Torna un po’ di ottimismo alla vigilia del colloqui a Washington.

Il newsflow sul trade continua apparentemente a dominare la price action.
Ieri pomeriggio, un paio d’ore senza bad news, con la complicità di Powell (vedi più  avanti), avevano permesso all’S&P 500 di inscenare un recupero, fino a  ridurre la perdita sotto il mezzo punto percentuale. Ma, a un’ora dalla chiusura il Segretario di Stato Pompeo ha annunciato l’istituzione di divieti di concessione di visti ai funzionari cinesi responsabili della detenzione dei mussulmani nella provincia di Xinjiang, definita la “macchia del secolo”. Pechino ha reagito immediatamente, chiedendo l’immediata rimozione delle sanzioni, e la  cessazione delle interferenze nella politica interna. Quest’ultimo scambio di cortesie, alla vigilia degli incontri, è valso una chiusura sui minimi,  a -1.57% per l’S&P 500.

Va detto che le news non hanno avuto il medesimo effetto sull’azionario asiatico, che ha visto i principali indici chiudere con perdite moderate, oppure addirittura guadagnare, come Shanghai e Mumbai.
L’apertura europea ha visto un dip iniziale, corrispondente all’uscita di ulteriori reazioni ufficiali cinesi alla mossa USA di ieri sera (*CHINA MAY RESTRICT U.S. VISAS WITH ANTI-CHINA LINKS: REUTERS
*CHINA MOFA: REPEATS NO HUMAN RIGHTS ISSUE IN XINJIANG, U.S. DELIBERATELY MAKING UP EXCUSES TO INTERFERE) ma è stato un attimo e gli indici sono tornati in positivo. Nelle ultime ore Asia e Eurozone hanno mostrato una maggiore resilience rispetto all’azionario USA, cosa che, in particolare per l’Eurozone, è un catch up di sottoperformance pregressa.

A metà mattinata la Sterlina ha avuto un guizzo. Il Times ha riportato che l’EU sarebbe pronta a fare una “grossa concessione”, permettendo un backstop per un certo numero di anni per la frontiera irlandese (BREXIT: EU READY TO MAKE A MAJOR CONCESSION BY ALLOWING A DOUBLE MAJORITY IN THE NI ASSEMBLY TO LEAVE NEW IRISH BACKSTOP AFTER (AS YET) UNSPECIFIED NUMBER OF YEARS – TIMES REPORTER).
Quasi contemporaneamente, da Pechino sono giunte dichiarazioni più distensive. Le autorità sarebbero ancora aperte alla possibilità di un parziale accordo, nonostante le varie iniziative ostili degli USA. Poco dopo, ha fatto la sua comparsa un articolo del FT contenente ipotesi sull’offerta cinese con cui Liu He si sta recando a Washington. Apparentemente si tratterebbe di acquisti supplementari di beni agricoli per 10 bln $ all’anno. Inoltre i cinesi rimuoverebbero una serie di ostacoli al commercio, diversi dai dazi, che hanno irritato parecchio il Dipartimento dell’Agricoltura USA negli ultimi trimestri. L’intento sarebbe di evitare l’aumento dei dazi del 5% dal 25% al 30%m su 250 bln di merci, previsto per il  15 ottobre.

