Proseguono i trend della scorsa settimana sui mercati azionari e obbligazionari.

Dove eravamo rimasti?
La seconda parte della settimana scorsa è stata decisamente eventful .
Per cominciare, il FOMC ha sostanzialmente mantenuto le previsioni: dal testo dello statement è sparita la notazione che  una riduzione del tightening è probabile quest’anno. Powell, dal canto suo, ha ribadito che negli ultimi mesi i progressi dell’inflazione verso il target si sono arrestati, e che i dati finora non hanno dato al FOMC la necessaria fiducia in una normalizzazione. Detto questo, Powell ha aggiunto che rialzi quest’anno sono improbabili, perchè necessiterebbero di chiare evidenze che la politica monetaria non è abbastanza restrittiva. Inoltre, è stata annunciata una riduzione del quantitative tightening superiore alle attese, con la porzione di portafoglio che viene lasciata scadere ogni mesi passata a 25 bln da 60 bln, vs attese per 30 bln.
Su un mercato che era assai preoccupato di quanto poteva essere aggressivo questo FOMC, questo atteggiamento  “equilibrato” ha avuto un effetto lenitivo, e i rendimenti hanno cominciato a calare, anche se l’azionario in serata si è rimangiato i progressi iniziali.
Sul fronte dati, per contro, gli ultimi report hanno notevolmente deluso in US, quanto meno quelli più attesi e rilevanti.
Guardare per credere.


Il mercato del lavoro USA ha visto, per cominciare, i job openings di marzo fare il dato più basso da 3 anni, le separazioni volontarie al 2.1% minimo dall’agosto 2020 a segnalare una dinamicità del mercato in forte calo. Il labour market report di aprile, poi,   ha deluso, con nuovi occupati sotto attese e la disoccupazione in salita a causa di un aumento della forza lavoro superiore a quello dei nuovi occupati della household survey (appena 25.000). Calate anche le ore lavorate.  Chiaro, si tratta di un primo report sotto attese, che ha seguito una serie di sorprese positive. E’  un report che mostra ancora una certa forza, e comunque questi report sono soggetti a robuste revisioni. E’ presto per fasciarsi la testa. Oltretutto i sussidi di disoccupazione settimanali continuano ad indicare un mercato del lavoro USA stabile su livelli eccellenti.
Ciò detto, così come i report precedenti avevano, senza eccezioni, impattato sulle aspettative di politica monetaria e sugli asset, anche questo non poteva fare diversamente.
Anche perchè entrambi gli ISM di aprile sono usciti sotto attese (quello servizi clamorosamente) terminando in area di contrazione dell’attività. Male i nuovi ordini, male l’employment, e prezzi in accelerazione sostenuta in entrambi i comparti.
Una raffigurazione plastica della tendenza nei dati macro USA della scorsa settimana la danno i Surprise index USA, sia quello calcolato da Citigroup, l’originale, che quello di Bloomberg.

Che gli USA stiano entrando in un “soft partch” in primavera? Per ora è presto per dirlo. Falsi segnali ne abbiamo avuti tanti. Vedremo.
La reazione dei mercati, come accennato sopra, è stata coerente, con robusti cali dei rendimenti treasury, un aumento dell’easing scontato dalla Fed Funds Strip, un dollaro in rinnovato indebolimento, e l’azionario in robusto rimbalzo, aiutato dall’accoglienza riservata dagli investitori alla trimestrale di Apple ( link ).
Parlando di earnings, con l’80% abbondante di aziende dell’ S&P 500 che ha riportato (403 su 499), possiamo riassumere per sommi capi quest’earning season (dati di Bloomberg):
** il 79% delle aziende ha battuto le stime di EPS in media dell’8.7%
** il 56% delle aziende ha battuto le stime di fatturato, in media deell’1.3%
** La crescita degli utili sul trimestre è del 5% e quella del fatturato del 4.2%
In generale un’earning season brillante, con una sorpresa media il doppio di quella del 3/4% che è quella predominante in media nel lungo periodo. Come osservato alla vigilia, il mercato però scontava già un’earning season di questo tipo e infatti ha mostrato una tendenza correttiva.

