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La settimana si chiude con uno squillo a Wall Street e sui mercati azionari globali.

Chiusura in recupero ieri sera per Wall Street, con l’S&P 500 in progresso dello 0.52%. Niente di spettacolare, ma nemmeno male per un indice che era stato in calo quasi dell’1% nella prima parte della seduta. Ciclici e banche hanno ben figurato, mentre il tech ha continuato a trascinare i piedi e le big caps hanno sottoperformato. Come risultato  il Nasdaq 100 ha ceduto lo 0.14% e resta l’unico dei principali indici in calo da inizio anno (Il Nasdaq composite però guadagna l’1% YTD).
La giornata di ieri ha poi messo un temporaneo stop al recupero dei treasury, frenati da sentiment e da un’asta 7 anni non troppo brillante.
La  seduta asiatica ha avuto finalmente un buon tono, con i principali indici a mostrare guadagni rotondi. Difficile indicare un motivo preciso, al  di la  del  recupero del sentiment ieri sera, accentuato  dopo la  chiusura dalla decisione della FED di permettere alle banche di riprendere a pagare i dividendi, che ha prodotto progressi in aftermarket per  il comparto.
Tra l’altro, la  PBOC ha dichiarato che il potenziale di crescita cinese è sotto il 6%, il che è un modo indiretto  per dire che il target di crescita ufficiale governativo (che può essere battuto secondo il premier Li Keqiang) non può essere centrato senza creare inflazione ( link ). Non proprio un indicazione di politica monetaria espansiva. Se l’azionario cinese fosse sceso, avremmo sicuramente dato la  colpa a queste dichiarazioni, oppure su queste indiscrezioni di messa sotto  controllo del livello di debito ( link ). Va detto che la recente price action (le “A” shares sono negative da inizio anno di 1.6%) incorpora un bel po’ di bad news almeno in relativo. Per il resto, il grosso di questo tipo di news sono catalyst ma non motivi per la direzionalità.

Sul fronte contagi, la situazione globale continua a dare segnali di deterioramento, almeno per quanto riguarda il numero di casi.

In particolare in Nord Europa il deterioramento è evidente in Francia, Belgio e in misura minore Germania, mentre in Italia l’appiattimento della curva resta ancora accennato, ma comunque  da un paio di settimane i casi sono stabili. Ieri la Von Der Leyen ha dichiarato chiaramente che siamo all’inizio di una terza ondata. Su queste basi ulteriori misure sono state prese in Francia, dichiarata poi dalla Germania “area ad alto rischio”, e in Danimarca e Polonia. In UK ancora la situazione resta benigna, ma in US si comincia a vedere a livello generale una riaccelerazione dei casi, nonchè un aumento della percentuale di positività dei test (vedi figura a sinistra courtesy of DB).


Per il momento però le ospedalizzazioni e le terapie intensive hanno continuato a scendere (grafico a destra). Uno sviluppo promettente, visto che nell’ultimo mese i casi non sono scesi in maniera significativa. Vedremo se in Europa, con la percentuale di vaccinati che approccia il 50% degli over 65 anni, l’effetto sarà già visibile sulle ospedalizzazioni. Per il momento sembra di notarlo. Nel frattempo, l’EU sembra optare per la linea dura, con Draghi che ha messo il suo peso  dietro all’ipotesi di bloccare le esportazioni di vaccini fino a che le forniture promesse non saranno rispettate dalle aziende. Vedremo cosa uscirà dal summit virtuale EU.
In Israele a 40 giorni dall’uscita dal lockdown l’Rt è sceso a 0.55. La differenza con la seconda ondata è evidente nel grafico sotto.

Questo è il motivo per cui, a fronte dei numeri e con misure in aumento, in Europa il morale delle aziende resta elevato e le borse mostrano resilienza.

