Lampi di Colore

Lampi di Colore 109

La seduta  asiatica ha avuto  un tono decente,  nonostante la scivolata  finale di Wall Street ieri sera, e il tono dimesso degli  earnings di Alcoa. Il gigante dell’alluminio ha ceduto  in aftermarket i guadagni della seduta,  avendo annunciato profitti meglio delle  attese  ma revenues basse e guidance in calo sulla domanda 2016.

Contrariamente al  recente passato, a  trainare il  gruppo è  stata  Tokyo, aiutata da uno yen finalmente in calo vs $. Unici indici in controtendenza, i mercati cinesi, che però ieri avevano outperformato  alla grande. D’altronde da stanotte (trade balance)  parte un ondata di dati macro e  un po’ di nervosismo è normale. Intanto, a mercati cinesi chiusi, è stato pubblicato  il  Foreign Direct investment di Marzo, in forte salita (+7.8% anno su anno, da prec +  1.8% e vs attese per +2.4%). Sperando che sia di buon auspicio.

L’apertura europea  è stata caratterizzata dall’ormai consueto nervosismo, coi principali indici protagonisti di una rapida discesa nella prima ora, seguita  da  un altrettanto rapido  recupero,  senza catalyst ovvii. Senz’altro la  crescente forza delle commodities ha prodotto un altra buona performance dal  settore Basic resources, che ha contribuito al rimbalzo.

Ma  il piatto forte della  giornata erano i primi dettagli ufficiali sul veicolo organizzato  per supportare il settore bancario italiano.
In uno stringato comunicato stampa, l’SGR incaricata di gestirlo,  Quaestio (Fondazione Cariplo 37,65%, Locke Srl 22%, Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti 18%, Direzione Generale Opere Don Bosco 15,6% e Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì 6,75%) ha annunciato il lancio del fondo Atlante, finanziato da un buon numero di Banche, Assicurazioni,  Fondazioni, con la partecipazione di CDP. Le finalità sono di assicurare il successo degli aumenti di capitale  in arrivo,  e sottoscrivere le tranche junior delle  cartolarizzazioni di non performing loans, agevolando lo  sgravio dei bilanci bancari. Le numerose indiscrezioni comparse  indicano un ammontare di 6 bln, di cui la meta dalle banche (1 bln a testa Intesa Sanpaolo e Unicredit e 1 il rwsto del  settore) e il resto  diviso tra assicurazioni, fondazioni CDP e SGA. La partecipazione di CDP si ferma ad un livello tale  da non compromettere, agli occhi dell’ EU, la  natura privata del fondo.
A ciò si aggiunge l’impegno del governo a riformare la  legge,  per  snellire l’iter di escussione delle garanzie dei loans, portandole più vicine alla media europea (2/3 anni contro gli 8 della media italiana).
Una sorta di mutualizzazione delle pendenze di alcuni istituti.

Le news sono state accolte bene dai mercati, con il settore bancario italiano inizialmente in forte denaro, ed un buon impatto sull indice Eurostoxx banks.
Successivamente,  hanno fatto la loro comparsa le  prime prese di beneficio selettive, prese di beneficio che sono diventate torrenziali, quando ha iniziato a circolare la bozza del  documento riservato relativo  all’istituzione del fondo Atlante.
Il documento non ha modificato in maniera significativa il messaggio circolato  in mattinata. Ammesso che il  turn around del  mercato  sia da attribuire effettivamente alla comparsa di questa bozza, mi pare che gli aspetti che hanno impattato sulla percezione degli investitori siano i seguenti:
** vi  è  contenuta la  ripetuta ammissione  che gli aumenti di capitale delle banche venete sarebbero andati deserti (…. molto  probabile che una quota rilevante degli  € 2.5 mld annunciati complessivamente dalle 2 banche venete non venga sottoscritta…).  Si trattava di un segreto di Pulcinella,  ma  diverso è  trovarlo  scritto  in una comunicazione ufficiale.
** Vi è l’indicazione che la, prima trance dei fondi raccolti (3 bln) è dedicata ai predetti aumenti, e l’eventuale  incremento di AUM in fasi successive (sic!) verra raccolto a fronte  di disponibilità di opportunità di investimento e possibilità  di  attrarre nuovi investitori.

E’ evidente che la  capienza del fondo,  già non esaltante in partenza, è sembrata ancora più  inadatta al compito.  Particolarmente penalizzate le  principali contribuenti al veicolo (Intesa Sanpaolo e Unicredito) a causa  di quel  che gli anglosassoni chiamano “throwing good money after bad” (gettare denaro buono dietro a cause perse).

