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Lampi di Colore

Lampi di Colore 396

Inizio di settimana abbastanza tranquillo sui mercati, nonostante un buon flusso di news nel week end.
Donald Trump ha nominato Mick Mulvaney, un Parlamentare vicino al Tea party, noto per essere contrario a espansioni del deficit e quindi a misure fiscali prive di copertura finanziaria, come capo dell’ Office of Management and Budget. Ciò dovrebbe indurre alla prudenza circa l’effettiva entità del piano di spesa,  e degli iniziali  tagli alla corporate tax. La mossa può anche essere vista come una mano tesa verso le frange più fiscalmente conservative dei Repubblicani, al fine di facilitare l’approvazione del Piano.
Nel frattempo, il Presidente Eletto continua le sue schermaglie via social media con la Cina, avendo dichiarato via twitter che i Cinesi possono anche tenersi il drone che hanno “rubato”. La reazione cinese è stata affidata ad un editoriale su un media ufficiale del partito, in cui si sostiene che Trump non ha idea di come si guida una superpotenza. Personalmente non mi pare un bell’esordio di politica estera, ma per il momento i mercati non sembrano darsene per inteso.
Restando in Cina, il vice direttore del  Office of the Central Leading Group on Finance and Economic Affairs ha dichiarato che il paese deve fare di più per sgonfiare una bolla immobiliare formatasi quest’anno. la news ha pesato anche sul rame.

In ogni caso la seduta asiatica ha avuto un tono incerto, con nemmeno Tokyo in grado di mettere a segno progressi, a causa della fase correttiva del $/Yen, sui motivi della quale ho da offrire solo ipotesi: l’incombere del meeting BOJ domani mattina, che potrebbe portare indizi di come Kuroda intende gestire lo yield targeting, e il calo dei tassi americani, che leva supporto al $ e pressione al meccanismo.

La mattinata europea ha avuto volumi da giorno festivo (-40%), ma ha conservato un tono tendente al positivo nonostante un po’ di tensioni sul fronte bancario, generate dalla performance dell’azione Montepaschi nel primo giorno dell’offerta di azioni nuove.
Sul fronte macro, buone notizie dall’IFO tedesco, marginalmente sopra attese ma ai massimi dal febbraio 2014.
In US era prevista l’uscita del PMI services flash di dicembre. Come noto in America si guarda più l’ISM non manufacturing, ma quest’ultimo non prevede un dato flash. Il PMI ha deluso le attese (53.7 da 54.9 e vs attese per 55.2), ma il commento di Markit lo ha definito un “blip” che dovrebbe essere recuperato, visto che le aziende hanno mostrato fiducia sufficiente a incrementare l’organico (il sottoindice ha accelerato). Il dato è coerente con un attività in crescita al ritmo del 2% annualizzato, e Markit si attende accelerazione nel 2017.

Un incupirsi del sentiment sul Montepaschi, nel finale di seduta, avvertito più che sull’azione, le cui prospettive restano dubbie in qualunque epilogo, sui subordinati e alcuni senior bonds, ha danneggiato il settore italiano ed europeo, spingendo in marginale negativo gli indici generali.
I Bonds per contro hanno avuto una seduta attiva, con i rendimenti in costante discesa durante la giornata su bonds core, periferia e treasury (parte lunga in particolare). Stasera abbiamo l’ultima audizione della Yellen per il 2016 (dal titolo “The State of Job markets”). E’ possibile che la Chairwoman provi a mitigare l’effetto dell’ultimo FOMC sui tassi globali, sebbene sia difficile che gli argomenti differiscano troppo da quanto illustrato mercoledi scorso.

Wall Street oscilla poco sopra la parità in attesa della Yellen, mentre il VIX (volatilità implicita nelle opzioni sull’S&P 500 è tornato sotto 12 (11.70 mentre scrivo), a segnalare un fine anno super tranquillo. La Cina per ora è lontana.