Seleziona una pagina

Lampi di Colore

Dopo le emozioni di settembre e della prima settimana di ottobre, la volatiltià realizzata è assai scesa sui mercati, con i principali indici intenti a consolidare il recente recupero, in attesa di nuovi stimoli.
I dati cinesi di ieri, pur complessivamente positivi, in quanto sembrano archiviare definitivamente la teoria di un collasso estivo dell’economia cinese, non hanno suggerito spunti.  L’effetto più rilevante è stato una robusta presa di beneficio sulle commodities (sell the fact?) che ha per ora lasciato tracce modeste sul sentiment generale.

La seduta asiatica si è rivelata nuovamente interlocutoria stamattina, con andamento a macchia di leopardo sulle piazze dell’area, comprese tra il + 1.15% di Shanghai e il -0.65% di Sidney. Che la percezione dello stato dell’economia dell’area sia miggliorata lo si nota dal fatto che un dato di export orders di settembre di Taiwan assai migliore delle attese (-4.5% anno su anno, da -8.3% e vs attese per -11.4%) è passato quasi inosservato. Il Rally del $/Yen è partito troppo tardi per aiutate Tokyio, ma ha concesso un apertura positiva all’Europa.

Alle 10, la Bank Lending Survey ECB ha fornito nuovamente un quadro positivo, riportando lending standards in ulteriore rilassamento per le aziende, e domanda di credito in crescita nel terzo trimestre del 2015. Buono anche il quadro del credito al consumo, mentre i lending standards si sono irrigiditi sui mutui, ma da livelli assai laschi. Dal punto di vista geografico finalmente l’italia figura molto bene. In generale sembra che le vicende estive abbiano avuto un impatto trascurabile sulle dinamiche di credito in Europa.

Ironicamente, la survey ha avuto un impatto negativo sul sentiment.
La volatilità estiva, e il recedere delle aspettative di rialzo dei tassi in US avevano alimentato attese di un incremento dello stimolo monetario straordinario da parte della Banca Centrale Europea, attese supportate anche da diversi interventi di membri del Coverning Council (vedi Nowotny giorni fa). Il  calo dei rendimenti europei, la lateralità del cambio, nonostante la discesa vertiginosa delle probabilità di una mossa FED entro il 2015, ed almeno in parte il recupero dell’azionario continentale sono tutte dimostrazioni del montare di tali  attese.

Evidentemente il mercato ha visto nella bontà della survey odierna un motivo per dubitare che Draghi giovedi assecondi il sentore generale, e così ha dato il via ad una presa di profitto generale su questi temi: l’azionario è passato bruscamente in negativo, l’€ ha preso a recuperare contro tutte le altre divise ($, ma anche yen e sterlina) e i rendimenti europei hanno preso a salire gradualmente, senza particolari distinzioni tra core e periferia.

Ovviamente, si tratta più di una scusa per sfogare un po’0 di nervosismo a 48 ore dal meeting. che non di un motivo serio per attendersi un ECB meno accomodante. La Survey non fa che confermare trend in atto da tempo, e non è che uno dei parametri che informano le decisioni del Governing Council.  Per quanto riguarda il resto, non è un mistero che l’outlook inflattivo si è ulteriormente deteriorato negli ultimi mesi, e, complici lo stallo nella discesa dell’€ e la volatilità sui mercati, le condizioni finanziarie si sono un po’ inasprite in Europa. Un quadro insufficiente a produrre un’ azione immediata, ma tale da richiedere un atteggiamento assai prudente da Draghi, che non vorrà aggravare la situazione offrendo un immagine di una Banca Centrale compiacente, che sottovaluta i rischi.

Per questo motivo continuo ad attendermi un apertura esplicita ad un incremento del QE da parte del Presidente ECB, eventualmente accompagnata dall’enunciazione  delle condizioni alle quali ciò potrà avvenire (ad esempio se le previsioni macroeconomiche dello staff in pubblicazione a dicembre dovessero marcare un peggioramento eccessivo del quadro).

Nel primo pomeriggio, dati US sui nuovi cantieri di settembre buoni hanno forse ridato un po’ di slancio al $, che ha recuperato quasi tutto il terreno contro € e segnato i massimi da una settimana contro Yen. Ciò ha permesso all’Europa una chiusura lontano dai minimi di seduta, ma senza portarla in positivo. Wall Street oscilla poco sotto la  parità, con un occhio agli earnings e uno al petrolio, ancora in calo.

Dal punto di vista tecnico, la situazione è invariata, con l’azionario US che resta ben impostato, finche si mantiene sopra 2000, mentre Europa e Giappone hanno ancora del lavoro da fare per aver ragione delle rispettive resistenze.
Con le ricoperture delle ultime settimane il positioning sembra tornato più bilanciato. Lo si capisce dal calo della volatilità realizzata, e dal fatto che i settori dai fondamentali più deboli e quindi più penalizzati dal recente storno hanno smesso di outperformare sistematicamente quelli migliori.

Ciò detto, sembra permanere sul mercato una vena di scetticismo, e un conseguente posizionamento generalmente difensivo. Se a questo aggiungiamo la cronica assenza, per vaste categorie di investitori, di performance da proteggere (visti i ritorni mediocri offerti da quasi tutti gli asset), e la stagionalità favorevole, otteniamo un contesto assai supportivo per i risk assets nelle prossime settimane. In assenza di catalyst negativi (in particolare dall’earning season), un rally di fine anno è una seria possibilità.

uf