L’inflazione si conferma resiliente in Eurozone a febbraio

Ieri sera (Lunedì) il rimbalzo a Wall Street è rimasto di entità modesta, con l’S&P 500 in recupero di 0.31% e il Nasdaq 100 del 0.74% trainato dalle FAANG Stocks (Indice +1.51% trainato dal +5.5% di Tesla). I rendimenti si sono leggermente assestati, nonostante i dati positivi (Dallas Fed manufacturing escluso).
La seduta asiatica ha avuto un andamento contrastato con Tokyo, le “A” shares cinesi, il Vietnam Sydney e Seul a mostrare moderati progressi, e Hong Kong, le “H” shares, Taiwan, Mumbai e Jakarta in ritirata. E’ notevole come il trade sulla ripresa cinese, così popolare a inizio anno, sia in totale ritirata. Io ero perplesso all’idea di un effetto particolarmente forte, ma addirittura zero, tanto fa lo HSCEI da inizio Dicembre, quando l’abbandono della politica “zero Covid” prese corpo, mi pare un esagerazione nell’altro senso. Tra l’altro a gennaio il credito in Cina era esploso su livelli record, con quasi 6 trilioni di total social financing nel mese. Mi attendo un colpo di coda.

Ai mercati Eurozone, la sveglia l’hanno data i dati di CPI flash di febbraio in Francia e Spagna, in generale sopra attese e decisamente forti.

In sede preliminare è complesso carpire i dettagli degli aumenti, ma è evidente che l’inflazione sta mostrando resilienza e anzi torna ad salire, in particolare in Spagna dove era attesa in rallentamento. E così i Bonds Eurozone hanno accelerato al ribasso e per la prima volta da decenni i futures hanno scontato un ECB rate al 4% da qui a 12 mesi.
*MONEY MARKETS FULLY PRICE 4% PEAK ECB RATE FOR THE FIRST TIME

L’azionario ha accusato, con i principali indici lesti a accumulare un po’ di ribasso. Come spesso di recente però, dopo la reazione iniziale, il mercato azionario ha progressivamente recuperato. Due, a mio modo di vedere i driver del movimento:
1) Le banche, che stanno traendo grossissimi vantaggi dal rialzo dei tassi, visto che il margine di interesse se ne giova, essendo gli istituti lenti ad adeguare i depositi ma rapidi con gli impieghi. Finchè il tightening non causa un deterioramento degli asset, per loro l’inflazione è un vantaggio. E infatti l’indice ha accumulato oltre un 2% di progressi in mattinata.
2) Gli investitori sembrano essere giunti alla conclusione che l’inflazione, da sola, non è una nemica dell’azionario. Va a gonfiare i fatturati e i margini, che non hanno fatto che salire per tutto il 2022. Per cui sono più riluttanti a vendere per dati inflattivi forti: si sono stufati di farlo, per poi trovare gli indici più alti successivamente. L’anello mancante di questo ragionamento è l’impatto dell’inflazione sull’economia, attraverso il calo del reddito disponibile e il tightening della politica monetaria (per indicare i 2 principali fattori). Ma, come abbiamo avuto modo di vedere, sussiste un certo ritardo tra causa ed effetti, in questo caso aumentato dalla tenuta dell’occupazione e dall’effetto prolungato della spesa pubblica. Ormai il mercato è giunto a un punto in cui se non vede il rallentamento e l’indebolimento dei profitti, non crede più ai rischi evolutivi, specialmente dopo che le cupe previsioni degli indici di attività (PMI etc)  in autunno sono rimasti – al momento – lettera morta.
Peraltro, quanto più robuste si mostrano crescita e inflazione, tanto più l’ECB alzerà i tassi, con il risultato che, come indicano alcune case di investimento, il rallentamento, quando arriverà, sarà più marcato. Una previsione che mi trova d’accordo. Questo è un ciclo “boom / burst”.
I dati USA nel pomeriggio non offrono un quadro particolarmente confortante.

** I prezzi delle case in US hanno mostrato il sesto calo mensile di seguito, calo superiore alle attese. La variazione è una media degli ultimi 3 mesi. Come si vede dal grafico di Calculated Risk, ce ne è di strada da fare in teoria, anche senza pensare che il rialzo rientri interamente. Al momento i prezzi salgono ancora tra il 4 e il 5% anno su anno a seconda dell’indice considerato.

Personalmente ritengo che il recente miglioramento dei dati USA sull’immobiliare sia solo temporaneo, e che l’attività debba scendere ancora. Jefferies ha mostrato un chart molto interessante in cui si vede come il numero di aperture di cantieri nuovi in US sta scendendo sotto quello di cantieri portati a compimento. Questo dovrebbe fare si che a breve il settore costruzioni cominci a ridurre la forza lavoro, perchè i nuovi cantieri non bastano più ad assorbire la forza lavoro liberata da quelli chiusi.

** Il Chicago PMI di febbraio è tornato a calare, contrariamente ad attese che lo vedevano salire moderatamente . Si tratta della sesta lettura in territorio di contrazione per il settore manifatturiero di Chicago. Stesso discorso per il Richmond Fed, meno rilevante.
** la Consumer Confidence di febbraio ha deluso a sua volta, zavorrata da un brusco calo delle aspettative, che sono tornate non distanti dai minimi di metà 2022 (vedi grafico del Conference board)

In generale numeri che sembrano indicare che il settore manifatturiero USA continua a essere l’anello debole, a giudicare dalle survey regionali. Vedremo domani l’ISM. E che i consumatori USA sono più preoccupati di quanto sembri.
Nel pomeriggio sono tornate un po’ di prese di beneficio sull’ azionario Eurozone, forse legate anche al fine mese. I rialzi dei rendimenti si sono attenuati, in simpatia con il mercato obbligazionario USA, che ha forse risentito dei dati opachi. Così, per il momento, il 4% di ECB rate è svanito. Pochi movimenti sulle divise, mentre sulle commodities bene petrolio e metalli industriali e preziosi, male gas e grani.
Dopo la chiusura europea Wall Street ha recuperato la positività. Vedremo dove sarà alla campana.