Il sentore che da  parte cinese vi sia un obiettivo preciso ed una proposta concreta ha ridato vigore al  sentiment. Così Wall Street è partita col  piede giusto, e  poco importa se a agosto le posizioni lavorative aperte in USA sono risultate solo 7.05 mln in luogo dei 7.25 mln attesi. Tanto è sempre quasi un milione in più del numero di disoccupati.
Così, gli indici Eurozone hanno recuperato il grosso di quanto perso ieri (il Dax interamente), un traguardo che per l’S&P dovrebbe rivelarsi un po’ troppo ambizioso. Il crescente risk appetite ha imposto un dazio superiore alle attese ai bonds,  che già  stamattina cedevano, nonostante il mood incerto, e hanno accentuato le perdite in giornata col suo miglioramento. Che il mercato stia iniziando a prezzare una politica fiscale più  espansiva in Nordeuropa, e quindi maggiori emissioni nette?
In questo contesto, la carta italiana ha portato a casa un buon restringimento dello spread, aiutata forse dall’effetto dell’approvazione della riforma per la  riduzione del numero di parlamentari. L’idea è che questo traguardo prolunghi la legislatura. Infatti l’accordo elimina un punto di frizione tra gli alleati di Governo. Inoltre, la  riforma rende necessaria una nuova legge elettorale da elaborare e approvare. E in fine si può contare su una maggiore  riluttanza dei Parlamentari ad andare a elezioni anticipate, visto che lo spazio per essere rieletti si riduce di oltre 1/3. In generale è un altro scoglio superato da quest’apparentemente traballate esecutivo.
L’€ ha recuperato terreno sul Dollaro, eventualmente aiutato dal discorso di Powell ieri (ribadito oggi) in cui il Presidente FOMC ha sostanzialmente confermato che il bilancio Fed ricomincerà a crescere ad un ritmo tale da mantenere costanti le riserve bancarie, ed evitare ulteriori squeeze di liquidità. Powell ha chiarito che è un aggiustamento tecnico, e non si tratta di un nuovo Quantitative Easing. Ma è sempre liquidità in più. Questa conferma contribuisce sicuramente anche al rimbalzo dell’azionario.
La sterlina invece ha restituito i guadagni messi a segno in mattinata. Apparentemente sui media circolano indiscrezioni che Johnson starebbe studiando il modo di non dimettersi in caso su un voto di sfiducia, per impedire ad un governo tecnico di chiedere l’estensione. Non ho idea di come questo possa avvenire, ma sembra evidente che il Premier è alla ricerca di qualsiasi espediente per ottenere di uscire il 312 ottobre, e quindi, sebbene estensione e nuove elezioni restino lo scenario centrale, non si può escludere a priori che ci riesca.
Dopo la chiusura europea, la notizia dell’arrivo a Washington di “una delle più grosse delegazioni cinesi viste di recente” ha causato ulteriore entusiasmo. In ogni caso, se gli obiettivi cinesi sono chiari (deal parziale, acquisti in cambio di una tregua) non sono però chiari quelle americani, magari nemmeno alla Casa Bianca.
Personalmente, mi aspetto nella migliore delle ipotesi un accordo parziale, che rinvii l’aumento dei dazi ma lasci il resto inalterato. Ma non escludo un fallimento dei colloqui e una nuova escalation.
Detto questo, mi pare che i mercati azionari continuino a mostrare una discreta resilienza, di fronte ai diversi fattori negativi comparsi di recente (dati macro, frizioni sul trade, impeachment, Medio oriente etc).  La road map personale prevede ancora un eventuale test dei minimi della scorsa settimana, con potenziale intersezione della media mobile a 200 giorni, seguita da un ritorno verso quota 3.000.

Alle 20 sono state pubblicate le minute FOMC di settembre. Dalle headline compaiono chiaramente i dissensi tra i membri, e la richiesta di alcuni di valutare quando mettere fine all’easing. In generale la trascrizione appare più hawkish delle attese. Ma la reazione è stata pressichè nulla. Forse, alla luce degli  ultimi eventi, il mercato le ritiene old news.

*FED MINUTES SHOW DEBATE EMERGING ON WHEN TO END POLICY EASING
*SEVERAL SUGGESTED FED SHOULD CLARIFY WHEN EASING WOULD END
*SEVERAL FED OFFICIALS WANTED TO KEEP RATES ON HOLD IN SEPT.
*A FEW OFFICIALS JUDGED MARKETS WERE PRICING TOO MUCH FED EASING
*FED OFFICIALS GENERALLY VIEWED BASELINE OUTLOOK AS POSITIVE