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Nuova impasse di Trump… L'euro oltre l'1.15 sul dollaro

Lampi di Colore 727

Non c’è pace per il Dollaro.
Stanotte, la tutto sommato prevedibile sconfitta di Trump sull’ennesimo tentativo di passare un progetto di riforma sanitaria ha causato un ulteriore ondata di vendite sul biglietto verde, a nuovi minimi contro i principali cross. Il punto è ciò che questo implica per l’agenda politica dell’esecutivo US, che comprenderebbe (il condizionale diventa d’obbligo) una riforma fiscale e la soluzione al problema del Debt Ceiling entro l’autunno. Il rischio percepito dal mercato è che eventuali frizioni su quest’ultimo tema potrebbero fornire, ad una FED divisa, altre scuse per  ritardare ulteriormente la normalizzazione dei tassi.
Nel processo, l’€ ha rotto 1.15 alimentando la consueta raffica di stop loss. La resistenza successiva si colloca sul massimo del 2016, a 1.1616, superata, negli ultimi 2 anni, solo marginalmente ad agosto 2015 , durante la fiammata di volatilità seguita alla svalutazione cinese.
Gli operatori riferiscono che il movimento avviene con volumi importanti (in particolare se si considera il periodo estivo). Un aspetto sorprendente, se si considera che il posizionamento del mercato, cosi come appare dall’ultimo report CFTC, presenta un lungo dollaro ai minimi del recente passato e un lungo € ai massimi dal 2011. In altre parole  il trade è già abbondantemente in piedi nei portafogli degli investitori
Uno sguardo al grafico del Dollar Index mostra un livello di ipervenduto ai massimi da quasi 2 anni (RSI 14 a 27), il che, messo insieme al positioning,  dovrebbe richiedere un catalyst di entità modesta per produrre una reazione.
L’€ dal  canto suo, arriva a questa resistenza a sua volta parecchio iperesteso (70 di RSI), avendo disegnato quello che sembra un classico movimento di tre gambe rialziste con 2 consolidamenti (anche se la gamba centrale è a sua volta composita).

Lampi di Colore 724
Riguardo il posizionamento, detto sopra di quello vs $, si può parlare di un discreto affollamento anche sul cross €/Yen, un trade diventato popolare dopo le presidenziali francesi, e che ha preso ulteriore momentum dopo Sintra. Aggregando le posizioni vs Dollaro di € e Yen risultanti dal CFTC, otteniamo una divergenza ai massimi da 10 anni. Dovessero  partire prese di beneficio, si otterrebbe una discreta offerta di € e domanda di Yen.

E dopodomani abbiamo l’ECB meeting. Certo, visto il livello raggiunto dalla Divisa Unica e il languire, in Eurozone come altrove, dell’inflazione, non si può certo affermare che un Draghi cauto costituisca una particolare sorpresa per il mercato. Detto questo, mi pare improbabile che il Governing Council voglia perdere un occasione per mettere un freno al rally forsennato dell’€, in particolare alla luce dei livelli raggiunti dalla versione “trade weighted”, che tra l’altro costituisce una misura indiretta dell’inflazione/disinflazione importata.

Lampi di Colore 725

Vedremo.

La seduta asiatica ha comunque tenuto un tono dimesso. Naturalmente Tokyo ha gradito poco la debolezza del Dollaro, ma il resto dell’area non ne ha granchè approfittato. I mercati cinesi hanno offerto una faticosa stabilizzazione dopo le bizze di ieri. Intanto i prezzi delle case hanno continuato a salire, con le città minori, dove ancora non vi sono misure a contenimento della speculazione, a compensare i ridimensionamenti nelle città principali. E poi si continua a parlare di regolamentazione finanziaria nella seconda parte dell’anno, con indiscrezioni secondo cui il Regulator avrebbe invitato alcune banche a contenere i tassi offerti nei Wealth Management Products. Pesante anche Sydney dopo il circolare di una proposta di aumento dei ratio di capitalizzazione bancaria, e le minute RBA dai toni poco accomodanti.

Tono comprensibilmente dimesso anche in Eurozone, con la divisa unica ai massimi da oltre un anno. La coerente discesa dei rendimenti ha causato ulteriori prese di beneficio sul settore bancario, mentre i settori rate sensitive (real estate, utilities) hanno outperformato gli indici. L’ennesima delusione sul fronte inflazione (stavolta in UK) ha prodotto un inversione di tendenza sulla sterlina, e ridato una temporanea verve, ma quando si è capito che il fenomeno era circoscritto a quel cross, e che l’€ era diretto verso ulteriori massimi, il rimbalzo si è sgonfiato e anzi le perdite sono aumentate.

L’avvento degli USA non ha portato particolare ispirazione, anzi, sono comparsi ulteriori venditori sul biglietto verde che hanno portato l’€ sui  massimi di seduta a 1.1580. Sul fronte dati, la fiducia degli homebuilders a luglio ha deluso (64 da prec 66 e vs attese per 67). Il dato resta su livelli storicamente elevati, ma il massimo da 12 anni segnato a marzo (71) comincia a distare un po’, e  l’indice si è riportato sui livelli di novembre.

Wall Street sembra tanto ispirata quanto lo era ieri, con l’S&P che oscilla una virgola sotto la parità ed i massimi storici. Più arzillo il Nasdaq, supportato dal +14% di Netflix, dopo i risultati usciti ieri sera a mercati chiusi.
La chiusura Europea vede l’Eurostoxx riportarsi sui livelli di fine giugno, cancellando, al momento, il rimbalzo della scorsa settimana. In ulteriore calo i rendimenti, ancora con leggera preferenza per i bonds periferici.

Tornando all’indice tecnologico US, Il Nasdaq 100 si è riportato, nel volgere di un paio di settimane, a ridosso dei massimi di inizio giugno, dai quali era iniziato il consolidamento. Il fallimento del testa e spalle ribassista chiama, dal punto di vista tecnico, nuovi massimi. Il forte ipercomprato è rientrato, naturalmente, sebbene nel breve si possa nuovamente parlare di un po’ di iperestensione, per lo meno in considerazione del fatto che, con oggi, sarebbero 8 le  sedute positive a fila, nonchè 9 delle ultime 10. Questa circostanza potrebbe rendere un po’ arduo, nel breve il superamento del precedente massimo, o magari produrre un falso breakout.

Lampi di Colore 726