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In attesa del FOMC… Servizi US forti a differenza del manifatturiero

Lampi di Colore 601

La giornata della FED è iniziata con un tono dimesso in Asia, principalmente a causa del fatto che diversi dei principali mercati (Tokyo, Hong Kong e Seul) erano chiusi per festività. Degli altri, Shanghai continua a soffrire i sentori di inasprimento della politica monetaria, un fenomeno che sembra pesare anche sulle commodities, con ricadute su Sydney e sul settore minerario. A mercati cinesi abbondantemente chiusi Reuters ha riportato che le autorità intendono regolare ulteriormente la finanza dei governi locali, il che sembra ridurre le possibilità di un sollievo a breve. Su una pubblicazione della PBOC, il Financial News, un editoriale ha invitato gli investitori a non reagire eccessivamente alla financial regulation, aggiungendo che la volatilità sull’azionario non deve essere un ostacolo a maggiori controlli.
Sul sentiment può aver pesato anche la trimestrale di Apple, dove le revenues hanno risentito di vendite di Iphone inferiori alle attese. L’azione ha perso un paio di punti in aftermarket, anche se al momento le perdite sono inferiori a metà seduta.

Questo sentiment opaco non ha infastidito più di tanto i mercati europei, che continuano a mostrare, in relativo, un buon momentum. Se le vendite d’auto US di ieri hanno pesato sul settore auto europeo, il tech ha sofferto Apple e i materials sono stati contagiati dall’Asia, banche e finanziari hanno sostenuto gli indici generali, che in mattinata hanno mostrato variazioni solo marginalmente negative.
Sul fronte macro, il GDP Eurozone del primo trimestre ha confermato le attese, uscendo a +0.5% una crescita analoga a quella dell’ultimo trimestre del 2016, che è stato rivisto al rialzo da +0.4%. Si conferma l’accelerazione degli ultimi 6 mesi, anche se siamo sotto il livello indicato dalle survey (non quanto in US però). In decellerazione, per contro il PPI di marzo, che ha segnato il primo calo da agosto scorso (-0.3% da 0.0% e vs attese per -0.1%).

Ma le attese oggi erano per l’ISM non manufacturing US di aprile, in uscita nel pomeriggio insieme con l’ADP e la revisione del PMI services.
Cominciando con l’ADP survey, i 177.000 nuovi occupati di aprile nel settore privato US risultano in linea con le stime, e non tolgono o aggiungono alcunche alla previsione di 190.000 nuovi payrolls di venerdi. Peraltro il dato scorso (255.000) non è stato di alcuna utilità per prevedere il numero di marzo.
Il PMI services di aprile è stato rivisto al rialzo di 0.6 a 53.1, producendo un marginale rimbalzo per questa survey che aveva perso 2.8 punti tra febbraio e marzo. Gli analisti di Markit hanno sottolineato la difficoltà delle aziende di passare ai clienti gli aumenti dei costi (imput price ai massimi da 21 mesi e output prices in crescita al ritmo più basso da 5 mesi), e crescita di occupazione ai minimi da luglio 2010.
Alla luce di questo dato, sorprende ancora di più il clamoroso recupero dell’ISM non manufacturing (57.5 da prec 55.2 e vs attese per 55.8), che ha mancato di un niente il massimo del 2017 segnato a febbraio. Nei sottoindici si nota bene la forza nei new orders (+4.3 a 63.2), nella business activity (+3.5 a 62.4) , e nei prezzi pagati, mentre è rimasto debole quello dell’occupazione (-0.2 a 51.4). Peraltro, non è che la correlazione di questo indice con i payrolls sia stata fantastica di recente (anche per la randomness dei secondi).

Trattandosi, nel caso dei servizi, di oltre l’85% dell’economia US, l’ISM mette decisamente in una luce diversa la perdita di momentum del manifatturiero e la debolezza degli hard data, e rilancia un po’ le prospettive di crescita US nel secondo trimestre.
Peraltro, pur ricordando che tradizionalmente in USA i PMi cedono il passo agli ISM, osservo che di recente sono stati i primi a dare i segnali, se non più affidabili, più anticipatori. Per cui utilizzerei per lo meno una media delle survey come indice.
Una prudenza che il mercato sembra condividere, considerando che nonostante la sorpresa, giunta in una giornata che si chiude con il FOMC (di cui si è detto ieri), i tassi US salgono di 1/2 bps, Wall Street perde lo 0.25% al momento, e il dollar index sale dello 0.1%. Vedremo se dopo le 20, orario di pubblicazione dello statement, gli umori cambieranno.

Eventualmente, parte del clima incerto si deve alle alterne fortune del secondo tentativo dei Repubblicani di cancellare l’Obamacare. Impossibile tenere conto del fluire delle news con i tentativi di modifica per superare le obiezioni che si susseguono. Ieri sembrava che il tentativo fallisse, ora si parla di voto sabato. Sui media, i commenti sulla capacità di Trump di portare avanti la sua agenda cominciano a darsi ironici (es Bloomberg).

I malumori US non hanno influito più di tanto sulle chiusure europee, con l’Eurostoxx in grado nuovamente di outperformare l’S&P 500. Tranquilli i bonds, con l’attenuarsi dei timori di elezioni anticipate in Italia (emerse dopo la vittoria di Renzi alle primarie) che hanno contribuito a comprimere gli spread periferici. In Francia stasera abbiamo il dibattito Macron Le Pen ma la vittoria finale sembra saldamente in mano al primo.