Gli indici europei, affossati dal  settore bancario italiano, sembravano indirizzati verso una chiusura mesta,  quando, grazie all’ ennesima indiscrezione di un accordo tra russi e Sauditi per un freeze al  meeting di Doha, il  petrolio ha accelerato  ulteriormente, giungendo a segnare i massimi da novembre.
La forza dell’oil ed uno yen in ulteriore indebolimento hanno bilanciato  la correzione sulle banche, permettendo agli indici europei di chiudere in positivo. In lieve recupero il $,  mentre i rendimenti sono saliti sui principali mercati obbligazionari, per il  secondo giorno a fila.

Personalmente, ritengo che i dettagli mancanti e le  parti in movimento di questo piano siano ancora troppi per definirne l’efficacia. Ciò detto, provo a fare alcune considerazioni personali.

Il profilo dello schema mi ha un po’ deluso. Le caratteristiche di alcune scelte e l’indeterminatezza di alcuni dettagli denunciano l’urgenza con cui è stato  predisposto,  e  la  size, dimensionata su misura per gli impegni di breve, mostra le evidenti limitazioni di budget a cui è sottoposto.
Ciò detto, non mi sembra sussistano minimamente gli elementi per decretarne il fallimento a priori.

Il fine dichiarato di Atlante (e della normativa sul fallimento che sperabilmente lo  accompagnerà) è di “..eliminare l’elevato sconto al quale il mercato valuta le istituzioni finanziarie italiane..” assicurando il  successo degli  aumenti di capitale  e risolvendo il problema del deconsolidamento delle sofferenze dai bilanci bancari.

Vale la  pena di ricordare la genesi del problema (ho  arrotondato i numeri per esigenze di esemplificazione).
Esiste un gap  tra il livello medio di copertura delle  sofferenze bancarie sui bilanci delle banche italiane (60% circa) e la  valutazione che delle  stesse da  il mercato (meno del  20% al momento). La  presenza di questo gap (40% scoperto – 20% valutazione = 20% )
1) scava, in alcuni istituti più fragili, un deficit di capitale che va coperto.
2) porta l’intero settore a quotare in media una frazione molto bassa del book value

La  copertura  degli  aumenti di capitale risulta  difficoltosa, perchè impone in alcuni casi una valutazione superiore a quella  di mercato (i sottoscrittori pagherebbero la banca più  della valutazione media del settore bancario italiano). In generale la  raccolta di capitale risulta  un impresa per  l’intero settore.

Il nocciolo della questione mi pare, più  che soccorrere questo o  quell’istituto,  trovare il modo di coprire questo gap, stabilizzando la  richiesta di nuovo capitale del  settore e facendone crescere la valutazione. In questo senso mi pare cruciale,  come e più della dimensione del fondo, l’intervento normativo sull’iter di escussione delle garanzie, che è  in grado  di aumentare di parecchio il  valore dei non performing  loans.

Chiarito questo, mi pare che il  successo o  il fallimento di quest’iniziativa si giochi sul valore che il mercato darà di questi NPL, una volta messo in conto
a) lo snellimento della procedura  di escussione (la palla è a Renzi)
b) l’impatto  della Garanzia statale sulle cartolarizzazioni (GACS), ovvero  il costo  di finanziamento dei NPL
c) la  circostanza  che c’è un veicolo in grado di acquistare le tranche junior (almeno una parte di esse)

Se queste circostanze riusciranno a far salire la  valutazione dei NPL  su livelli sufficienti a ridurre significativamente il gap,  allora la funzione di “backstop” del veicolo sarà  efficace, ed  è possibile che le  sue risorse non vengano interamente spese,  perchè, per  effetto della salita  delle valutazioni, le  shortfall di capitale  si  ridurranno, e compariranno investitori interessati a coprirle.
Viceversa, il veicolo farà la  fine della SMP, ovvero sarà  insufficiente a contenere le pressioni in vendita, e vedrà le  sue risorse esaurirsi senza aver assolto  il compito.

Si tratta di una valutazione per la  quale occorrono molti più  dettagli (a cominciare da quelli giuridici) e un po’ di tempo.
Personalmente, non sono così pessimista. Ancher perchè la bozza può  subire modifiche ed eventualmente attirare risorse maggiori, una volta che la  situazione si chiarisce.
Vedremo.