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Powell è hawkish, giù l’azionario, record di inversione delle curve dei tassi.

NB: Domani lampi salta un uscita e torna Giovedì

La giornata segnata dalla testimonianza di Powell è iniziata con un tono incerto e di attesa. Ieri sera (lunedì per chi mi legge la mattina) Wall Street si è mangiata i guadagni nella seconda parte di seduta, terminando poco variata (S&P 500 +0.07%, Nasdaq 100 +0.09%). Una price action forse prevedibile alla luce dell’appuntamento odierno. Nervosismo  percettibile anche sui bonds, con il 2 anni in salita di 3 bps e il 10 anni al palo.

La seduta asiatica è stata frenata da un altra defaillance del China Complex, più accentuata sulle “A” shares (Shanghai e Shenzen). Questo può essere dipeso almeno in parte dalla pubblicazione della bilancia commerciale cinese di febbraio, uscita con un avanzo record a causa di esportazioni superiori alle attese, e import clamorosamente inferiore.

Si tratta di numeri che non sono coerenti con una ripresa massiccia dei consumi, e anzi lasciano l’impressione che la strategia economica cinese non sia mutata: supply side economics, sussidi della produzione e dell’export e domanda interna che resta debole, con buona pace dei massicci risparmi dei cinesi di cui tutti attendono un utilizzo almeno parziale. L’unica attenuante è che chiaramente i numeri di Febbraio sono ancora influenzati dalla fase finale della pandemia e dalle festività del capodanno, e quindi possiamo mantenere la speranza che a marzo si osservino segnali di ripresa.
La Reserve Bank of Australia ha alzato i tassi di 25 bps come da attese, ma il tono è stato meno aggressivo del solito, con la notazione che l’inflazione potrebbe avere fatto il picco e che il tightening sta funzionando. La notazione che la banca si attende di proseguire con la serie di rialzi nei prossimi mesi è stata cambiata con una più tenue indicazione di “ulteriore tightening”.
*RBA: GROWTH NEXT COUPLE OF YRS SEEN BELOW TREND
*RBA: MONTHLY CPI SUGGESTS INFLATION HAS PEAKED
*RBA: CONSUMPTION GROWTH SLOWED DUE TO TIGHTER FIN CONDITIONS
*RBA EXPECTS FURTHER MONETARY POLICY TIGHTENING WILL BE NEEDED

Questo tono dovish ha affossato il Dollaro Australiano e contribuito ad una mattinata di correzione per i rendimenti globali forse un po’ inusuale a fronte di una testimonianza di Powell chiaramente con rischi asimmetrici in direzione di maggior aggressività.
Dei restanti indici, solo Jakarta è parzialmente arretrata, mentre gli altri si distribuiscono tra il + 0.03% di Seul e il +1.04% del Vietnam.
La seduta europea è iniziata con un tono incerto, e gli indici a oscillare attorno alla parità. I rendimenti per contro hanno preso a calare, prendendo il la dai movimenti asiatici. In generale il clima d’attesa era palpabile in mattinata, anche perchè, dopo l’uscita dei factory orders tedeschi di gennaio – migliori delle attese – non c’era più nulla in grado di distogliere l’attenzione dagli eventi del pomeriggio (per la cronaca il fatturato all’industria tedesco ha fatto +1% da precedente +3.4% vs attese per -0.7%).