In effetti l’apertura dei mercati nel vecchio continente oggi è stata positiva, con i principali indici diretti verso i massimi di periodo. I rendimenti hanno preso la via del rialzo in simpatia con quelli USA. L’€ ha mostrato una leve tendenza a rimbalzare, comprensibile dopo una settimana di indebolimento.
Sul fronte dati macro, l’IFO tedesco di marzo non ha fatto che confermare quanto emerso dai PMI di mercoledì.

Nel dettaglio, il current assessment è migliorato di 3 punti, ma le expectations sono balzate di oltre 6 al livello di 100.4, massimo da Aprile 2018. Questo depone bene per la crescita degli investimenti.
Il parere dominante è che il livello alto delle survey Eurozone verrà significativamente ridimensionato dalla restaurazione dei lockdown. Personalmente, sono un po’ più ottimista. Ad Aprile i vaccini accelereranno in EU e, forte delle esperienze altri, il sentore di riapertura sarà ancora più forte. Inoltre, riguardo alle misure che stanno venendo applicate, si tratta in gran parte di proroghe degli attuali lockdown. In Italia, dove da un paio di settimane siamo di fronte ad un inasprimento dei lockdown, la Consumer Confidence è calata meno delle attese e la manufacturing Confidence e l’economic sentiment sono migliorati.

Sempre in tema di dati macro, in US l’advance goods trade balance di febbraio ha mostrato un deficit in crescita e superiore alle attese, a dimostrare l’impatto dello stimolo di dicembre. Sono numeri destinati ad aumentare, in virtù dell’impatto dello stimolo fiscale USA sulla domanda globale. Il personal income e spending di febbraio sono calati  dopo il balzo di gennaio per gli assegni da 600$. Quelli che stanno arrivando ora sono di 1400, a cui si aggiungono i fondi destinati gli Stati, che in parte finiranno in redditi. Il PCE deflator di febbraio ha mostrato un rialzo inferiore alle attese, e per quel che può valere la U. of Michigan Consumer Confidence, una survey sopravvalutata a mio modo di vedere, è stata rivista al rialzo.

Wall Street ha aperto in positivo, con i ciclici a trainare e il Nasdaq ancora attardato, frenato dalle big caps. In generale la price action oggi è di nuovo coerente con un quadro di accelerazione ciclica, con l’azionario forte, le commodities in rialzo, trainate da oil e metalli industriali, rendimenti in salita , e dollaro in assestamento.
Le borse europee così chiudono la seduta, e la settimana, in rialzo (una cosa che non sembrava così scontata ieri a metà giornata). Se i principali indici sono nei pressi dei massimi, per il FTSE Mib la chiusura è la più elevata da 13 mesi.
Dopo la chiusura Eurozone, Wall Street è stata protagonista di un rush finale che ha portato l’S&P 500 ad un inezia dalla chiusura record, cancellando la debolezza degli ultimi giorni. Anche il nasdaq ha ripreso forza, trainato dai semiconduttori (Sox +4.95%) mentre le FAANG shares continuano a vedere prese di beneficio (indice -0.55). Difficile capire cosa abbia causato lo squeeze, anche se la pubblicazione del report CFTC, recante un aumento dei corti speculativi, può aver fornito un catalyst.
** CFTC-EQUITY FUND SPECULATORS INCREASE S&P 500 CME NET SHORT POSITION BY 19,665 CONTRACTS TO 35,460 IN WEEK TO MAR 23
** CFTC-EQUITY FUND MANAGERS RAISE S&P 500 CME NET LONG POSITION BY 11,876 CONTRACTS TO 146,785 IN WEEK TO MAR 23
E’ un fatto che la narrazione sui rebalancing trattata nel Lampi di ieri sembra aver fatto il suo corso, il che non è del tutto privo di senso, se si pensa che la prossima è la settimana di Pasqua. Il Vix chiude la settimana sotto 20. Il quadro tecnico sembra improvvisamente volgere al meglio per l’inizio del secondo trimestre.