Torna la paura della Fed a Wall Street.

NB: Lampi va in vacanza per una settimana, riprende dal 27 febbraio

Chiusura pesante, ieri sera (giovedì), a Wall Street, con l’S&P 500 a -1.38% e il Nasdaq 100 a -1.93%. Alla fine la concomitanza di prezzi alla produzione sopra attese, e retorica hawkish dei membri Fed (Con la Mester eBullard a ipotizzare un ritorno ai rialzi da 50 bps) ha avuto ragione del sentiment.
L’Asia stamattina ha accolto in pieno il sentiment made in USA, con tutti i principali indici in calo, ad eccezione di un misero +0.1% del Vietnam. Protagonista negativo, una volta di più, il China Complex, a mostrare le discese più significative. E tutto ciò nonostante continuino le iniezioni di liquidità da parte della banca centrale
*PBOC ADDS MOST CASH ON RECORD VIA REVERSE REPOS ON NET BASIS
*PBOC INJECTS NET 632B YUAN IN OPEN MARKET OPERATIONS

Nonostante tutto il parlare che si è fatto della riapertura cinese, della ripresa congiunturale, dell’ammontare di risparmi a disposizione dei cittadini cinesi di cui almeno parte dovrebbe andare a finanziare un robusto aumento di consumi, per il momento sui mercati finanziari tracce di questo scenario sono evaporate. A un mese gli indici cinesi sono di gran lunga i peggiori (- 6% per Hong Kong e le “H” shares), mentre le commodity potenzialmente più avvantaggiate da un accelerazione del Dragone languono e oggi sono tornate a scendere, alcune (oil) in maniera importante. Una situazione da monitorare, perchè un eventuale flop dell’economia cinese non è una fattore da sottovalutare visto lo spazio che un suo rimbalzo congiunturale ha trovato nella narrativa globale.

L’apertura europea è avvenuta con un tono opaco, frutto di 2 fattori:
1) un catch up con la debolezza di Wall Street ieri sera, e dei futures stanotte
2) una ulteriore fiammata dei tassi, avvenuta in parte in simpatia con i tassi USA  (tra l’altro altre 2 banche, Goldman e Bank of America hanno alzato la loro previsione sui Fed Funds al 5.25-5.55) e in parte “aiutata” da una serie di dichiarazioni piuttosto pepate rilasciate di primo mattino da parte della Schnabel, membro ECB e capo economista “in pectore”, contrapposto a quello ufficiale, Lane.
La Schnabel ha dichiarato che i mercati potrebbero sottostimare il rischio inflazione e che il quantitative tightening, o inizio riduzione del bilancio ECB, potrebbe accelerare dopo il regolare inizio a marzo.
*ECB’S SCHNABEL SEES RISK MARKETS WILL UNDERESTIMATE INFLATION
*SCHNABEL: ECB `FAR AWAY’ FROM CLAIMING VICTORY OVER INFLATION
*SCHNABEL: WEAKER TRANSMISSION MAY REQUIRE MORE FORCEFUL ACTION
*SCHNABEL: 50BPS MARCH HIKE NEEDED UNDER VIRTUALLY ALL SCENARIOS
*SCHNABEL: BROAD DISINFLATION PROCESS HASN’T EVEN STARTED
*SCHNABEL: NOT EASY TO SAY IF ECB POLICY IS ALREADY RESTRICTIVE
*SCHNABEL: QT COULD BE SPED UP AFTER JUNE, NOTHING DECIDED YET
Così i tassi hanno preso a salire aggressivamente e in tarda mattinata anno cominciato a fioccare headline come questa: *TRADERS FULLY PRICE 3.75% PEAK ECB RATE FOR THE FIRST TIME:
Il risultato è che le perdite sull’azionario si sono accentuate e a metà mattinata i principali indici cedevano ben oltre il punto percentuale, prima di iniziare un progressivo recupero. Sul fronte macro, poche news:
I prezzi alla produzione tedeschi di gennaio hanno rallentato meno delle attese. Le retail sales UK di gennaio hanno sorpreso in positivo (+0.5% da precedente -1.2% e vs stime per -0.3%) cosa che ha dato un po’ di respiro alla Sterlina.
Infine in una seduta in cui il comparto energy delle commodities se la è vista brutta, il gas europeo è tornato sotto 50€ mwh per la prima volta da 17 mesi. Qualche commentatore ha osservato che ulteriori significativi ribassi sono improbabili, perchè su questi prezzi si verificherà un ritorno di domanda che è stata dirottata su combustibili meno ecologici dall’impennata dei prezzi. Vedremo. Da notare che il Gas naturale chiude la settimana a 2.25$. nella prima metà di Dicembre era a 7$.

