Rimbalzo dell’azionario a inizio settimana, nonostante Cina e Amazon


La chiusura di Wall Street venerdì sera ha mostrato aspetti positivi e negativi.
L’S&P 500 ha chiuso con una robusta perdita (la quarta discesa su 5 sedute, analogamente alla settimana precedente). Inoltre, l’indice ha fallito il recupero di quota 2700. Tra gli aspetti positivi, il fatto che l’indice abbia chiuso praticamente a metà del range di seduta (disegnando quindi un Doji) e comunque sopra i minimi della seduta precedente. Il tutto, con volumi elevati, ad affermare la rilevanza del progetto di inversione. Vedremo oggi se il DOJI verrà confermato in chiusura da un ulteriore recupero.

L’Asia, però, non l’ha bevuta più di tanto. La colpa è, nuovamente delle “A” shares, vendute pesantemente durante l’intera seduta, con particolare focus sulle large caps. Apparentemente, il mercato non ha digerito il brusco calo degli industrial profits in settembre (+4.1% anno su anno da precedente +9.2%), e del fatturato (+6.5% da +9.1% di agosto). Osserverei che erano strani i dati precedenti, difficili da conciliare con la direzione dell’azionario cinese nel 2018. Detto questo, c’è un certo nervosismo per la pubblicazione dei PMI ufficiali di ottobre (mercoledi notte) seguiti da quelli elaborati da Markit (giovedi 1 nov). La price action è stata influenzata anche dalla debolezza dello Yuan, nonostante le autorità abbiano lasciato intendere i giorni scorsi che il livello di 7 vs $ sarebbe stato difeso. Il timore è che riprendano i deflussi di capitale, come nel 2015/2016.
Peraltro, le “H” shares a Hong Kong hanno mostrato un impatto assai inferiore, segnando perdite modeste.
L’estrema debolezza di Shanghai ha comunque temperato l’entusiasmo degli altri indici, con Tokyo e Seul terminate in negativo In particolare la seconda) dopo una bella partenza. Meglio Sydney e soprattutto Mumbai, che chiude tardi.

Già, perchè c’è voluta la vecchia Europa per dare una sterzata al sentiment. L’azionario continentale, che aveva chiuso nel momento migliore per Wall Street venerdi sera, è partito in progresso, e, dopo qualche titubanza, ha preso decisamente la via del rialzo.
Tra i principali catalyst della positività, il sollievo degli asset italiani, seguito al solo downgrade dell’outlook da parte di S&P venerdi sera, a cui si sono aggiunti altri sviluppi potenzialmente positivi. Secondo indiscrezioni del Messaggero, al Governo, in particolare la parte leghista della coalizione sarebbe preoccupata dalle tensioni sui mercati e prenderebbe in considerazione di limare qualche decimale dalla manovra in caso la situazione si deteriori ulteriormente.
Italia a parte, abbiamo avuto anche il risultato delle elezioni in Assia. La nuova sconfitta della Grosse Koalition, pur in linea, nelle dimensioni, con le attese, ha prodotto effetti notevoli, con la rinuncia, da parte della Merkel, alla Segreteria del partito. La mossa ha creato l’illusione che il rigore teutonico sulla spesa pubblica si possa un  attenuare, internamente ed in Eurozone. Personalmente, non sono cosi certo si tratti di una svolta epocale, ma volendo ipotizzare un impatto della sconfitta dell’attuale Governo sulla politica economica, un migliore impiego del proprio surplus commerciale potrebbe essere un canditato. Ergo Bund giù e azionario in recupero, trainato dai settori bancari.
Infine, il settore auto europeo è stato galvanizzato dalla notizia che il Regulator cinese avrebbe intenzione di dimezzare la tassa sull’acquisto delle auto. Come osservato tempo fa, in effetti l’Eurozone potrebbe beneficiare parecchio di un successo delle Autorità cinesi nel supportare, il ciclo, anche perchè le frizioni commerciali con gli USA dirotterebbero la domanda verso il vecchio continente (e il Giappone).

Il buon tono Eurozone ha sortito effetti positivi anche su Wall Street, che, alle 14.30 (loro non sono ancora tornati all’ora solare) è partita di slancio. Sul fronte macro, poche le news di rilievo: i redditi hanno deluso a settembre, ma il dato di agosto è stato rivisto al rialzo, mentre la spesa è uscita più forte, grazie alla revisione di agosto. Il Core PCE deflator è uscito leggermente sopra attese. Leggermente meglio delle stime il Dallas Fed di ottobre, sempre su livelli assai elevati.

Tutto bene quindi? Quasi. Perchè Amazon ha ripreso a scendere pesantemente (-5%) zavorrando il Nasdaq 100, e succhiando linfa al rimbalzo dell’S&P, che aveva momentaneamente superato quota 2700. La brusca perdita di momentum dell’azionario USA (S&P da + 1.7% a +0.3%) ha frenato l’esuberanza degli indici europei, contenendone i progressi a meno della metà di quanto maturato a metà seduta. Resta assai positiva la seduta per Milano, e per lo spread, tornato sotto 300 (295 la chiusura). Bene, oltre che le auto, le banche, che si giovano della salita dei tassi core (e della riduzione dello spread, quelle italiane). In lieve calo l€, in reazione alle news tedesche.
A un ora e mezza da fine seduta Wall Street ha ripreso un po’ di momentum, ma, di questi tempi, in 90 minuti può succedere di tutto. Un recupero validerebbe comunque il Doji di ieri.

Sul fronte macro, la settimana prende vita domani, con i GDP del terzo trimestre di EU, Francia e Italia (osservato speciale), e il CPI tedesco flash di ottobre. In US abbiamo la consumer confidence di ottobre. Mercoledi abbiamo i citati PMI ufficiali cinesi, e il CPI flash Eurozone. Giovedi abbiamo i PMI Markit in Cina, Giappone, e in USA l’ISM manufacturing. Venerdi chiudiamo con i PMI in Eurozone e US, e il labour market report USA di ottobre.