Resta alto il morale dei consumatori, ma la spesa da segni di indebolimento

Ieri sera (lunedì) chiusura marginalmente positiva per Wall Street, e a a una certa distanza dai massimi di seduta, con una certa pesantezza nel tech (S&P 500 + 0.16% -0.74%). La positività è venuta dai bancari, galvanizzati dall’acquisto di parte degli asset di SVB da parte di First Citizens, con il settore delle banche regionali su del 2.5%. Il rimbalzo dei rendimenti è stato molto più forte , con salite di 22 bps per il 2 anni treasury e di 14 bps per il 10 anni.
La seduta asiatica ha avuto un andamento contrastato, con Hong Kong e “H” shares cinesi in progresso insieme a Sydney e Jakarta, Tokyo e Vietnam solo marginalmente positivi, e “A” shares cinesi, Taiwan e India negativi. A supportare lo HSCEI la forza di Tencent ancora supportata dai buoni risultati. A mercati chiusi si è appreso che Ali Baba avrebbe in programma uno split in 6 entità, con l’obiettivo di ricapitalizzarle e quotarle. Il balzo del titolo (al momento + 14% ) ha dato ulteriore slancio al tech cinese.
Sul fronte macro balzo delle retail sales in Sud Corea (+7.9% anno su anno da +4% di gennaio), mentre in Australia siamo più scarsi (+0.2% sul mese da +1.8% di gennaio).

L’apertura europea è stata caratterizzata da un sentiment positivo, con gli indici lesti a prendere discreti progressi, l’€ in recupero, i rendimenti in ulteriore rialzo.
Sul fronte macro solo survey minori oggi.

Miste quelle francesi, forse impattate dagli scioperi contro la riforma delle pensioni, positive per contro le survey italiane di marzo, che evidentemente segnalano un impatto ridotto della crisi bancaria sugli umori dei consumatori e delle aziende, anche se forse è presto per percepire interamente l’effetto sul mood. L’impatto del tightening delle condizioni finanziarie, di qualunque entità sia, non si percepirà prima di qualche mese.
L’azionario Eurozone ha fatto un picco poco dopo l’apertura del contante  poi ha iniziato a perdere momentum. In tarda mattinata è giunta la notizia di una perquisizione per reati fiscali nelle sedi francesi di 5 banche ( link ) cosa che ha contribuito al totale ritracciamento dei guadagni della giornata per gli indici.
In mattinata, un certo risalto ha avuto un pezzo di FT  ( link ) in cui si rileva che negli ultimi 5 mesi che si chiudono a febbraio i depositanti hanno prelevato 214 bln € dalle banche europee. Prima quindi che scoppiasse la turbolenza bancaria. A febbraio i flussi hanno accelerato, con 71 bln in uscita, maggior importo dall’inizio della compilazione dei dati, nel 2003. In realtà l’uscita dai depositi a vista è stata di 512 bln in 6 mesi di cui 140 a febbraio. Ma 476 bln sono entrati in certificati di deposito a scadenza (presumibilmente a tassi più elevati di quelli a vista). Altri soldi sono tornati a finanziare le banche sottoscrivendo obbligazioni. Anche qui il costo della raccolta sarà salito, anche se in cambio di stabilità molto maggiore. L’effetto del turmoil bancario deve ancora comparire nei dati, e presumibilmente impatterà sul costo della raccolta.

Siamo così’ arrivati al pomeriggio con l’azionario attorno alla parità, i rendimenti in rialzo, il Dollaro in arretramento e le commodity in spolvero.
L’agenda macro in USA era più popolata nel pomeriggio:

** Intanto il goods trade deficit di febbraio è uscito maggiore delle stime, il che va a limare la previsione di GDP di qualcosa, nel senso che il canale estero contribuisce di meno.
** In compenso le scorte sono uscite sopra consenso sia come retail che come ingrosso, e quindi aggiungeranno alla stima di GDP, ma a detrimento del trimestre successivo.
** Calano leggermente meno delle attese i prezzi delle case a gennaio, mentre la FHFA segnala un rimbalzo del suo indice mensile dei prezzi. I prezzi in aggregato continuano a calare, ma più lentamente rispetto ai mesi scorsi, un po’ grazie al calo dei tassi dei mutui (questo dato riguarda le transazioni di ottobre, novembre e dicembre) un po’ perchè le scorte di case in vendita sono basse, per il fatto che molti proprietari sono poco incentivati a vendere perchè hanno mutui con tassi bassi. Quindi la poca domanda è bilanciata da offerta ridotta.
** le survey del distretto di Richmond sono in aggregato negative, anche se il manifatturiero ha sorpreso in positivo. Male i servizi del distretto di Dallas.
** Infine, anche la consumer confidence USA di marzo ha sorpreso in positivo un consenso che la vedeva calare, grazie ad un rimbalzo delle aspettative, che sembra, anche in questo caso, mostrare che le vicende bancarie non hanno avuto impatto sul morale degli households USA. Vale quanto detto a proposito delle survey europee: è presto per considerare completo l’impatto. Oltre a ciò, ho intercettato diversi studi che segnalano che nell’ultimo periodo la spesa delle carte di credito sta rallentando in maniera significativa. Lo hanno riportato Citigroup, Barclays, e Bank of America.

Vedremo come saranno i dati di marzo, aprile, ma l’impressione che si ha è che, come a volte succede, i consumatori dicano una cosa e ne facciano un’altra. Non a caso, in generale le survey di confidence sono state piuttosto basse negli ultimi mesi, ma la spesa è risultata assai più resiliente.
Wall Street è partita con un tono incerto, frenata dalla correzione del tech, dopo il recente rally (il Nasdaq presenta ancora progressi a doppia cifra da inizio anno). Così gli indici Eurozone sono andati a chiudere con guadagni marginali (core) o modesti (periferia). Il Dollaro è rimasto debole e le commodity ben supportate.
Dopo la chiusura, Wall Street ha accumulato un po’ di ribasso, zavorrata da tech, helthcare e real estate.

Domani gli appuntamento principali sono le pending home sales di febbraio in US, e in Europa la GFK consumer Confidence tedesca di aprile.
Giovedì abbiamo il CPI tedesco di marzo e i jobless claims. poi ricominciano i discorsi dei membri Fed con barkin e Collins.
Venerdì chiudiamo in bellezza con i PMI ufficiali in Cina, i CPi flash di marzo in Italia ed EU, E in US il Chicago PMI di marzo,  e il PCE deflator.