Si accentua la correzione dell’azionario alla vigilia del CPI e dell’inizio dell’earning season USA

Chiusura decisamente pesante venerdì sera per Wall Street, con l’S&P 500 in calo dell’1.54%, e il Nasdaq 100 dell’1.57%. Peggio le Small Caps, con il Russell 2.000 che ha ceduto il 2.22%, ed è tornato sotto il livello pre presidenziali, cancellando interamente il rally dopo il clean sweep di Trump. L’indice si appresta a testare la media mobile a 200 giorni, che lo ha supportato da dicembre 2023.
L’S&P 500 dista ancora un 4% abbondante dalla sua media mobile a 200 giorni, ma l’indice, con venerdì, ha chiuso sotto il supporto in area 5870, configurando un testa e spalle ribassista con primo target in area 5630, un downside di un 3% circa che lo porterebbe ad un 1% dalla media citata sopra, mentre è già abbondantemente sotto la media mobile a 20 giorni e quella a 50 giorni, con la prima che si appresta a intersecare la seconda al ribasso.

Non troppo diverso il quadro tecnico sul Nasdaq 100, che ha violato in chiusura il supporto a 21.000 punti, anche se la figura di top di breve è un po’ meno nitida, con una serie di massimi e minimi decrescenti. La media mobile a 200 giorni dista un 6% circa sulla chiusura di venerdì.

Stiamo sempre parlando di correzioni fisiologiche, favorite da un eccesso di ottimismo e di positioning già documentato diverse volte in questi pezzi.
Il catalyst di questa price action, che, con un calo dal massimo per l’S&P 500 di un 4% circa, può già definirsi correzione, è stato sicuramente il rapido aumento dei tassi culminato venerdì con un approdo del 10 anni al 4.76%, massimo dall’ ottobre 2023, e con 2 anni in rialzo di 12 bps al 4.38%, massimo da luglio 2024. A scatenare questo ulteriore selloff sui Treasuries il labour market report USA di dicembre, che ha – al momento – definitivamente accantonato la teoria di un mercato del lavoro USA in indebolimento (vedi lampi di venerdì link ).
Nel corso della seduta asiatica, e all’apertura europea,la salita dei rendimenti USA è continuata, con il 10 anni a ridosso del 4.8%. Il nervosismo è comprensibile: in settimana attendiamo dati assai rilevanti per lo scenario dei tassi USA. Abbiamo infatti domani i prezzi alla produzione di dicembre, e mercoledì il CPI di dicembre. Come noto, la fase di rientro dell’inflazione USA negli ultimi mesi si è presa una pausa, con il CPI core che ormai da 4 mesi sale ad un ritmo ben superiore al target (il tasso a 3 mesi annualizzato a novembre era del 3.6%). Un altro report sopra attese confermerebbe uno scenario in cui l’inflazione sta rialzando la testa prima che Trump entri alla casa bianca. E metterebbe ulteriormente in discussione l’easing bias della Fed, con il mercato che sconta ormai solo un taglio nel 2025.

La debolezza di Wall Street venerdì si è in parte trasferita all’Asia stanotte, con solo in Vietnam in grado di mostrare una performance positiva. Se Tokyo era chiusa per festività, il China Complex ha ceduto (più le “H” shares e Hong Kong che le “A” shares, in calo di 2/3 decimali). Malissimo Taiwan, oltre il -2%, mentre tutti gli altri principali indici sono calati di oltre un punto percentuale.
Sul fronte macro il piatto forte in Asia era la bilancia commerciale cinese di dicembre.

L’export ha accelerato anche più delle attese. ma deve essere in gran parte un effetto “importatori di beni cinesi che cercano di anticipare i dazi di Trump”. Lo si vede dal fatto che il grosso della sorpresa è causato da un aumento dell’import USA.  Ma in realtà l’export è salito anche verso Europa ed emerging e calato solo verso Giappone. Detto questo, anche l’import ha accelerato più delle attese, a indicare, sperabilmente, un accelerazione della domanda interna.
Non che il mercato locale se ne sia dato per inteso. Al di la del moderato calo odierno, la performance delle “A” shares da inizio anno rappresenta la peggior partenza dal 2016.

Se non altro, l’agenzia ufficiale Xinhua ha riportato in un editoriale che la politica fiscale sarà “molto proattiva” ( link Economic Watch: China vows “highly proactive” fiscal policy to shore up economy). Goldman si attende per il 2025 una performance del 20% dai mercati cinesi ( link Goldman strategists see battered Chinese stocks rising 20% in 2025)

