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Debt Ceiling e AI riportano Wall Street sui massimi di periodo


Chiusura decisamente positiva all’insegna dell’ AI (Artificial Intelligence) ieri sera (giovedì) a Wall Street, con l’S&P 500 in progresso dello 0.88% e il Nasdaq 100 del 2.46%, entrambi trainati dalla forza di Nvidia ( +24.37%) che ha regalato uno 0.65% al primo e un 2.1% al secondo. In pratica, il tech è stato l’unico settore a salire ieri.
Proseguendo sul tema, già approfondito nel Lampi di ieri, Crise di Bloomberg ha osservato che il volo di Nvidia ha già eclissato Tesla su un parametro, che è il ratio price/sales: Tesla non è mai andata oltre il 26x.

Crise ha osservato che, in termini di dominanza del settore ,Tesla conserva ancora il record  (40% del MSCI Auto vs l’attuale 23% del MSCI) ma questo è forse dovuto alla circostanza che mentre i titoli del settore auto tradizionalmente girano su multipli di 4/5/6x PE, quelli del settore semis sono molto, molto più alti.

Il fatto è che queste fasi di euforia hanno tutte lo stesso esito, ma anche durata e estensione difficilmente prevedibili, come suggeriscono altre bolle “di settore” come la cannabis, i business covid (videoconference, gaming, social), le criptocurrencies e soprattutto le aziende ad esse connesse, le meme stocks, il settore cyber security, e il settore ESG. Quest’ultimo, nota Crise, è quello che ha le maggiori analogie con l’AI, nel senso che come business è vivo e vegeto, e non è certo diminuito di importanza, ma per il momento il picco di euforia del 2021, quando sembrava che avrebbe attirato risorse infinite, resta tale, e al momento l’ETF dedicato viaggia un buon 35-40% sotto.

La conclusione è ben riassunta dalla nota regola 4 di Farrell “Exponential rapidly rising or falling markets usually go further than you think, but they do not correct by going sideways” ( link ). Sappiamo che le valutazioni di Nvidia sono insostenibili, e che l’euforia che è esplosa sulla A.I. verrà ad un certo punto corretta nei vari gruppi, settori e indici, nella misura in cui questa ha impattato in ciascun ambito, ma capire durata e picco è completamente un altro paio di maniche, e il top, è sempre un processo, e non una singola seduta.

La seduta asiatica, orfana di Hong Kong e HSCEI per festività, ha visto un tono tranquillo, con Tokyo, Shanghai, Sydney, Mumbai, Seul e ovviamente la patria dei semiconduttori Taiwan in progresso, Shenzen al palo, e Vietnam e Jakarta marginalmente negative.
Sul fronte macro, il CPI di Tokyo di maggio, precursore del dato nazionale, è uscito sotto attese e in rallentamento, ma il dato core però ha accelerato in linea con le attese, e i prezzi alla produzione dei servizi sono usciti sopra attese.
Peccato che il primo giugno verranno aumentati i costi energetici dal 14% al 42% a seconda dei casi, il che avrà un bell’impatto sui prezzi ( link Japan approves energy firms’ household power price hike)
Male le retail sales di aprile in Australia.

L’apertura europea ha provato a capitalizzare il rimbalzo USA, ma ha inizialmente fallito, con gli indici principali a scambiare tra la parità e il marginale calo. Sul fronte macro continua la fase poco brillante in Europa

Le retail sales UK hanno fatto un po’ meglio delle attese ad aprile ma marzo è stato rivisto al ribasso il che annulla la sorpresa. In generale deludenti i dati di confidence in Italia e Francia a maggio, mentre il PMI manifatturiero austriaco è davvero in contrazione.
La mattinata è andata via così, con l’azionario languente, i rendimenti in rialzo a fare catch up con quelli USA saliti ieri sera, e l’€ sui minimi di periodo.

A smuovere le acque sono arrivati gli USA, con un sentiment supportato da una molteplicità di fattori:
1) l’accordo sul debt ceiling sembra vicino, con il consenso che se lo aspetta nel corso del week end lungo (lunedì in US è festa per il Memorial Day). Reuters ha riportato che le proposte delle parti distano solo 70 bln ( link ) e Bloomberg ha parlato di un accordo per alzare il limite con tetto alla spesa per 2 anni ( link Emerging US Debt Deal Would Raise Limit, Cap Spending for Two Years). La migliore rappresentazione di questo ottimismo sull’accordo è il calo dei rendimenti dei T-bills con scadenza a inizio giugno, che si erano impennati a scontare un crescente rischio default

Chiaramente esiste ancora prezzato un residuo rischio, visto che nel Treasury General Account sono rimasti meno di 50 bln, il che sembra indicare che se non è il primo giugno, la deadline dovrebbe collocarsi comunque nei prossimi giorni.

Se qualcosa andasse storto, c’è poco tempo per recuperare.

2) I dati macro sono stati discreti per il secondo giorno di seguito. I durable goods preliminari di aprile sono stati bel più forti delle attese, in particolare il dato depurato delle componenti volatili. Il personal Income di aprile è in linea con le attese ma lo spending è più forte.

Il PCE deflator è uscito più forte delle attese sia headline che core, ma non lo definirei uno shock. Brutto l’advance good trade balance di aprile, che annuncia un canale estero che sottrarrà crescita. Marginali revisioni al rialzo per la U. of Michigan Consumer Confidence, dove il balzo delle aspettative di inflazione è rientrato. In rallentamento ma sempre in espansione i servizi nel distretto di Kansas City Fed.
In generale i dati sembrano indicare un rimbalzo dell’attività che rende complessa la previsione per la Fed del 16 giugno. Il mercato al momento, complice in sentiment sconta il 65% di probabilità che alzino di 25 bps, e un 100% di probabilità che questo rialzo avvenga entro il FOMC di luglio. Un bel cambiamento rispetto all’immediato post fallimento di Silicon Valley Bank.
3) C’è il supporto dell’euforia per l’A.I. che spinge il settore, e il Nasdaq: oggi il Philadelphia Semiconductor Index fa ancora il 6.5%, le FAANG stocks fanno il 3.4%, il Nasdaq 100 fa il 2.6%, e le performance a 5 giorni sono rispettivamente 11%, 5.8%, 3.68%.  Il bello è che ogni survey rivela che il mercato è già lungo al chiodo di big tech (nel grafico l’esposizione di big tech megacaps degli hedge funds all’interno del portafoglio single stocks), ma non basta.

Con un mercato USA che sale con forza da 2 sedute, l’Europa non ha potuto che accodarsi e così nel pomeriggio è maturato un bel rimbalzo degli indici europei, che hanno chiuso con performance lusinghiere. Il sentiment ha coinvolto anche le commodity, ma non l’€ visto che l’economia USA è tornata a essere quella più in forma all’apparenza, e a guardare i recenti dati, forse anche nella sostanza. Vedremo cosa ci porterà in dote il week end lungo, in particolare in termini di debt ceiling.