A metà giornata, una piccola svolta. A dimostrazione di come siano disperse le opinioni all’interno del Governing Council ECB, il Governatore della Bank of France Villeroy ha prodotto esternazioni assai più accomodanti rispetto alla Schnabel.
*VILLEROY: RATE-BET MOVES SINCE YESTERDAY MAY BE EXCESSIVELY VOLATILE
*VILLEROY: ECB COULD GUIDE ON DURATION OF TERMINAL RATE
*ECB’S VILLEROY: ACTION AFTER MARCH MEETING WILL BE LESS URGENT
*VILLEROY: ECB WILL LIKELY HIKE ABOVE 3%, BUT NOTHING AUTOMATIC
*VILLEROY: ECB TO REACH TERMINAL RATE BETWEEN NOW AND SEPTEMBER
*VILLEROY: ECB RATES CLEARLY NOW IN RESTRICTIVE TERRITORY
*VILLEROY: ECB EFFORTS TO SLOW INFLATION WON’T CAUSE RECESSION

La reazione si è vista subito sui bonds Eurozone, che hanno invertito la marcia, e sull’€ che ha ceduto ulteriore terreno. E l’azionario Eurozone ha recuperato ulteriormente.
Nel pomeriggio in US erano previsti pochi dati.

In ordine sparso gli import e export orders, di gennaio, relativamente rilevanti visto l’ammontare di informazioni recuperate sul tema prezzi di recente, mentre il calo dei leading indicators si è ridotto di intensità (vi sono dentro alcune variabili di mercato come l’S&P e il credito) ma continua. Il calo dai massimi è del 6.4% (vedi grafico courtesy of Advisor perspectives), e non è mai successo che sia calato più del 3% senza anticipare una recessione.

Ataman Ozyildirim, Senior Director, Economics, al Conference Board ha dichiarato che si attende una recessione negli USA nel 2023 ( link ).
Wall Street ha aperto in calo, e finora non ha dato segnali convincenti di recupero. I rialzi dei rendimenti si sono però riassorbito in simpatia con il mercato eurozone, nonostante altre dichiarazioni di membri Fed (forse meno aggressive di quelle della Mester e di Bullard ieri).
*FED’S BOWMAN SAYS INFLATION STILL MUCH TOO HIGH
*BOWMAN: NEED TO SEE CONSISTENT DECLINE IN INFLATION
*BOWMAN: INTEREST RATES ARE NOT YET SUFFICIENTLY HIGH
*BOWMAN: DON’T SEE INDICATIONS RATE HIKES ARE SLOWING ECONOMY
*BARKIN: FAVOR 25-BP STEPS, WHICH ALLOW FLEXIBLE DATA RESPONSE
*BARKIN: `I’M STILL NOT READY TO DECLARE VICTORY ON INFLATION’

L’azionario europeo continua a mostrare però una forza eccezionale, e nel pomeriggio è stato in grado di contenere le perdite a frazioni di punto, trainato ancora da settore auto e banche. Se c’è un area dove il “no landing” èscontato dai mercati azionari, questa è l’Eurozona.
I rendimenti correggono, grazie forse anche a ricoperture da fine settimana, e la curva monetaria non prezza più il 3.75% di depo che scontava stamattina dopo la Schnabel. L’€ si è però ripreso dalla discesa in cui l’aveva scagliato Villeroy, forse anche per effetto delle medesime ricoperture. Sempre deboli le commodities, zavorrate dai combustibili fossili.
Nonostante i marginali cali dei rendimenti treasury, la strip USA chiude la seduta europea con un pricing leggermente più aggressivo dei giorni scorsi, ovvero con un sostanziale 5.3% di target a luglio, un 5.08% di Fed Funds per fine anno, e un 12% di probabilità che al FOMC di Marzo il rialzo sia di 50 bps e non di 25.
Per la prima volta da parecchio tempo, in questa settimana il mercato dei tassi USA prezza uno scenario più aggressivo di quello indicato nelle projections Fed di dicembre (grafico di Bianco Research).

impressionante il cambiamento rispetto al 2 Febbraio, data dell’ultimo FOMC. Sotto quest’aspetto la reazione dell’azionario èper il momento poca cosa.
Nel frattempo, anche le aspettative di inflazione di breve si sono mosse: sia in USA che in Europa i livelli bassissimi degli inflation swap a 2 anni osservati a inizio gennaio sono un ricordo.

Dopo il grafico con la divergenza tra Azionario e tassi messo nel pezzo di ieri, anche quello che confronta S6p 500 e US High Yield Credit non sembra molto confortante. Lunedì è festa negli USA per President Day, noi ci sentiamo tra una settimana.