E veniamo all’evento clou della giornata. La testimonianza di Powell davanti al Senate Banking Committee ha avuto un tono hawkish, che non poteva essere inatteso, viste le circostanze, ma che di fatto ha lasciato poco spazio all’interpretazione. Powell ha dichiarato che i recenti dati macro, più forti delle attese, suggeriscono che il picco dei Fed Funds sarà probabilmente più alto di quanto indicato in precedenza, nelle projections di Dicembre. In secondo luogo ha ammonito che la Fed è pronta ad aumentare ancora l’entità dei rialzi, se i dati lo indicano come necessario, aprendo di fatto la porta ad un ritorno a rialzi da 50 bps. Nel valutare lo stato dell’economia Powell ha chiarito che vi è stata una riaccelerazione dell’attività, e che quindi sebbene l’impatto della politica monetaria si sia notato, in particolare sull’immobiliare residenziale, in generale il rallentamento macro è stato inferiore a quanto stimato. Sull’inflazione Powell ha notato che ci sono segnali ridotti che la componente CPI dei servizi ex shelter (categoria recentemente focus della Fed) stia rallentando particolarmente.
In generale un discorso che ha spuntato tutti i principali aspetti hawkish: il picco Fed Funds più elevato, la possibilità di fare rialzi da 50 bps, l’economia più forte di quanto stimato, l’inflazione resiliente che richiede tightening prolungato.
*POWELL: ULTIMATE RATE PEAK LIKELY TO BE HIGHER THAN EXPECTED
*POWELL SAYS PREPARED TO INCREASE PACE OF RATE HIKES IF NEEDED
*POWELL: ECONOMY IS PAST MOST ESTIMATES OF MAXIMUM EMPLOYMENT
*POWELL: WE’RE VERY FAR FROM PRICE-STABILITY MANDATE
*POWELL: NOTHING ABOUT DATA SUGGESTS FED HAS TIGHTENED TOO MUCH
*POWELL: PEAK RATE IN NEXT DOT PLOT MAY WELL BE HIGHER THAN DEC.

Il mercato era in un certo senso preparato a qualcosa del genere. Questo è presumibilmente il motivo per cui la reazione è stata tutto sommato composta. L’azionario ha accumulato gradualmente un passivo, i rendimenti sono saliti, il Dollaro ha recuperato, le commodity più cicliche e i preziosi sono calati.
Dopodichè, la parte lunga delle curve dei tassi ha ritrovato supporto, finendo per cancellare i rialzi, che sono rimasti ben presenti sulle parti brevi. Per contro, i progressi del Dollaro e il calo dell’azionario e delle commodities si sono un po’ accentuati.
I risultati di questa price action servono ad aggiornare un po’ di record: Intanto, la Fed Funds strip ha alzato significativamente le previsioni: la probabilità che al FOMC del 22 marzo si torni al 50 bps di rialzo è data sopra il 60%. E  il picco dei Fed Funds è indicato sopra il 5.6% tra luglio e settembre, mentre a fine anno abbiamo 5.5% esatto, circa 110 bps sopra quanto scontato a inizio febbraio.

Il 2 anni treasury è arrivato al 4.98%. Ma la parte lunga della curva è inchiodata. Il risultato è che abbiamo un nuovo record di inversione, con il 2 – 10 anni che è arrivato – sissignore – sopra i 100 bps (110 il 2 – 30). Era da 42 anni che non si vedevano questi livelli. Sembra evidente come il mercato sia determinato a considerare temporaneo qualsiasi tipo di inasprimento della stance Fed dai livelli attuali, visto l’ancoraggio della parte lunga. Del significato di queste poderose inversioni presenti sulle principali curve dei tassi, si è discusso parecchio (rientro dell’inflazione, impatto della curva dei tassi reali, etc). Come noto, la mia preferenza va all’interpretazione tradizionale, di bruscoi rallentamento macro in arrivo. Il grafico sotto ci riassume le implicazioni per ciclo e azionario, discusse più volte e ci ricorda che in passato i guai sono cominciati quando la curva ha preso a raddrizzarsi, con la Fed che correva ai ripari.

La chiusura europea vede i principali indici cedere un po’ meno di un punto percentuale. D’altronde, domani parla la Lagarde e non vi è motivo di attendersi un discorso particolarmente più morbido.
Ne un risultato particolarmente diverso: Anche la curva tedesca, e quella Euro Swap (nel grafico) hanno fatto nuovi record di inversione rispettivamente a – 61 e -67 bps.

Da notare che il precedente record di inversione in Europa era avvenuto nell’estate del 2008, a causa del più clamoroso errore di politica monetaria del recente passato, ovvero il rialzo dei tassi operato dall’ECB per inseguire il prezzo del petrolio. Altrimenti, forse la curva in Eurozone non si sarebbe mai invertita dalla creazione dell’€. Chiusura negativa anche per le commodity, con quelle più cicliche a guidare, come è coerente con un ciclo visto in rallentamento a causa di un eccesso di tightening. Dopo la chiusura Wall Street ha moderatamente incrementato il passivo. Vedremo dove sarà alla campana.