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Metabolizzate le news su Trump e Brasile, l'azionario rimbalza

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Come da copione, appena calmatosi il newsflow, gli investitori si sono precipitati a comprare equity, producendo un brusco rimbalzo. Dopo mesi di volatilità ridotta, la cultura del “dip buying” è più forte che mai. Assai più guardinghi cambi e tassi, a dimostrazione che, diversamente dall’azionario, gli altri asset sono un po’ più riluttanti ad archiviare le vicende Trump e Brasile come in piccolo incidente di percorso.

La seduta asiatica ha avuto il consueto tono opaco. La perdurante forza dello yen ha tenuto al freno Tokyo, anche se in generale mi pare che la piazza giapponese abbia tollerato meglio il movimento. Uno sguardo al grafico mostra che finalmente il Nikkei si sta emancipando dal livello del $ Yen, almeno finche questo resta contenuto in un certo range. Alleluja.

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La Cina sta usando al meglio la volatilità del $ per svalutare lentamente lo Yuan: quando il biglietto verde sale, partecipa meno al movimento di quando questo scende. Il risultato è una lenta ma progressiva discesa della divisa cinese contro il paniere di riferimento.

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Finchè i mercati (e risparmiatori cinesi) glielo permettono, è uno strumento di easing efficace. Naturalmente, se il dollaro ricominciasse ad apprezzarsi stabilmente, il trucco funzionerebbe un po’ meno bene.  L’azionario locale ha recentemente arrestato la discesa, nonostante la fase di volatilità globale.

L’apertura europea ha visto subito gli investitori andare a caccia di affari dopo la correzione. A avvantaggiarsi i soliti sospetti, le banche europee, small cap italiane, e qualche titolo eccessivamente penalizzato dalla correlazione col Brasile.
Abbastanza snobbato un newsflow non bellissimo per il settore bancario italiano: indiscrezioni sui media quantificano in 1 miliardo il capitale che i privati devono immettere nelle venete prima che intervenga lo stato. Il sospetto è che il settore debba ancora mettere la mano alla tasca, visto che i fondi di Atlante sono al lumicino. Nel tardo pomeriggio, su Bloomberg ha fatto la sua comparsa un pezzo in cui si sostiene che il piano per la ricapitalizzazione del Montepaschi sta incontrando resistenze in ECB.
Il calendario

Dopo una breve correzione, l’€ ha ripreso a recuperare contro Dollaro. Tra le motivazioni, la continuata contrazione dello spread tra bund e treasury ( e tra i tassi reali US e EU) e la direzione opposta dei rischi politici (in aumento quelli US, in diminuzione, nel breve, quelli EU). E poi ci sono i flussi in acquisto di asset europei. Nella settimana terminata mercoledi i fondi Equity USA hanno visto 8.8 bln di uscite mentre quelli europei 1,1 bln di entrate, che che porta il conto delle ultime 8 settimane a 14.6 bln (dati raccolti da Citigroup).
Va detto che dal punto di vista tecnico, l’€/$ ha praticamente raggiunto il target della figura rialzista disegnata negli ultimi 6 mesi, ed è entrato in ipercomprato.

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Considerando poi, che in assenza di cataclismi il FOMC dovrebbe alzare i tassi tra meno di un mese, e che il 10 anni Treasury si trova poco supporto in area 2.20% e finora non ha reagito al recupero del sentiment, direi che questo non è un livello brutto per giocarsi un rimbalzo del biglietto verde. Anche perchè ulteriori rafforzamenti della divisa unica renderanno cauta l’ECB.

L’apertura di Wall Street ha dato altro entusiasmo ai bargain hunters, e cosi le borse europee hanno chiuso con buoni progressi, e l’S&P 500 al momento recupera il grosso della perdita di mercoledi (in meno di 2 sedute). Un entusiasmo non condiviso dai cambi, come accennato sopra. Il Dollar index lascia sul campo un altro 0.8% segnando i minimi, se si esclude lo spike notturno dopo l’elezione di Trump, dal 4 novembre.

Dal punto di vista tecnico, per l’S&P 500 la tenuta della media mobile a 50 giorni è positiva, ma l’indice approccia un area di resistenza abbastanza robusta costituita da tutta la congestione avvenuta sotto il livello di 2400 punti. Un superamento in tempi brevi sarebbe un segnale decisamente positivo, ma lo scenario centrale mi pare che punti per lo meno ad un consolidamento simile a quanto avvenuto tra settembre e ottobre.

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