La seduta europea è partita con un tono significativamente consolidativo. D’altronde i tassi USA, come accennato sopra, hanno ripreso a salire stanotte in Asia, trascinando quelli Eurozone. E i Futures USA hanno aggiunto ribasso a quello di venerdì, ancora non scontato interamente dagli indici EU. Così, i mercati hanno accumulato perdite in mattinata, zavorrati dal tech e dai ciclici (settori peggiori  Consumer Discretionary, Industrials, Information Technology). Anche la forza del petrolio, diventata significativa nelle ultime 2 sedute, sta alimentando il rialzo dei rendimenti che tanto infastidisce l’equity negli ultimi giorni.
In mattinata abbiamo avuto le dichiarazioni dei membri ECB Rehn e Lane. Il prima ha dichiarato che la direzione dei tassi resta al ribasso, a prescindere da cosa farà la Fed.  Il secondo è stato leggermente più ambiguo, ma ha comunque detto che è probabile ulteriore easing.
*REHN: INFLATION IS MOVING IN THE RIGHT DIRECTION
*REHN: DISINFLATION IS ON TRACK
*REHN: GROWTH OUTLOOK HAS WEAKENED
*REHN: EMPLOYMENT IS HOLDING UP
*REHN: DIRECTION OF RATES IS CLEAR
*REHN: SPEED, SCALE OF RATE CUTS DEPEND ON DATA
*REHN: BY MIDSUMMER WE SHOULD HAVE LEFT RESTRICTIVE TERRITORY
*REHN: IT MAKES SENSE TO CONTINUE ECB RATE CUTS
*REHN: ECB ISN’T 13TH FED DISTRICT
*LANE: OUR BASELINE FOR EUROPE ECONOMY IS A RECOVERY
*LANE: MODEST EUROPE RECOVERY HAS A DOWNSIDE ALTERNATIVE
*LANE: PROBABLY MORE MONETARY EASING IS TO COME
*ECB’S LANE: NEED TO ENSURE INTEREST RATES FOLLOW A MIDDLE PATH
*ECB’S LANE: WE DON’T WANT RATES TO REMAIN TOO HIGH FOR TOO LONG
*ECB’S LANE: INFLATION PRESSURE TO CONTINUE TO EASE THIS YEAR
L’impatto sui rendimenti però è stato scarso.

Oggi non c’erano dati macro in pubblicazione in Eurozone, e nemmeno di particolarmente importanti in US (sulle aspettative di inflazione ad un anno dei consumatori raccolte dalla Ded di NY personalmente sorvolerei). La risk adversion ha raggiunto un picco a fine mattinata, e poi gli indici europei hanno intrapreso un recupero, che li ha portati a più che dimezzare le perdite. Wall Street ha aperto ancora in calo, ha recuperato un po’, poi si è messa a oscillare attorno allo 0.5% di calo per l’S&P 500, aiutata dal fatto che i rendimenti, che sembravano diretti a sfondare il 4.8% sul10 anni, si sono un po’ assestati come numero di bps di rialzo. Anche il Dollaro ha ceduto marginalmente dai massimi di seduta, fissati a metà mattinata, anche se chiude la seduta europea ai massimi da 26 mesi come Dollar Index, avendo nel durante superato quota 110,mentre l’€ ha scambiato sotto quota 1.02, anche qui minimo dal novembre 2022, ovvero 26 mesi.
In questo contesto, le borse europee mostrano a fine seduta cali modesti, con solo Milano, tra le principali piazze, a cedere oltre lo 0.5%. Anche il rialzo dei rendimenti si è temperato sui bonds EU, in particolare sul Bund, ma gli spread salgono, con il BTP Bund che sale di 5 bps da inizio anno ed è tornato sopra 120, ai massimi da fine novembre. Anche gli spread del credito si sono fatti influenzare dalla recente fase correttiva dei risk assets, e risalgono moderatamente dai minimi marcati a Dicembre, come si distingue nel grafico sotto.

Vedremo dove sarà la chiusura di Wall Street e se alla rottura della neckline del testa e spalle ribassista sul daily dell’S&P 500 seguirà un follow through, come sembra al momento, oppure non avremo la conferma del grafico.

Nel frattempo, come accennato sopra, il calendario macro della settimana contiene rilevanti punti di interesse, tra cui il citato CPI USA di dicembre mercoledì, le retail sales USA di dicembre giovedì, il GDP Q4 e i dati macro di dicembre in Cina, e l’overture dell’earning season USA, con le grandi banche. Da qui potrebbe venire un po’ di supporto all’azionario USA, visto che non ci sono particolari motivi per temere delusioni generalizzate, mentre il mercato non è più “tirato”. Rilevante anche la trimestrale di TSMC giovedì, come prima indicazione dell’aria che tira sui semiconduttori,oggi, e da qualche seduta, in correzione marcata.

Qui sotto il dettaglio
Martedì 14 gennaio
Dati: PPI USA di dicembre, indice di ottimismo degli small business NFIB,
Banche centrali: Interventi di Williams e Schmid della Fed, Himino della BoJ, Rehn, Lane e Holzmann dell’ECB, Breeden della BoE.

Mercoledì 15 gennaio
Dati: CPI USA di dicembre, Empire Manufacturing NY di gennaio, CPI, RPI, PPI UK di dicembre, produzione industriale di novembre dell’Eurozona
Banche centrali: Pubblicazione del Beige Book della Fed, interventi di Barkin, Kashkari, Williams e Goolsbee della Fed, Lane, De Guindos, Villeroy e Vujcic dell’ECB, Taylor della BoE.
Earnings: JPMorgan, Wells Fargo, Goldman Sachs, Blackrock, Citigroup.

Giovedì 16 gennaio
Dati: Retail Sales USA di dicembre, import e export price USA di dicembre, indice NAHB homebuilders sentiment di gennaio, Philly Fed di gennaio, jobelss claims settimanali
Banche centrali: Minute meeting ECB di dicembre
Earnings: TSMC, Bank of America, Morgan Stanley.

Venerdì 17 gennaio
Dati: Produzione industriale USA di dicembre, Housing Starts e building permits dicembre USA,  GDP Q4 cinese, insieme alla produzione industriale di dicembre, alle vendite al dettaglio, prezzi delle abitazioni, investimenti immobiliari, retail sales UK  di dicembre
Banche centrali: Intervento di Escriva ECB