il  $.
A deprimere l’€ hanno contribuito news di  una nomina di Schaeuble a Presidente del Senato.  La  conclusione è  che il  ministero  della  difesa andrebbe a un membro del FDP, eventualmente meno supportivo di un integrazione fiscale europea ed altri aspetti pro €. Sorprendente come  sia cambiata la  dinamica in poco tempo. Fino alla scorsa settimana ogni scusa era buona per comprare la divisa unica.
Il movimento ha anche accelerato, quando,  alle 14.30, i durable goods orders US hanno sorpreso in positivo.

Il buon sentiment della seduta europea ha contagiato anche Wall Street, autrice di un apertura un po’ meno letargica della  price action degli ultimi giorni.  Anche qui il  settore bancario è  stato determinante,  insieme con un rimbalzo del tech. Poco dopo l’apertura sono però  comparsi i dettagli della  proposta  di riforma fiscale, generalmente in linea con le  anticipazioni. La  proposta prevede un aliquota corporate al 20% e un taglio di quella per  le  persone fisiche (le aliquote passerebbero da 7 a 3), con possibilità  di  alzare le tasse per i ricchi.  Si parla  anche di incentivi al  reimpatrio degli utili.

Inutile illudersi, l’execution risk resta elevato su questo  piano, come mostra la storia dell’abolizione dell’Obamacare, ormai archiviata. Detto questo, sussistono alcuni motivi per ritenere che, se non proprio questa proposta,  qualcosa di concreto sul fronte fiscale  possa andare in porto:
** i Repubblicani hanno un estrema necessità di segnare qualche punto  prima delle Midterm elections, tra 13 mesi
**  Un taglio delle tasse è  assai più popolare  e potrebbe trovare meno opposizioni all’interno del partito di progetto che lasciava decine di migliaia di cittadini senza copertura sanitaria
** i Democratici, sazi dopo la vittoria su Obamacare, e forti della recente collaborazione  su Debt Ceiling e Budget, potrebbero fare un opposizione meno feroce a un piano che offrisse loro qualcosa (ad esempio un aumento delle tasse sui più abbienti)

L’assenza di novità  e/o dettagli ha causato un po’ di sell the news, su equity come su divisa e tassi. L’azionario europeo ha chiuso comunque positivo, generalmente sui massimi di periodo (Milano sui massimi dell’anno), mentre le curve europee registrano marcati  aumenti dei rendimenti, più  su emittenti core che periferici,  che vedono i loro spread contrarsi ad eccezione della Grecia.
Lieve rimbalzo dell’€, che comunque conserva larga parte del calo e conferma,  insieme al  dollar index,  il quadro tecnico illustrato ieri.