Stanotte l’Asia ha mostrato un buon tono, con le sole Tokyo, Mumbai e Seul in marginale calo, la prima frenata dalla prosecuzione del rimbalzo dello Yen. Infatti il Ministero del Tesoro giapponese, con la tipica testardaggine che caratterizza la sua gente, ha continuato a intervenire a supporto sulla divisa finchè questa non si è rimangiata il grosso della slavina di aprile. In questo i funzionari del Tesoro sono stati aiutati anche dalla citata debolezza nei dati USA, che ha visto il biglietto verde calare contro tutto. Bene per contro il China Complex, trainato oggi dalle “A” shares, e forti anche Taiwan, Vietnam e Sydney. Peraltro le “H” shares cinesi (Hong Kong & Shanghai China Enterprises) con il loro +14% da inizio anno (nonostante l’inizio pessimo) si collocano al terzo posto  dopo  Taiwan (+14.4) e il Nikkei (+14.2%) nella classifica delle piazze migliori del 2024 tra quelle che seguo. Una cosa insospettabile a metà gennaio, quando cedeva il 14%.

La seduta europea ha visto la sua attività impattata dalla chiusura per festività di Londra. Oggi però l’agenda macro era occupata dalla pubblicazione dei PMI servizi e composite finali di aprile, che seguono quelli manifatturieri pubblicati giovedì (per comodità li riassumo tutti nello stesso schema).
Il quadro è abbastanza variegato.

Sul manifatturiero bene Svezia e Spagna, malissimo Svizzera, e, in maniera forse inattesa, Italia, tornata in significativa contrazione. Male anche Irlanda, mentre le revisioni a Germania e Francia sono decentemente al rialzo.
Sui servizi bene ancora la Spagna che conferma in generale un’attività robusta. L’Italia ha rallentato meno delle attese, che forse erano state influenzate dal flop sul manifatturiero, nonostante servizi che hanno marginalmente deluso a loro volta.
In generale report che migliorano a margine i dati flash, ma con una certa dispersione nelle varie aree e un’Iitalia che non sembra più così brillante.
Stante il fatto che queste news non hanno fatto granchè per sovvertire la narrativa della coda della scorsa settimana, e che a 4 settimane dal meeting il mood dell’ECB rimane invariato (vedi sotto) i trend della scorsa settimana sono quietamente proseguiti oggi, con bonds e azionario in progresso. Solo lo spread ha forse ceduto qualcosa alla mediocrità dei dati italiani.
*ECB’S LANE SAYS HIS CONFIDENCE ON INFLATION IS IMPROVING
*ECB’S LANE: APRIL SERVICES-INFLATION SLOWDOWN AN IMPORTANT STEP
*ECB’S LANE: SHOULDN’T EXAGGERATE IMPACT OF ECB, FED DIVERGENCE
*ECB’S LANE: NET IMPACT OF FED DECISIONS ON EURO AREA CONTAINED
*ECB’S VUJCIC: RATES WILL BE LOWERED GRADUALLY OVER TIME
*ECB’S SIMKUS EXPECTS THREE INTEREST-RATE CUTS THIS YEAR

Negli USA oggi non c’era nessun dato, se non la Senior Loan Officers Opinion Survey in pubblicazione stasera, e così anche oltreoceano i trend della scorsa settimana sono proseguiti in attesa di qualcosa di più significativo su cui informare la price action.
La chiusura europea vede buoni progressi per i principali indici, cali moderati dei rendimenti, un € che alla fine chiude poco distante dai livelli di venerdì, e un bel recupero delle commodities, favorite dal coesistere di sentiment positivo, tassi in calo, e Dollaro debole.

La settimana è abbastanza povera di eventi e dati: domani abbiamo i factory orders tedeschi e il trade balance di marzo, le retail sales EU di marzo, e i discorsi dei membri ECB Nagel e De Cos, e del membro Fed Kashkari. Mercoledì abbiamo la produzione industriale tedesca di marzo, le retail sales italiane di marzo, e i discorsi di Jefferson, Collins e Cook della Fed. Giovedì abbiamo i sussidi di disoccupazione negli USA, e il trade balance cinese di aprile. C’è poi il meeting Bank of England, forse il principale appuntamento della settimana, e parlano Daly per la Fed e Cipollone e De Cos per l’ECB. Venerdì chiudiamo con i dati macro di marzo in UK, la produzione industriale di marzo in Italia, le minute ECB, , la U. of Michigan survey preliminare di maggio in US. Parlano infine Cipollone per l’ECB, Pill e Dhingra per la BOE, e Bowman, Logan, Goolsbee e Barr per la Fed.