L’ultimatum di Di maio al PD alimenta prese di beneficio sugli asset italiani


NB altra versione di Lampi super sintetica, causa treno da prendere 

L’attenuarsi delle tensioni tra USA e Cina ieri ha prodotto una seduta spumeggiate, con Wall Street in grado di chiudere in guadagno dell’1.27%, avendo recuperato interamente il calo di venerdì scorso, quando la Cina annunciò la rappresaglia alle azioni di Trump, e il Presidente US reagì malissimo. Trump preannunciò l’aumento dal 25% al 30% dei dazi esistenti su 250 bln di importazioni, e l’aumento dal 10% al 15% di quelli recentemente disposti, parte dei quali decorre dall’ 1 settembre. Il bello è che, in assenza di sviluppi nel week end, queste misure verranno applicate lunedì. Ma, evidentemente, il mercato ritiene che qualcosa – di positivo – accadrà.

Su queste basi, la seduta asiatica ha mostrato diffusi progressi, anche se, stranamente, gli indici locali cinesi non si sono fatti coinvolgere più di tanto. Gioca, eventualmente, l’attesa di un week end turbolento a Hong Kong dopo l’arresto degli attivisti. Altri motivi non ne vedo, ma forse localmente sono meno fiduciosi sugli sviluppi del week end.

La seduta europea è partita comunque con un buon tono, nonostante sul fronte dati macro le news della mattina siano state poco ispirate : retail sales tedesche di luglio in calo e peggio delle attese, CPI Eurozone agosto core in rallentamento  a 0.9%, e GDP italiano del terzo trimestre rivisto marginalmente in ribasso (-0.1%) con disoccupazione di luglio invece in rialzo.
Ma i mercati hanno rivolto lo sguardo alle prospettive sul trade, ed eventualmente a quelle di politica monetaria: alle obiezioni di Knot e Lautenschläger ha fatto nuovamente da controcanto Rehn:
*REHN SAYS SITUATION CALLS FOR EFFECTIVE POLICY PACKAGE IN SEPT.
*REHN: IMPORTANT FOR ECB TO MAINTAIN STRONG MONETARY STIMULUS
Così l’azionario ha accumulato altri progressi in mattinata, ma i rendimenti del bund sono rimasti compressi, e l’€ è lentamente calato fino ai minimi di periodo.
E’ possibile che sulla price action odierna abbia pesato anche il fatto che siamo a fine mese, il che implica rebalancing tra bonds ed azionario, index extension su obbligazionario, ed altri effetti distorsivi tra cui il noto “window dressing”.
Siamo così arrivati a metà giornata con un mood bello arzillo, e robusti progressi dei risk assets.
In US, al rimbalzo del Chicago PMI, dopo il crash del mese scorso (50.4 da prec 44.4 e vs attese per 47.5) ha fatto da contraltare il deterioramento della U. of Michigan Consumer  confidence (89.8 da prec 92.1 ee vs attese per 92.4) in contrasto con l’indice omologo del Conference Board. Buoni i dati di personal income e spending di luglio.

Nel pomeriggio il sentiment ha scalato una marcia, con gli indici a contatto con le resistenze (vedi Lampi di ieri) e gli investitori predisposti a portare a casa un po’ di guadagni, dopo  un bel rialzo e di fronte ad un week end potenzialmente intenso sul fronte trade.
Le citate prese di beneficio hanno preso particolare forza sul BTP e Piazza Affari quando Di Maio ha consegnato a Conte una lista di proposte irrinunciabili, minacciando il ritorno al voto in caso di rifiuto. Il PD ha risposto per bocca di Delrio, bollando la mossa come un “inaccettabile ultimatum”.
Considerando che la nascita della coalizione giallo rossa poggia in gran parte sulla necessità per i 5 Stelle di evitare il voto, la minaccia di Di Maio non pare molto credibile, mentre un ritorno dei 5 Stelle tra le braccia di Salvini sarebbe davvero troppo scandaloso (e forse Mattarella avrebbe qualcosa da dire in proposito). Ma visto che i colpi di scena non sono certo mancati di recente, è normale che alcuni abbiano deciso di consolidare i profitti, visto che siamo a fine mese e col week end davanti.
Così l’azionario Eurozone affronta l’ultima ora di contrattazioni con progressi poco più della metà qi quanto mostrato a metà giornata, e con Milano in marginale calo e lo spread in allargamento.
La prossima settimana, oltre all’ultima parola di Trump sui dazi in partenza lunedì, torna centrale l’economia con i PMI finali di agosto e gli ISM Manufacturing e services in US, particolarmente attesi dopo il fiasco dei PMI flash (manifatturiero per la prima volta sotto 50 dal 2009)